Il ricordo

La lettera della compagna: «Grazie Gio per avermi insegnato il valore della vita»

Una lettera da leggere tutta d’un fiato quella scritta da Erica Scalzi, la compagna di Giovanni Cosco, di Vercurago, autore della donazione al reparto Terapia del dolore dell’Asst di Lecco.

La lettera della compagna: «Grazie Gio per avermi insegnato il valore della vita»
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Una lettera da leggere tutta d’un fiato quella scritta da Erica Scalzi, la compagna di Giovanni Cosco, di Vercurago, autore della donazione al reparto Terapia del dolore dell’Asst di Lecco. La riportiamo integralmente:

Erica Scalzi, la compagna di Giovanni Cosco

Giovanni aveva una vita come tante, fatta di lavoro, qualche sacrificio, le passioni da vivere nel tempo libero e il desiderio di creare quel pezzettino di vita tutto suo, con una casa, una famiglia che lo aspetti quando rientra stanco la sera, senza troppe pretese ma che sono un dono prezioso, che fanno sentire parte di un disegno fatto con le proprie mani di cui essere orgogliosi. Quel sogno si distrugge in un'anonima domenica di luglio, il 24 luglio del 2011, quando durante un giro sulla sua amatissima moto rimane vittima di un incidente che lo avrebbe reso tetraplegico, inchiodato per sempre su una carrozzina.

La vita viene stravolta nel giro di poche ore. Dopo giorni col fiato sospeso e con la vita appesa a un filo arriva l'esito: vivo ma paralizzato fino al collo. Un anno di ospedale per tamponare le ferite più gravi e poi il rientro a casa. Chi conosce veramente la quotidianità di una persona che deve essere assistita 24 ore su 24? Le difficoltà sono tantissime, è difficile persino andare in un bar a bere un caffe. Fare una doccia e sbarbarsi sembrano imprese titaniche. Giorno dopo giorno, finché non arriva il momento in cui si deve prendere una decisione, quella di lottare, lottare per avere una vita migliore, perché ne abbiamo una sola, e va vissuta con passione, per quanto siano dure le prove da superare. Giovanni col tempo e grazie a tanto lavoro riesce a recuperare l'uso del braccio e della mano sinistra, impara a scrivere, a mangiare, a gestire con un po' di autonomia piccole mansioni, poi, la vittoria più grande: prende la patente e ricomincia a guidare. Giovanni è un lottatore, uno tosto, uno che non molla mai.

Nel corso degli anni non sono mancati gli spaventi, le emorragie cerebrali, le infezioni, chi più ne ha più ne metta. I ricoveri sono stati tanti, ha conosciuto tante tragiche realtà, ha toccato con mano la sofferenza degli altri, i visi stanchi di chi lotta da una vita contro la malattia, gli occhi spalancati dei bimbi ricoverati che ammiravano la sua futuristica carrozzina elettrica dimenticandosi per un attimo della terapia appena infusa nelle loro vene. Sono scenari che non si dimenticano. Fortunatamente nelle tante "gite" negli ospedali non sono mancati gli incontri che gli sono entrati nel cuore, tra questi quello con il dottor Paolo Maniglia che dirige il reparto della terapia del dolore presso l'Ospedale Manzoni di Lecco.
II dolore... compagno di viaggio instancabile di Giovanni, talmente presente e profondo da condizionare negativamente tante giornate. La lotta è quotidiana, la ricerca di un miglioramento è continua. Nonostante fosse spesso annientato dal dolore, non ha mai perso la speranza di trovare il rimedio giusto e grazie al cielo qualche attimo di sollievo gli è stato donato. 23 febbraio 2023: Giovanni non sta bene, qualcosa non va, stavolta è diverso, poche parole, un bacio e chiude gli occhi. 25 febbraio 2023 Gio non c'è più. Il gladiatore ha deposto la sua splendida armatura. Si impara tanto da una storia come la sua, si impara ad amare, a tendere la mano, a buttarsi anche quando si ha paura, ad ascoltare, a sorridere e a non arrendersi mai, "mai mollare" come diceva lui.

Le persone come Giovanni sono quelle che in silenzio ci insegnano i valori più profondi, sono quelle che, senza tanti riflettori puntati, lasciano il segno. Aveva sempre questa voglia di fare qualcosa per gli altri, lo faceva sentire vivo, mettersi a disposizione nel limite delle sue possibilità per sostenere chi è in difficoltà. Una lezione di vita esemplare pagata con la vita stessa. Chapeau grande guerriero. Ma la sua battaglia non può fermarsi qui, il suo esempio non può e non deve essere dimenticato. La sua voglia di vivere deve essere trasmessa in modo tangibile, per questo motivo è nata l'esigenza di tendere la mano per poter dare la possibilità di chiedere aiuto e per dare aiuto.

Grazie al dottor Paolo Maniglia si è aperto un varco importante che potrà permettere a chi, come é stato per Giovanni, ha bisogno di trovare supporto e sollievo, ai bambini che portano un peso che i lori corpi non dovrebbero portare, alle loro famiglie che ingoiano ogni giorno il sapore amaro del sentirsi impotenti, a tutte quelle persone che hanno il diritto di vivere una vita "normale”. Grazie al Dottor Maniglia che ha permesso di concretizzare questo desiderio. Grazie Gio per avermi insegnato il valore della vita.

Erica Scalzi

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