La voce dal fronte

Guerra in Ucraina, la testimonianza di Marco Gallipoli ospite di Azione

“Serve conoscere per capire. La libertà ucraina ha radici profonde”.

Guerra in Ucraina, la testimonianza di Marco Gallipoli ospite di Azione
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Testimonianze dalla guerra in Ucraina al centro dell'incontro del direttivo provinciale, martedì sera a Cernusco Lombardone, con l’intervento di Marco Gallipoli. Un confronto intenso, durante il quale le parole dell'ospite di Azione Lecco hanno portato tutto il peso del conflitto.

Azione ascolta la voce di chi ha vissuto la guerra: la testimonianza di Marco Gallipoli

Martedì sera, a Cernusco Lombardone, in occasione della Giornata mondiale dei profughi, il direttivo provinciale di Azione ha scelto di dare spazio a una voce dal fronte ucraino.

L’incontro è stato introdotto da Basilio Pugliese, responsabile comunicazione del partito: “Abbiamo voluto offrire uno sguardo diretto sulla realtà ucraina, attraverso la testimonianza intensa e autentica di Marco Gallipoli. Un racconto che va oltre la narrazione mediatica e ci restituisce il vissuto di chi il conflitto lo affronta ogni giorno”.

Voce e tensione si sono intrecciate per tutta la durata dell’incontro, in un racconto che ha saputo tenere insieme analisi storica, riflessione politica e dimensione personale.

Gallipoli ha aperto il suo intervento con una precisazione culturale: “Già le lingue, ucraino e russo, pur appartenendo allo stesso ceppo slavo, sono profondamente diverse: è il segno di due identità ben distinte, nonostante le rivendicazioni russe”. Ha quindi respinto con decisione la narrazione del Cremlino che accusa l’Ucraina di nazismo: “Gli ucraini sono nazionalisti, sì, ma nel senso più genuino del termine: profondamente legati alla propria terra, orgogliosi di una libertà che affonda le radici nelle prime tribù nomadi insediate in quella regione, libertà che nei secoli è stata spesso soffocata da dominazioni straniere”.

Gallipoli ha raccontato anche il proprio vissuto personale. All’indomani dell’invasione, ha ammesso di aver pensato di arruolarsi: “È stata mia moglie a farmi riflettere. Mi ha fatto capire che sarei stato più utile coordinando aiuti”. Lei stessa ha iniziato a cucire tende e a preparare materiali per il fronte. “Bisogna vivere lì per capire davvero cosa significa. La guerra ti entra nella quotidianità, ma la popolazione, nonostante tutto, continua a dimostrare un’incredibile dignità e un forte senso del dovere. Tutti si sentono parte attiva, e in molti aspetti, paradossalmente, la qualità della vita – per certi servizi – è persino migliore che in Italia”.

Sul piano geopolitico, Gallipoli ha affrontato il tema dell’adesione dell’Ucraina alla NATO: “Molti pensano che sia una provocazione verso la Russia, ma se Mosca non fosse prigioniera della sua visione imperialista, non dovrebbe percepire la NATO come una minaccia. La storia russa è sempre stata una storia di espansione”. Ha poi criticato con forza l’idea che esistano “zone grigie” sacrificabili: “Non è normale che da un giorno all’altro un invasore spezzi legami, affetti, famiglie. Non è normale che tu non possa più vedere i tuoi cari solo perché sono rimasti dall’altra parte di un confine imposto con la forza”.

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Marco Gallipoli

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Marco Gallipoli

Secondo Gallipoli, il conflitto avrebbe potuto essere risolto in tempi brevi, ma anche l’Occidente porta delle responsabilità: “Fa comodo mantenere il mondo diviso in due blocchi, USA e Russia. Un giorno diremo che Putin è stato un pazzo, forse come Trump, ma nel frattempo entrambi, a modo loro, stanno ricreando quelle polarizzazioni che nel dopoguerra hanno garantito un equilibrio solo apparente”.

Sul fronte degli aiuti militari, Gallipoli ha denunciato l’ipocrisia di molti governi occidentali: “Nulla è stato regalato. I Paesi che hanno inviato armi all’Ucraina lo hanno fatto svuotando i propri depositi da mezzi ormai obsoleti, per poi poter speculare sul riarmo. L’Ucraina ha sviluppato una propria industria bellica, oggi efficiente, ma ancora insufficiente per sostenere a lungo un conflitto di questa portata”.

A proposito di scenari futuri, Gallipoli ha indicato una possibile svolta simbolica: “La speranza è in un atto forte, come l’abbattimento del ponte di Crimea. Qualcosa che possa scuotere l’opinione pubblica russa, dove pure esiste un’opposizione reale, sebbene oscurata dalla propaganda. Le famiglie russe stanno pagando un prezzo altissimo in termini di vite, e l’economia è davvero messa in ginocchio dalle sanzioni. La Crimea è un nodo strategico: nel Mar Nero c’è il gas. Se Putin perdesse la Crimea, sarebbe la fine della sua visione imperiale”.

Infine, un appello alla cultura: Gallipoli ha sottolineato quanto sia importante far conoscere l’identità artistica e storica dell’Ucraina, spesso dimenticata. Ha proposto iniziative culturali sul territorio, che Azione si è detta pronta a sostenere: “Raccontare un popolo non significa solo parlare di guerra, ma valorizzare la sua arte, la sua storia, le sue tradizioni. È da lì che passa anche la resistenza”.

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