Nuovi talenti

Dalla Brianza a X Factor: il rock degli "Speakeasy" per sognare

I quattro ragazzi hanno fatto faville al debutto sul palco del talent show: "Siamo partiti dalla strada, letteralmente"

Dalla Brianza a X Factor: il rock degli "Speakeasy" per sognare
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Un progetto nato quasi per scherzo, "davanti a una birra tra amici in un parcheggio", che invece ora si tra trasformando in un grande sogno.
E’ quello che stanno provando a cullare gli "Speakeasy", rock band made in Brianza che lo scorso giovedì ha fatto il proprio esordio sul palco di "X-Factor", il talent show musicale in onda su Sky.

Dalla Brianza a "X-Factor"

Un debutto con i fiocchi, visto che il gruppo non solo ha conquistato la benedizione di tutti e quattro i giudici ottenendo l’accesso alla seconda fase del programma, ma ha ricevuto anche uno straordinario consenso di pubblico e critica. Loro, intervistati dal Giornale di Vimercate e da Prima Monza, sono Paolo Maggiorotto, 28 anni di Velate (bassista), Giacomo Riva, 27 anni di Triuggio (batterista), Leonardo Bellani, 24 anni di Bulciago (chitarrista) e Rocco Tettamanzi, 26 anni di Renate (cantante) e la strada che li sta portando alla ribalta parte veramente da lontano.

E più precisamente da quel parcheggio, che in una notte come tante altre in Brianza, suggella la decisione di un gruppo di giovani che avevano deciso di fare sul serio solo qualche mese prima.

Dal parcheggio ai primi "ingaggi"

Paolo, Rocco e Leonardo incrociano le proprie strade ai tempi della scuola, attraverso le proverbiali amicizie in comune. Con loro anche un quarto compagno di avventure, che però poi deciderà di fare un passo indietro e lasciare la band con il passare del tempo. Come nella più classica delle storie di musica e adolescenza, le prime note vengono strimpellate all’interno di una cantina arrangiata alla bell e meglio. Nessuna ambizione particolare, ma più un passatempo. Però da cosa nasce cosa e arriva anche il primo "ingaggio".

"Quando abbiamo cominciato eravamo in mezzo a una strada, letteralmente, visto che avevamo il marciapiede da una parte e la strada dall’altra - raccontano divertiti - All’inizio eravamo in quattro: un cantante, due chitarre e un basso. Ma non avevamo il batterista e proprio in quel concerto, quasi per scherzo, abbiamo chiesto se ce ne fosse uno nel pubblico. Giacomo ha alzato la mano e lo abbiamo preso".

Nascono così gli «Speakeasy», che traggono il proprio nome dai locali segreti sorti negli Stati Uniti negli anni ‘20, all’epoca del Proibizionismo. I quattro ingranano e migliorano l’alchimia, dando e dandosi l’impressione di poter costruire qualcosa di interessante.

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