AMARA SCOPERTA

Crollato il "casotto di Pessina"

La scoperta rischia di mettere seriamente a rischio le celebrazioni per il 25 aprile, tradizionalmente organizzate proprio nei pressi della baita crollata.

Crollato il "casotto di Pessina"
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E' un vero e proprio pezzo di storia del paese ad essere crollato insieme al "casotto di Pessina", nei giorni scorsi rinvenuto da un agricoltore locale con il tetto e le pareti implose su se stesse. Tutte, tranne quella sulla quale è stata posta la lapide in memoria di Josè Martinz e Andrea Sance, prigionieri scappati dal campo di prigionia di Ponte San Pietro e fucilati il 10 ottobre 1943 dai fascisti proprio in quel luogo.

 

 

La storia del casotto di Pessina

Nel settembre 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, l’allora parroco di Giovenzana Don Riccardo Corti, con l’aiuto della popolazione locale, dette rifugio a sette prigionieri alleati fuggiti da un campo di concentramento di Ponte San Pietro e che attendevano il momento opportuno per varcare la frontiera della Svizzera. Il prevosto procurò loro un posto dove poter dormire: cinque furono ospitati in una casa rustica del paese, altri due nella baita, poco distante da Giovenzana sfamati dalla popolazione per un intero mese. Fino a quando, il 10 ottobre 1943, alle 4 del mattino, il piccolo paese e la baita venne circondato dalle truppe delle S.S. tedesche e della Guardia Nazionale Repubblicana che arrestarono il parroco e catturandolo, fucilandoli seduta stante i due spagnoli. I fascisti minacciarono poi di radere al suolo Giovenzana, colpevole di aver offerto rifugio e ristoro ai sette partigiani, ma il paese fu salvato dal sacrificio di don Riccardo che si offrì di essere deportato nei lager tedeschi come principale responsabile della protezione dei partigiani. In questo luogo, nella ricorrenza del 25 aprile, ogni anno si ricordano tali eventi, con la presenza delle autorità.

 

 

L'intervento del vicesindaco Ettore Anghileri

Una commemorazione che, quest’anno rischia di traslocare altrove: «Non sappiamo con precisione quando sia successo – ha spiegato il vicesindaco Ettore Anghileri – ma probabilmente il crollo è dovuto alle intemperie e al maltempo delle scorse settimane. L’area è stata transennata in attesa di metterla in sicurezza ma, essendo di proprietà della Curia è difficile prevedere cosa ne sarà. Personalmente ritengo che la soluzione migliore sia mettere in sicurezza la parete con la lapide alla memoria e ripulire l’area dalle macerie del tetto e delle pareti crollate. Per la sua valenza storica e affettiva, il crollo della cascina è una perdita importante per la comunità».

 

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