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Crisi e opportunità: prepariamoci a un mondo sempre più complesso

Al Politecnico l’incontro organizzato da Acinque: «Crisi e opportunità: instabilità geopolitica e nuove prospettive»

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Pandemia, guerra in Ucraina e crisi energetica stanno provocando grandi cambiamenti. Dove sta andando il nostro mondo? Cosa dobbiamo aspettarci? E quali soluzioni siamo in grado di mettere in campo? A queste e ad altre domande hanno cercato di dare delle risposte i relatori dell’incontro “Crisi e opportunità: instabilità geopolitica e nuove prospettive”, svoltosi la scorsa  settimana  al Politecnico lecchese e incentrato sui temi dell’attualità internazionale. Organizzato da Acinque all’interno del ciclo di appuntamenti “Scenari per il futuro - Conoscere.Comprendere.Agire #incomune”, ha voluto essere «un’occasione per dare al territorio e ai suoi operatori, a cominciare dal mondo imprenditoriale, le indicazioni per capire cosa sta succedendo nel mondo, quali dinamiche stanno interagendo a livello globale e che portano effetti concreti anche nelle nostre comunità, in termini di impatto sulla vita sociale e sui nostri portafogli», come ha spiegato il presidente della multiutility Marco Canzi.

Crisi e opportunità: prepariamoci a un mondo sempre più complesso

E così è stato grazie alle esposizioni degli esperti intervenuti: Serena Viola Giusti (docente Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, ricercatrice ISPI), Andrew Spannaus (politologo, docente, giornalista), Diego  Gavagnin (Conferenza GNL- Conferenza CSE-Cyber Security Energy) e Giovanni Perrone (amministratore delegato di Acinque Energia).

Esperti, come ha ricordato il coordinatore dell’evento, Pierangelo Marucco (design culturale del territorio), che «che ci possono aiutare a capire le grandi trasformazioni in corso».

 

Un mondo che cambia

«Oggi ci troviamo di fronte a un sistema internazionale caratterizzato da una significativa complessità - ha esordito la docente della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, esperta di geopolitica - Non c’è più quella stabilità che aveva caratterizzato il nostro mondo a partire dalla Seconda Guerra Mondiale e che aveva trovato nella deterrenza nucleare il suo “punto di equilibrio”». Abbiamo affrontato il bipolarismo Usa/Russia, poi siamo passati all’unipolarismo americano e nel frattempo abbiamo registrato la crescita di altri soggetti come l’Unione europea, la Cina e l’India «attori che basano la loro forza su diversi poteri, economico, tecnologico, cibernetico, demografico...», ha sottolineato Giusti. Senza dimenticare i ruoli di altre realtà che hanno reso, appunto, complesso l’attuale sistema internazionale, come la Nato, l’Onu, le mafie, le imprese multinazionali... «In questo contesto - ha spiegato Giusti - la globalizzazione ha facilitato le relazioni e l’interdipendenza fra gli Stati».

Ma l’avvento della pandemia prima e della guerra in Ucraina poi hanno provocato un blocco della globalizzazione e «hanno determinato un ripensamento delle relazioni internazionali e dell’economia - ha sostenuto la ricercatrice dell’ISPI - Ad esempio, andrà rivisto il sistema produttivo, perché si dovrà pensare alla ricollocazione di alcune produzioni, così come verrà rivoluzionato l’impianto dei trasporti».

 

Il ruolo degli Stati Uniti

L’excursus del giornalista Andrew Spannaus, con un punto di vista americano, ha confermato questa complessità. «Dopo le crisi di fine anni ‘60 - inizio anni ‘70, abbiamo attraversato decenni in cui la finanza ha sempre più incisivamente contribuito a determinare la nostra economia e non solo - ha dichiarato - con conseguenze importanti sugli accordi commerciali tra i vari Paesi o sul fenomeno della deindustrializzazione a favore di un incremento dei servizi». Questa situazione, però, anche a seguito dell’esplosione dei derivati e della grande crisi del 2008, ha avuto importanti effetti. «Sotto l’aspetto politico, ad esempio, questo spiega la vittoria di Donald Trump - ha affermato Spannaus - che si è schierato con la classe media che vedeva il declino del suo potere economico: ha riscritto gli accordi economici a favore dei lavoratori e ha riportato in patria alcune produzioni».

E ora, cosa succederà? «Negli Usa si è cominciato a correggere gli errori provocati dalla finanza e dalla globalizzazione - ha risposto il politologo americano - con maggiori investimenti in tecnologia e innovazione per superare la Cina in settori dove siamo poco sovrani. Vedo competizione tra le grandi potenze: si finirà per collaborare, dove possibile, o si determinerà uno scontro armato? Nelle prossime settimane o mesi ce lo dirà la guerra in Ucraina».

La crisi energetica

Guerra che, intanto, ha determinato una grave crisi energetica che ci tocca da vicino, con bollette che sono salite alle stelle.

«La situazione stava diventando critica anche prima dello scoppio della guerra - ha spiegato Gavagnin - a causa di una serie di fattori che hanno determinato una maggiore richiesta di gas: la siccità in Brasile che ha limitato la capacità idroelettrica, il calo del vento al Nord con conseguente minore capacità eolica e la manutenzione di alcune centrali nucleari in Francia».

Ora è ancora peggio, perché la Russia, come si sta vedendo, ha il coltello dalla parte del manico. «Riesce a rispettare i contratti, ma dandoci sempre meno gas».

Come venirne fuori, è stato chiesto dal pubblico.

«La soluzione non ce l’ho - ha risposto Gavagnin - Credo, comunque, che sia difficile che il gas venga a mancare del tutto e dovremmo superare l’inverno».

Certo è che le aziende che erogano gas stanno facendo di tutto per venire incontro ai consumatori. E in prima fila c’è anche Acinque.

«Le multiutility che lavorano sul territorio come noi - ha sostenuto Perrone - hanno un compito in più. Come gli alberi devono prevenire i danni: quindi, avere le radici ben piantate sul proprio territorio per tenerlo compatto e sano, rilasciare i frutti in maniera da fertilizzarlo e trarne nuova linfa». Questo cosa comporta? «Ad esempio scegliere fornitori locali quando si può - risponde - e non andare a cercarli oltre i nostri confini, così come vanno mantenute sui nostri territori le varie attività, senza delocalizzare, com’è accaduto con il nostro call center».

A questo si aggiunge tutta un’azione che si potrebbe addirittura definire “educativa” nei confronti dei consumatori per spingerli a comportamenti virtuosi. È quello che è successo con Acinque che ha introdotto la sottoscrizione digitale o le bollette via mail che hanno generato importanti risparmi e minori consumi di carta e CO2.

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