Eccellenze che si incontrano

Come agganciare i giovani alla vita, al lavoro e al mondo

I docenti del Liceo Parini di Barzanò sono andati a «scuola» da Agrati Spa Pozzi: «Il lavoro nel DNA brianzolo è naturale. Ora è un paradigma incerto»

Come agganciare i giovani alla vita, al lavoro e al mondo
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Si rafforza l'asse tra scuola e impresa. Il nuovo tassello, servito a certificare la bontà della collaborazione tra realtà produttive, mondo delle istituzioni scolastiche e formazione in generale, è stato messo a segno durante l'incontro promosso venerdì scorso da Agrati SpA, multinazionale leader in sistemi e componenti di fissaggio, che ha ospitato nella propria sede di Veduggio con Colzano i docenti del Liceo Parini di Barzanò. Scuola e impresa: due mondi apparentemente distanti ma che per un giorno si sono uniti allo stesso tavolo e lo hanno fatto scavalcando ogni linea di demarcazione. I protagonisti di questa esperienza si sono infatti interrogati sul significato che ha assunto oggi il lavoro, cercando di trovare una via d'uscita di fronte all'apatia che stanno vivendo le giovani generazioni.

Come agganciare i giovani alla vita, al lavoro e al mondo

«Come agganciare i giovani alla vita, al lavoro e al mondo. E' stato questo l'obiettivo della progettazione che ha visto all'opera gli studenti. Il nostro intento è stato quello di interrogarci sulle modalità migliori di inserimento dei giovani in azienda - ha sottolineato nell'intervento iniziale il direttore delle operazioni per l'Italia di Agrati, Emanuele Mistò. - Viti, bulloni, prodotti innovativi, attenzione per il cliente e dipendenti. Sono gli ingredienti di un sogno locale, e in particolare brianzolo, che ha compiuto il grande salto diventando globale».

Incalzato dalle domande del preside del Liceo Parini, Michele Erba, l'Amministratore delegato del gruppo Agrati, Paolo Pozzi, ha ripercorso la storia dell'azienda dal 1939 fino ad oggi, cercando di individuare chiavi di lettura e soluzioni rispetto al disagio giovanile: «L'anno prossimo spegneremo le nostre prime 85 candeline. La nostra è una realtà che è stata in grado di attraversare varie epoche. L'avventura è cominciata in Brianza  ed è poi sfociata nella nascita di una piccola multinazionale. Dopo aver ricoperto le tre regioni principali - Europa, Stati Uniti e Cina - abbiamo provato ad estendere la torta, con l'ingresso in mercati come Giappone e Turchia, con società commerciali. E il nostro mantra oggi coincide giocoforza col tema della de-carbonizzazione, segno del fatto che non ci fermiamo mai. Abbiamo inoltre cercato di digitalizzare prima i processi e poi i prodotti».

Sullo stato di salute dell'azienda, il Ceo ha descritto un quadro positivo: «Nel 2023 dovremmo chiudere intorno ai 740 milioni di fatturato. Contiamo su 2500 dipendenti, oltre mille impianti a macchine, 300mila metri quadri di superficie coperta e 40 milioni di pezzi prodotti ogni giorno. Il nostro core business riguarda la produzione di bulloni e viti. Ogni volta che schiacciate un freno elettrico, ci sono dei componenti che fungono da leva del freno a mano. E lì insiste il nostro operato».

Negli ultimi tempi, ha aggiunto, «abbiamo sviluppato prodotti che tengono insieme diversi elementi». Informale ma ricca di spunti, poi, la chiacchierata che ha coinvolto il preside Erba e lo stesso Pozzi. «Non ci sono problemi nuovi rispetto al passato. E' sempre stato conflittuale il rapporto tra i due mondi, quello formativo e quello lavorativo - ha subito ammesso Pozzi -. C'è chi ha il lavoro e non lo vuole, chi non ce l'ha e lo vuole. C'è anche uno stato di angoscia che fa sì che il lavoro venga considerato una disgrazia. Quel che è certo, però, è che il lavoro nel DNA brianzolo è naturale. Oggi sembra essere cambiato il paradigma. Il tempo che si trascorre in azienda è diminuito. Noi, dal canto nostro, abbiamo provato a capire se saremmo riusciti a rispondere alle loro aspettative. Seguendo questo orizzonte abbiamo dunque cercato di creare le condizioni affinché i nostri collaboratori potessero indirizzare i propri sforzi. Il nodo cruciale, a mio avviso, è racchiuso in questi dati: in Italia il 35% delle persone si dice felice. Quando parliamo di lavoro, soltanto il 10% di loro si dice felice appunto di lavorare. Dobbiamo interrogarci su questi numeri che sicuramente fanno riflettere».

Quanto al gap che è stato generato dalla pandemia da Covid, ha continuato Pozzi, «è emerso come tale fenomeno abbia stravolto il mondo delle relazioni. Oggi assistiamo a un vuoto: come se la società, la famiglia avesse tolto la cultura del lavoro dalle vite dei ragazzi. Non credo che abbia senso pensare che si debba soltanto studiare per vivere nel mondo. Bisogna però essere in grado di spaziare dall'ozio al negozio, sulla scia di quanto fatto dalla mia generazione e da quelle più vicine dal punto di vista anagrafico. Ci siamo sempre rimboccati le maniche: dai lavori più umili, come quello del magazziniere alle prime mansioni in azienda passando per tutti quei lavori che hanno rafforzato la nostra identità e le nostre relazioni umane».

Lo sguardo sul mondo offerto da Pozzi ha preso le mosse da una forte cultura identitaria. «Viaggio da 30 anni e questo mi arricchisce - ha ammesso il top manager - Mi piace essere cittadino del mondo, per vedere come esso evolva in diretta, il confronto con la vita reale di altri Paesi. Le mie radici, ancorate in Brianza, non sono mai state spazzate via. Come azienda abbiamo realizzato un piccolo libro che contiene 500 proverbi milanesi che abbiamo fatto tradurre in nove lingue. Il nostro modus operandi ha come punto di partenza una cultura identitaria molto marcata».

Anche la scuola sta facendo la sua parte, come ha evidenziato il preside Erba: Abbiamo tirato fuori il meglio dei nostri studenti. E lo abbiamo fatto con un'attenzione integrale. Così la didattica è diventata uno strumento che fa ormai parte di una visione più ampia. Siamo convinti che la resa di uno studente cambi se è contento di venire a scuola, se gode di quello che sta facendo o ne coglie il nesso con se stesso».

A proposito di responsabilità sociale d'impresa, Pozzi ha aggiunto: «Per far sì che tale dimensione venga sviluppata, abbiamo sempre come obiettivo quello di puntare sulla comunicazione. Un obiettivo che coincide col mantenere viva la fiamma della passione, elemento fondamentale per chi lavora in un'impresa e per chi la dirige».

Nella seconda parte del pomeriggio spazio alla presentazione delle attività firmate da Agrati Group e dedicate a training e talent management. Dopo l'inizio delle attività, c'è stata l'assegnazione dei tavoli di confronto veri e propri. Senso del lavoro, team, processi di apprendimento, fallimento, quindi leadership e motivazione. Questi i binari lungo cui si sono mosse le azioni che hanno visto mettersi in gioco gli allievi che frequentano il Parini durante il pomeriggio trascorso negli spazi, trasformatisi in vere e proprie aule, di Agrati.

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