Crisi energetica

Caro bollette, Paolo Sala Bakery chiude mezza giornata: "Così risparmio"

Il noto punto vendita di Viganò ha deciso di affrontare i rincari che stanno mettendo in ginocchio il suo settore ma non solo compiendo un piccolo ma significativo passo indietro.

Caro bollette, Paolo Sala Bakery chiude mezza giornata: "Così risparmio"
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Mezza giornata di chiusura per risparmiare sull'energia: è questa la decisione presa da Paolo Sala Bakery, noto punto vendita di Viganò, che ha deciso di affrontare il caro energia che sta mettendo in ginocchio il suo settore ma non solo compiendo un piccolo ma significativo passo indietro.

La scelta di Paolo Sala Bakery

"Visto il difficile momento dovuto all'aumento esponenziale di luce e gas, comunichiamo che la nostra bakery il martedì rimarrà aperta fino alle ore 14.30 - si legge nell'avviso diffuso tramite social - Cerchiamo di risparmiare un po'...".

Proprio Paolo Sala, discendente della storia famiglia di fornai di Viganò, all'incontro dei panificatori che si erano riuniti mercoledì 5 ottobre su iniziativa di Confcommercio Lecco, si era fatto portavoce dei colleghi con cui si ritrova e confronta quotidianamente.

«Cerchiamo di dare il cento per cento, ma non basta mai. Da due anni c'è sempre qualcosa al di sopra di noi che non ci permettere di lavorare con serenità, con il giusto margine di guadagno che compensi i nostri sacrifici. Stiamo lavorando in perdita e andando avanti così saremo sempre in perdita» aveva raccontato Sala. La sua azienda, aperta due anni e mezzo fa, conta 24 dipendenti «che hanno voglia di fare». Un entusiasmo che ha permesso di affrontare gli scogli della pandemia. «Ma ora, quando parlo loro dei problemi legati al caro bollette, li vedo preoccupati - ha detto l’imprenditore brianzolo - E io so che tocca a me assicurare loro il quotidiano e il domani. Perché dai loro stipendi dipendono le loro famiglie».

Non si chiede assistenzialismo: «Noi piccoli imprenditori siamo abituati a investire e darci obiettivi. Ma qualcuno deve darci una mano, altrimenti stavolta non ce la facciamo». Ci si attende allora un aiuto dallo Stato perché il rincaro energetico torni sostenibile.
«Le misure finora adottate sono state insufficienti per il nostro settore» aveva sentenziato Sala, snocciolando il rosario delle richieste che si vorrebbero esaudite dal Governo: non manca «un credito d'imposta adeguato per compensare l'incremento del costo energetico», ma da solo non basta. «Vogliamo che venga riconosciuta la situazione di seria difficoltà in cui versa il nostro settore. Vogliamo che lo Stato intervenga tempestivamente per abbassare il costo energetico. Che ci venga data la possibilità della cassa integrazione in deroga per tutelare i nostri dipendenti. Che si riduca il cuneo fiscale sugli stipendi».

Ma anche «che tutti questi soldi che stiamo spendendo ci vengano restituiti», considerato che durante il lockdown pandemico i panettieri non hanno mai fatto mancare il loro essenziale servizio ai cittadini e lo hanno anzi potenziato con la consegna a domicilio svolta anche come una forma di volontariato civico. Si attende insomma un ristoro, pari a quello beneficiato in tempo di pandemia da altre attività rimaste giocoforza al palo.

In 8 mesi 80mila euro di spese

Dal fondo della sala qualcuno aveva suggerito a muso duro di non pagare le bollette. Un'azione dimostrativa: «Se siamo in tanti a farlo, magari non ci tagliano la corrente, magari ci danno retta». Dalla stessa platea si era però anche levata la voce di chi facilmente potrebbe smarcarsi dallo «sciopero»: «Chi ha margine per resistere ancora qualche mese cosa fa? Non paga la bolletta, aumenta lo stesso il prezzo del pane?».
Il rincaro delle bollette è allucinante e Sala aveva rimarcato come «da 3mila euro di bolletta che pagavo mensilmente prima ancora dell’estate sono arrivato a 9mila euro, poi è arrivata la bolletta di luglio: 18mila euro. Le mie spese erano di 34mila euro l’anno, in otto mesi ne ho già spesi 80mila. Anche le materie prime sono aumentate».

 

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