Celebrati i 20 anni dalla consacrazione della parrocchia Maria Madre della Chiesa
"La Chiesa rappresenta il luogo dove andare a trovare Dio, dove mettersi in contatto con lui e dove pregare: quando i credenti sono legati dalla carità formano una forte unione"
Olgiate celebra i 20anni dalla consacrazione della parrocchia Maria Madre della Chiesa.
«La Chiesa rappresenta il luogo dove andare a trovare Dio, dove mettersi in contatto con lui e dove pregare: quando i credenti sono legati dalla carità formano una forte unione».
Queste le parole scelte da don Emanuele Colombo per onorare la parrocchia Maria Madre della Chiesa, che giovedì 24 novembre ha festeggiato i 20 anni dalla consacrazione, alla presenza di diversi sacerdoti legati a Olgiate (tra gli altri, monsignor Bruno Molinari, don Massimo Riva e don Luigi Carrara), del sindaco, Giovanni Battista Bernocco, del vice Matteo Fratangeli e degli assessori Paola Colombo e Maurizio Maggioni.
Una storia meritevole quella della parrocchia Maria Madre della Chiesa
Una storia nata dal basso quella della chiesa, le cui basi sono state gettate con la firma del decreto di fondazione, risalente al 24 settembre 1970, dal cardinal Giovanni Colombo e dal primo parroco, don Natale Beretta. La prima Messa fu celebrata nel capannone di un’officina visto che la parrocchia non disponeva di terreni o locali propri dove i parrocchiani potessero raccogliersi. Nonostante le difficoltà, si organizzarono le prime attività dei gruppi giovanili e la compagnia di teatro, tutto nella cantina della casa del parroco.
"La Chiesa è un luogo d'incontro con il Signore: è casa nostra"
«Oggi siamo qui a celebrare i 20 anni dalla consacrazione - ha proseguito don Emanuele - Questo è il luogo dove ognuno di noi può incontrare Dio e aprirsi a lui. Ogni casa è differente e questo ce lo racconta il celebre libro “Hill House” di Shirley Jackson: “Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant’anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta. Dentro, i muri salivano dritti, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola”».
Dopo aver catturato l’attenzione dei fedeli presenti, don Emanuele ha continuato: «Ci sono delle case che fanno paura, dove si consuma la follia, come quelle degli orrori. Ci sono case dalle quali si fugge perché ci si sente annegati e soffocati tra le pareti. Ma non solo, al contrario ci sono volte che si sta così bene sul divano di casa che non si vuole uscire».
L’esempio calzante e l’ottimo spunto dal Vangelo per don Emanuele è stata la storia di Zaccheo, capo dei repubblicani, ricco e con una bella casa confortevole, che però, sentendola vuota, fugge: finché non permette a Gesù di entrarci, così da non essere più solo.
«C’è una casa così particolare - ha continuato il parroco - in cui anche noi possiamo incontrare Gesù: la Chiesa. Dio si rende presente e accessibile a noi qui e successivamente nei nostri cuori. Oggi, nel 20ennale della consacrazione di questa chiesa, è bello sapere che questa casa e queste mura le abbiamo costruite noi proprio per il Signore».
Mura che contengono la storia di fedeli che, spinti dalla volontà di incontrare Dio, anno dopo anno, sono rimasti legati all’energia che ha dato vita alla chiesa parrocchiale.