Mentre la mucca che l’onorevole Brambilla chiama Minerva ma che i pensionati di Casatenovo che la sfamano chiamano Samira è ancora in giro sfuggendo alla cattura, c’è chi da una vacca è stato assalito. E quell’episodio, avvenuto ormai un anno e mezzo fa, gli è costato problemi di salute che non ha ancora risolto e il posto di lavoro.
A raccontare la storia di Lorenzo Cherchi, 50 anni, residente a La Valletta Brianza, è il Giornale di Merate di questa settimana.
Assalito da una mucca, il racconto di Lorenzo Cherchi
Cherchi in zona lo conoscono un po’ tutti, anche perché in passato era un pugile dal ko facile, tra i più promettenti del nostro territorio. Oggi nella vita accudisce la mamma anziana e si arrangia come può, con qualche lavoretto saltuario e la speranza di trovare un posto fisso. «Però in una stalla non so se me la sento di tornare – ammette – Quella mucca me la sogno ancora di notte».

La memoria corre al 9 marzo 2024. Cherchi lavora nelle stalle di un allevatore di Calco per conto di una cooperativa. «Mi pagavano 300 euro al mese, una miseria» racconta.
Di mansioni ne svolge diverse, anche perché lui, che ha origini sarde, sull’isola ha maturato esperienze proprio nell’accudimento degli animali. In quel momento sta pulendo un angolo di stalla mentre una delle diverse mucche da latte si sta sottoponendo alla mungitura. Ed è a quel punto che accade l’impensabile.
«Ero di spalle, all’improvviso ho sentito un colpo fortissimo nel costato: la testata di una mucca mi ha sbriciolato le costole – ripercorre quegli attimi – Alcuni frammenti mi hanno bucato un polmone, gli altri colpi che ho ricevuto mi hanno provocato uno scollamento sempre del polmone oltre a lesioni e ferite, non riuscivo neanche a chiamare aiuto perché la voce non mi usciva. Ho cercato di strisciare fuori dalla stalla, ma la mucca mi spingeva a terra, mi calpestava e mi dava testate fortissime. Penso di aver perso i sensi, di alcuni istanti mi ricordo poco, ma per fortuna mi ha notato a terra un operaio».
E’ la sua salvezza. «Ha fatto allontanare la mucca minacciandola con un forcone e mi ha tirato fuori di lì. Avevo un orecchio staccato, penzolante. Perdevo tantissimo sangue dalle ferite ma anche dall’interno dell’orecchio. Non è stata chiamata nessuna ambulanza, il racconto uscito sulla stampa in quei giorni non è corretto, mi hanno portato in ospedale a Merate caricandomi in auto, dicendomi di non addormentarmi perché temevano potessi perdere i sensi e probabilmente anche morire».

Il sospetto che a Cherchi rimarrà sempre è che l’allevatore abbia voluto evitare guai, visto che si prefigurava a tutti gli effetti un grave infortunio sul lavoro.
«La mucca era senza corna, altrimenti mi avrebbe infilzato e sarei sicuramente morto. In molte stalle è una pratica comune quella di segare le corna alle bestie: lo fanno per precauzione perché sanno che queste vacche da latte, che vengono separate dai vitelli e che vivono in pochi metri quadrati, sono particolarmente nervose. Io in Sardegna ho lavorato con chi le mucche le fa pascolare in libertà, loro sì che curano il benessere dell’animale e infatti non si verificano mai episodi come questo».

Cherchi in ospedale ha ricevuto il drenaggio del polmone e le cure necessarie, seppur per pochi giorni. «Mi hanno rimandato a casa velocemente, non avevo nessuno che mi accudiva, mi facevo le punture da solo».
E ha anche provato a tornare al lavoro dall’allevatore di Calco. «Gli ho chiesto se mi potesse assumere direttamente lui, mi ha riso in faccia. Ero ancora provato dall’infortunio, a quel punto ho deciso di andarmene».
Da allora Cherchi, che ha una situazione familiare complessa e una salute ancora precaria tra problemi all’orecchio infortunato, alle vene e al collo, ha pochi desideri: rimettersi in forma, trovare un lavoro stabile e dimenticare quel terribile episodio.
«Sono state dette e scritte molte falsità in quell’occasione, ho pensato fosse il momento di raccontare la verità e metterci definitivamente una pietra sopra».