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Insegnante fugge dalla guerra in Ucraina ma da Lecco continua a tenere lezioni di inglese ai suoi studenti

Giulia Stefanguk, 25 anni, ha raggiunto il marito Vassiliy in città

Insegnante fugge dalla guerra in Ucraina  ma da Lecco continua a tenere lezioni di inglese ai suoi studenti
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Una fuga dalla guerra in Ucraina per raggiungere il marito, Vassiliy Stefanguk, 30 anni, qui a Lecco. Ma lei, Giulia , 25 anni, insegnate di inglese nella scuola elementare di Khmelnytskyi (città nella regione della Podoliache, si trova a metà strada tra Kiev e Leopoli) ha continuato a impartire lezioni online ai suoi studenti. Un modo per star loro vicina e per regalare loro dei momenti di normalità in una situazione devastante dove non ci sono più certezze. La coppia è cittadina del mondo, come tanti ragazzi della loro generazione. Lui ha una laurea in Giurisprudenza e parla italiano, russo, inglese e tedesco, lei ha una laurea in Letteratura europea e un master in Inglese. Sono sposati da due anni e non appena giunta in Italia, Giulia si è iscritta ai corsi di italiano del Cpia (Centro provinciale istruzione adulti) e sta frequentando le lezioni al Parini.

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Insegnante fugge dalla guerra in Ucraina ma da Lecco continua a tenere lezioni di inglese ai suoi studenti

«Io vivo in Italia da sette anni perché qui c’è mia madre - racconta Vassiliy - Prima della guerra avevamo dei progetti: io avrei dovuto tornare in Ucraina e trovare lavoro come avvocato. Giulia invece ha trovato un’occupazione come insegnante. Il nostro sogno si è infranto il 24 febbraio quando il nostro Paese è stato invaso dalle truppe russe. I carri armati sono sempre stati al confine, ma nessuno di noi immaginava che saremmo stati invasi, consideravamo i russi amici. Molti ucraini hanno origini russe e abbiamo sempre vissuto in pace con tutti». Vassiliy ha fatto di tutto per far giungere la moglie in Italia e fino a quando non è riuscito a riabbracciarla ha vissuto ore di grande angoscia. Il 3 marzo è partito alla volta di Cracovia (in Polonia) in aereo, con un amico italiano.

«Io sono arrivata al confine con un autobus - spiega Giulia - e non ho avuto difficoltà ad attraversare la frontiera. Per il momento la mia città non ha subito danni, anche se le bombe sono cadute a 25 chilometri da noi perché lì c’è un piccolo aeroporto senza importanza e una centrale nucleare. A Khmelnytskyi sono rimaste mia madre e mia nonna e in Ucraina ci sono tutti i nostri famigliari».

Giunta in Italia, Giulia non ha perso tempo

Si è rimboccata le maniche per imparare la nostra lingua e ha continuato a tenere le lezioni di inglese per i suoi bambini. «Da quattro anni a questa parte in Ucraina c’è stata una importante riforma del sistema scolastico che ha previsto più ore di inglese. Una riforma che ha coinvolto soprattutto le docenti più giovani della scuola. Io ho 11 classi e insegno ai bambini dai 6 agli 11 anni. Molti dei miei studenti hanno lasciato la città, qualcuno si è recato all’estero con la madre, gli uomini dai 18 ai 60 anni non possono lasciare il Paese perché vige la legge marziale. Ma la maggior parte di loro è rimasto in Ucraina, molti si sono rifugiati a casa di parenti nelle zone di campagna, che sono più sicure. Per me continuare a fare lezione è un modo per essere presente. Avevamo già sperimentato la didattica a distanza durante la pandemia. Ora stiamo continuando a praticarla in tempo di guerra. D’altra parte la scuola elementare, che si trova davanti a casa mia, è stata chiusa. Vengono utilizzati solo gli scantinati come rifugio quando suonano le sirene antiaereo. La mia famiglia vive al nono piano di un palazzo, una posizione molto esposta».

Giulia a Lecco è arrivata il 5 marzo e come dicevamo si è subito attivata per continuare le sue lezioni

«Inizialmente mi collegavo in diretta tutti i giorni. La scorsa settimana ho iniziato ad alzarmi alle sei del mattino per registrare le lezioni, da una parte per consentire ai miei alunni di seguire l’ora di inglese quando possono, dall’altra perché a metà mattina ho i corsi di italiano. Da questa settimana però intendo organizzarmi per tenere i corsi in entrambe le modalità».
Ma quali sono le vostre speranze e i vostri progetti per il futuro?
«Non possiamo dire nulla - risponde Vassiliy - Avevamo dei piani che la guerra ha cancellato. Non possiamo decidere perché oggi non sappiamo quanto tempo durerà. Si vive alla giornata. Ma abbiamo nel cuore una grande angoscia perché in Ucraina abbiamo parenti, amici, conoscenti e abbiamo paura che possa accader loro qualcosa».

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