In piazza XX settembre

Dietro le quinte del podcast "Indagini" con Stefano Nazzi, ospite al Lecco Film Fest

Come nasce il podcast fenomeno del momento? Ce lo racconta il suo ideatore. "Il trucco del successo? Evitare la spettacolarizzazione"

Dietro le quinte del podcast "Indagini" con Stefano Nazzi, ospite al Lecco Film Fest
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In poco più di un anno è diventato uno dei podcast più ascoltati, un vero e proprio fenomeno di costume in grado di avvicinare alla cronaca nera tanto gli addetti ai lavori e gli appassionati di true crime quanto i neofiti del genere. "Indagini", il podcast de "Il Post" scritto e raccontato dalla voce del giornalista Stefano Nazzi, ha conquistato tutti. A spiegare, al Lecco Film Fest, da dove è nata l'idea e quale sia il segreto del suo successo, ci penserà proprio chi a questo progetto, a tutti gli effetti giornalistico, ha prestato il volto e ancor più la voce.

Dietro le quinte di "Indagini" di Stefano Nazzi

La strage di Erba e l'uccisione del piccolo Samuele a Cogne, l'omicidio di Garlasco, il caso Melania Rea. E ancora, l'omicidio di Meredith Kercher a Perugia e quelli commessi dalle Bestie di Satana, la banda della Uno Bianca e l'uccisione di Simonetta Cesaroni in via Poma. Casi noti, notissimi, ma che il giornalista Stefano Nazzi, un passato a seguire la cronaca nera per il settimanale Gente, propone in modo del tutto nuovo. "L'idea nata all'interno della redazione del Post era quella di provare a raccontare la cronaca nera e la cronaca giudiziaria in maniera più sobria e più fredda rispetto a quanto avviene di solito, soprattutto in televisione. L'intento era quello di mettere in ordine i fatti e partire da lì per raccontare la cronaca in maniera meno emotiva, anche se poi di fatto le emozioni ci sono lo stesso" ha spiegato il giornalista, nato a Roma ma cresciuto a Milano, poche ore prima del suo intervento sul palco del Lecco Film Fest.

Ma come nasce il racconto di ogni caso, condiviso rigorosamente ogni primo del mese e suddiviso in due puntate? "Si parte dalla ricerca degli atti, dalle motivazioni inserite nella sentenza, si vanno a rivedere le testimonianze e gli interrogatori.  Si rimettono insieme le cose, senza partire da un'idea precostituita di come siano andate - prosegue il giornalista - Io ho fatto il cronista, prima di diventare caporedattore e vicedirettore a Gente, e sono stato di persona su alcuni fatti di cronaca come la strage di Erba e il delitto di Garlasco. Riprenderli in mano per Indagini a distanza di tempo mi ha permesso di mettere insieme tutti gli elementi".

La cronaca nera raccontata senza spettacolarizzazione

A decretare il successo di "Indagini" è proprio la mancanza di spettacolarizzazione, tratto distintivo delle ricostruzioni televisive: "Il nostro obiettivo era quello di tornare ad essere più distaccati e lasciare spazio ai fatti". Nel suo podcast Nazzi si concentra anche sul modo in cui "i media hanno influenzato le indagini", sottolineando la responsabilità di chi fa informazione. "Noi affrontiamo casi che dal punto di vista giudiziario sono chiusi, così da avere tutti gli elementi, mentre quando si raccontano dei fatti che sono ancora in corso di svolgimento si rischia di essere più emotivi. In televisione, meno sui giornali, si tende a dare risalto a determinati elementi, si tende a spettacolarizzare i fatti, al punto tale che le persone coinvolte diventano quasi personaggi di un film o di una serie tv - continua Nazzi - Non sono il primo a fare un podcast senza sensazionalismo, penso per esempio a Carlo Lucarelli. La differenza è nel pubblico a cui ci si rivolge: chi ascolta Indagini vuole sapere quello che è successo".

"Io mi chiamo Stefano Nazzi": un successo imprevedibile

"Io mi chiamo Stefano Nazzi e faccio il giornalista da tanti anni. Nel corso della mia carriera mi sono occupato di storie che nel tempo vi sono diventate familiari e altre che potreste non aver mai sentito nominare. Storie di cronaca, di cronaca nera, di cronaca giudiziaria". Un'intro ormai diventata uno slogan, un mantra che tutti gli ascoltatori di "Indagini" condividono sui social, alimentando un fenomeno che proprio grazie al passaparola e alla condivisione online ha raggiunto numeri esponenziali. "Non ci aspettavamo un successo del genere, nessuno di noi al Post avrebbe potuto prevederlo. Quando siamo partiti lo scorso anno sapevamo comunque che stavamo proponendo un podcast lungo, suddiviso in due puntate e con cadenza settimanale" sottolinea Nazzi, soddisfatto del successo inaspettato del suo lavoro e sempre pronto a prendere con ironia i meme e le richieste che gli arrivano, non ultima quella di Riccardo Cotumaccio, che nel talk live "Late night monk" gli ha addirittura chiesto di leggere un breve resoconto dell'uccisione di Giulio Cesare come se fosse un episodio di "Indagini". "Sono molto felice del successo che sta avendo il nostro podcast e prendo tutto ironicamente. Racconto delle storie di cronaca nera, ma è giusto anche ridimensionare tutto il fenomeno che si crea attorno alla mia figura" aggiunge.

Da "Indagini" a "Il volto del male"

Alcune storie raccontate in "Indagini", come quella delle Bestie di Satana e di "Ludwig", sono state riprese anche nel libro "Il volto del male", pubblicato da Mondadori, che ne racconta altre che non hanno trovato, almeno per ora, spazio nel podcast. "Qui lo strumento è diverso e quindi anche il modo di raccontare i casi - aggiunge Nazzi - Nel podcast, che prevede sempre una scrittura, il linguaggio è più vicino al parlato, con ripetizioni che aiutano l'ascoltatore a fare il punto. Inoltre, ci si concentra di più sull'iter processuale, mentre dal libro emergono più i personaggi e le loro storie".

Appuntamento oggi con il Lecco Film Fest

Di tutto questo e di molto altro parlerà oggi, venerdì 7 luglio, Stefano Nazzi al Lecco Film Fest, dove sarà ospite a partire dalle 19. Con lui in piazza XX Settembre ci sarà Francesca Milano, direttrice di Chora News, divisione giornalistica della podcast agency Chora Media.

Gloria Fendoni

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