L'intervista

Don Davide Milani arriva a Cernusco: «Voglio continuare la vita di Parrocchia»

L'ormai ex prevosto di Lecco si stabilirà nei weekend in un appartamento messo a disposizione per lui all’oratorio San Luigi, dove darà una mano con la celebrazione delle messe

Don Davide Milani arriva a Cernusco: «Voglio continuare la vita di Parrocchia»
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«Non andare dove il sentiero ti può portare; vai invece dove il sentiero non c’è ancora e lascia dietro di te una traccia», scriveva il filosofo americano Ralph Waldo Emerson. E don Davide Milani, 56 anni, prevosto di Lecco da sei, intervistato da Prima Lecco, con il suo «obbedisco» sta per intraprendere un nuovo viaggio a Roma e più probabilmente nel mondo dove, per la Chiesa, si occuperà di cultura e di educazione accanto al cardinale José Tolentino de Mendonça.

Ma dietro di sé lascia una traccia potente, fatta di fede vissuta sul campo e di tante iniziative (il Capolavoro per Lecco e il Lecco Film Fest sono solo alcune) e sogni realizzati come il nuovo oratorio, pronto per fine anno, e il Nuovo Cinema Aquilone.

Dal territorio in cui è cresciuto, però, si allontanerà soltanto durante la settimana, poiché dal lunedì al venerdì sarà a Roma, ma nel weekend tornerà a Cernusco, in un appartamento messo a disposizione per lui all’oratorio San Luigi, dove darà una mano con la celebrazione delle messe, una location non troppo lontana dalla sua Valgreghentino.

Don Davide Milani lascia Lecco

Don Davide Milani lascerà la città domani, domenica 1 settembre 2024.  I lecchesi lo saluteranno ufficialmente il 22 settembre durante la funzione delle 10 che sarà celebrata nella Basilica di San Nicolò, alla quale seguirà un aperitivo aperto a tutti sul sagrato.

Parliamo dei suoi anni in città: riesce a tracciare un bilancio di quanto ha fatto? Cosa le è piaciuto di più di Lecco e della sua comunità?

«Tirare le somme di sei anni di attività a Lecco non è possibile. Ma mi preme dire che è stata un’esperienza per me molto arricchente perché ho trovato una comunità pronta a raccogliere la sfida, intrapresa insieme, della fede vissuta dentro la città e non soltanto in chiesa; quindi una fede che sa interpellare tutta la vita e va oltre il momento importantissimo della celebrazione. La cosa che mi è piaciuta di più è stata proprio questa. Le varie iniziative culturali che sono state proposte - e che continueranno - hanno avuto e hanno questo scopo. Non si è trattato certo di uno sfoggio di cultura, conoscenze e amicizie, ma di proporre una sede che sta dentro la vita. La disponibilità e la generosità a vivere questa apertura è la cosa che mi ha colpito di più. Tutto questo poi si è trasformato in opere, incontri, edificazioni, costruzioni. Lo stesso progetto del nuovo oratorio è stato concepito sull’idea di apertura».

Don Davide Milani con l'ex sindaco di Lecco Virginio Brivio

Don Milani, lei Lascia una comunità che le vuole bene...

«In questi giorni sto ricevendo grandi attestati di amicizia, stima e generosità da parte dei lecchesi che rendono ancora più difficile il distacco. Sono sentimenti nati all’interno della mia vita da prete: i funerali, le messe, i matrimoni, i battesimi, la benedizione delle case, gli incontri per strada, la disponibilità a vivere azioni di volontariato e questo per me è notevole».

Lei ha costruito tanto. C’è qualcosa di cui va particolarmente fiero?

«L’oratorio è pressoché finito e guardando l’ultimo aggiornamento sarà pronto per essere aperto entro la fine dell’anno e sarà poi inaugurato a inizio 2025».

C’è qualche progetto che avrebbe voluto realizzare ma non c’è stato il tempo?

«Progetti no, ma avrei voluto vivere il nuovo oratorio, che è un luogo di comunità per tutti. In questi anni ho sognato tante cose e avevo in mente tanti progetti per utilizzare al meglio tutti i suoi spazi. Non parlo di iniziative concrete, non hanno un nome ma ci sono locali dove fare incontri con le famiglie sulla Parola e dove inserire altre esperienze giovanili. Siccome però è un progetto condiviso con tutta la comunità dell’oratorio, con don Marco e con il Consiglio pastorale, andrà avanti e troverà nuovi affetti. La bellezza è questa: cambiano i preti ma i progetti si evolvono e crescono».

 

A Roma cosa farà? Come cambierà la sua vita?

«La mia vita passa da una forte pastorale diretta, in mezzo alla gente a un servizio alla Chiesa come istituzione. Mi occuperò di coniugare cultura ed educazione nei linguaggi della fede per la Chiesa in tutto il mondo, non più solo per una città e per un territorio. Ciò a stretto contatto con quello che è il ministro della cultura del Vaticano, ovvero il cardinale José Tolentino de Mendonça che mi ha voluto come suo collaboratore per questo progetto. Insomma, quello che è stato fatto a Lecco è stato visto come un progetto da riproporre su scala mondiale».

Quindi viaggerà anche all’estero?

«Credo di sì, ma al momento non lo so ancora».

E’ dunque una prospettiva entusiasmante, anche se la sua vita cambierà parecchio...

«Sì, sicuramente. Ma se fosse dipeso da me sarei rimasto a Lecco. Si tratta certamente di un incarico prestigioso e ringrazio il Cardinale per la fiducia che mi ha dato. Ma avevo immaginato per me un altro orizzonte: quello della parrocchia e del progetto che ho vissuto insieme a Lecco».

Ha già in mente qualche iniziativa da mettere in campo a Roma?

«Per ora devo studiare e capire come muovermi. I primi mesi saranno dedicati alla riflessione, alla conoscenza e alla progettazione di questa realtà così vasta. Il lavoro sarà quello di tenere insieme l’educazione e la cultura nella vita della Chiesa intera, coordinando le 1700 università cattoliche, dialogando con le chiese locali, cercando di mettere in campo esperienze e facendole conoscere, proponendo iniziative emblematiche come il padiglione alla Biennale Arte dentro il carcere della Giudecca che in questo anno abbiamo realizzato; qualche collaborazione l’ho già fatta insomma. Poi ci saranno le iniziative da pensare per il Giubileo 2025».

Don Davide, tornerà a Lecco in occasione del prossimo Film Fest?

«Non lo so, vedremo. A Lecco ci sarà un parroco nuovo e dovrà essere lui a tenere le redini della comunità. E’ giusto favorire il passaggio di consegne e fare in modo che il volto della comunità cristiana dipenda adesso da don Bartolo Uberti. Senza creare confusione».

Ovviamente lei avrà già incontrato don Bartlolo...

«Naturalmente. Lo conosco molto bene, siamo amici. Sono contento che l’arcivescovo abbia scelto lui perché è una persona valida, competente e preparata. Don Bartolo ama il linguaggio della cultura e lo ha usato nella sua esperienza pastorale. Quindi mi è sembrata, da parte di monsignor Mario Delpini, una scelta all’insegna della continuità».

C’è un saluto particolare che vuole fare ai lecchesi in vista della sua prossima partenza?

«Ai lecchesi voglio dire il mio più profondo grazie per la grande stima, forse per alcuni aspetti immeritata. Ho ricevuto veramente tanto in termini di disponibilità, lavoro, entusiasmo messo nei vari progetti... Mi vengono attribuiti tanti meriti, ma vorrei ricordare che da solo non sarei arrivato da nessuna parte».

La comunità la saluterà ufficialmente don Davide  il 22 settembre

«Sì, sono previsti diversi appuntamenti di saluto, che non sto organizzando io, che culmineranno il 22 settembre con la Messa in basilica alle 10 dove mi piacerebbe molto poter salutare tutti e abbracciarli idealmente».

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