Giulio Facchi in lizza per la presidenza del Parco: "Il verde va tutelato"
Ha un passato nei Verdi, è stato assessore provinciale a Milano e subcommissario straordinario per i rifiuti a Napoli
Un nome inaspettato, che gli addetti ai lavori ben conoscono ma che per la maggioranza dei sindaci seduti attorno al tavolo della sala della Comunità del Parco è una novità, quello di Giulio Facchi, il candidato alternativo proposto nei giorni scorsi dal centrosinistra dopo la fumata nera che ha visto sfumare l’elezione a presidente del coordinatore delle Gev Giovanni Zardoni.
La sfida è tra Giovanni Zardoni e Giulio Facchi
Toccherà a Facchi, un passato come assessore provinciale a Milano e come subcommissario straordinario per i rifiuti a Napoli ai tempi di Antonio Bassolino (che ha avuto come conseguenza un lungo processo con accuse infamanti, dalle quali dopo anni di processi è stato pienamente assolto) tentare l’impossibile. O forse no, visto che pare che il centrosinistra sia al lavoro per trovare anche altri nomi da mettere sul tavolo, compreso quello insospettabile dell’ex leghista Andrea Robbiani.
Il rinvio della votazione è stato proposto dai sindaci che sostenevano Molgora ai colleghi di centrodestra alle 19.52, con la seduta convocata alle 21. La sua conferma è arrivata solo in quel momento?
«No, la mia conferma di disponibilità era molto fresca, ma non così tanto (ride, ndr). All’inizio, quando mi è stata fatta la proposta, non ero convinto, poi ci ho ragionato, mi sono confrontato anche con mio figlio e ho deciso di dare la mia disponibilità. Non nego che mi abbia dato soddisfazione il fatto che si sia pensato a me».
Cosa le ha fatto cambiare idea?
«E’ tanto che mi manca un impegno del genere e mi fa piacere pensare di fare una full immersion per conoscere il Parco e i suoi meccanismi; non mi spaventa fare qualcosa che non ho mai fatto. Penso di potermi giocare questa possibilità e di poter rappresentare un’opportunità per il territorio. La mia esperienza fa di me una risorsa».
Lei viene da fuori, che conoscenza ha del Parco?
«Abito a Merate da sette anni e ho iniziato a conoscere il Parco e i suoi sentieri grazie a mio figlio che con i bambini lo frequenta spesso, soprattutto la zona di Bagaggera. Ovviamente l’altro candidato, che so avere un’esperienza trentennale nelle Gev, conosce il territorio meglio di me, ma anche io ho delle competenze da apportare».
Per esempio?
«Ho una storia coerente per quanto riguarda il mio impegno in ambito ambientale. Sono stato consigliere a Cologno Monzese, il mio paese, sono stato assessore all'Ambiente della Provincia di Milano quando nacque il Parco Sud e successivamente anche subcommissario per i rifiuti a Napoli. Nel 2001 ho rappresentato l’Italia alla Conferenza Mondiale sul Clima in Argentina. Sono anche tra i fondatori del Movimento Ecologista di Massimo Scalia. Per anni ho lavorato con il Ministero dell’Ambiente e sono stato membro del primo Consiglio di Amministrazione di Arpa Lombardia su indicazione di Roberto Formigoni. Mi sono guadagnato una certa esperienza e adesso vorrei metterla a disposizione per continuare il percorso che ha iniziato Marco Molgora».
Facchi: "Il Parco va tutelato"
Il suo programma per il Parco è in continuità con quello dell’ex presidente Molgora?
«Io e Marco abbiamo entrambi un passato nei Verdi lombardi e condividiamo la stessa sensibilità. Lui ha dato molto nei suoi cinque anni di presidenza e vorrei garantire continuità. La natura del Parco è per forza di cose vincolistica e se così non fosse stato in questi anni i Parchi, non solo quello di Montevecchia, non sarebbero quello che sono ora».
Concorda con Molgora anche sulla questione del fotovoltaico?
«Da anni sono attivo su questo tema e ho partecipato di recente con il Movimento Ecologista alla Giornata Ecologica in memoria di Scalia con politici come Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni sul tema dell’energia e del nucleare. Credo nel fotovoltaico, ma come Molgora ha sempre saggiamente sostenuto è primaria la tutela dell’equilibrio del Parco, quindi sì allo sviluppo ma no ai grandi campi agrivoltaici. L’ambiente è un valore, non un’ideologia».
In cosa il suo programma differisce da quello dell’altro candidato?
«Del suo so poco, ma mi sembra molto concentrato sul quotidiano, che è certamente importante ma servono anche progetti di più ampio respiro. Credo sia importante lavorare sui cambiamenti. Quando ero consigliere a Cologno Monzese avevamo introdotto la raccolta differenziata e un giorno non riuscii a uscire di casa perché con tutti i bidoncini mi avevano bloccato il cancello: sui temi ambientali bisogna lavorare giorno per giorno, la gente deve avere tempo di abituarsi, bisogna spiegare il perché dei divieti e delle regole, poi così tutti si rendono conto che è meglio cambiare».
La sua sarebbe dovuta essere una candidatura per unire i sindaci, non ha paura che la vicinanza alle posizioni del centrosinistra possa penalizzarla?
«Non ho nessuna tessera di partito e non penso che il mio interesse per l’ambiente basti a caratterizzarmi come persona di sinistra. Non mi interessa fomentare lo scontro politico, anche perché ho 70 anni e non mi interessa fare carriera in questo senso, ho già fatto quello che dovevo. Non mi batto contro altri, saranno i sindaci a scegliere in base ai programmi e spero di poter avere il supporto sia di quelli di centrosinistra che di centrodestra. Quando ero a Napoli ho avuto a che fare con oltre 300 sindaci, quindi ho imparato a superare ogni divisione politica».
Cosa si aspetta?
«Nella mia vita ho avute tante gioie e tante disgrazie, ma ho voglia di mettermi in gioco e vedere come andrà. Se non dovessi essere io la scelta dei sindaci sicuramente non la prenderei come una sconfitta umana».
Gloria Fendoni