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Il Porticciolo punta alla Stella Michelin, ma la sua stella più luminosa l’ha già

Richi al «Porticciolo» non vorrebbe esserci. Lui c’è. C’è il suo amore per la cucina, per le materie prime, per l’attenzione ai dettagli, «perché la differenza tra qualcosa di buono e qualcosa di grande sta proprio nei dettagli», si legge nell’opuscolo che presenta la filosofia del ristorante.

Il Porticciolo punta alla Stella Michelin,  ma la sua stella più luminosa l’ha già
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Quando si è imprenditori di successo - e lui lo è, sono i risultati a parlare per Marco Galbiati - è normale essere circondati da «consiglieri». Persone che ti indirizzano, ti supportano, ti aiutano a compiere delle scelte e che non esitano, se necessario, a dire no se un progetto è troppo rischioso, poco produttivo, o impossibile da realizzare.
Lui ne ha uno speciale. Uno di cui si fida ciecamente, che è riuscito a ribaltare alcune sue convinzioni. Uno con cui parla quotidianamente. Uno che lo accompagna ovunque lui vada, che sia in una sala riunioni, o a bordo di un bus che percorre le strade più pericolose del mondo per andare a dare un aiuto vero, concreto, definitivo, a bimbi che soffrono. Che vive con lui, dentro di lui. E’ Riccardo, anzi Richi, quel figlio amato e perduto «nella carne» (scomparso tragicamente a quindici anni per un arresto cardiaco mentre sciava con lui ad Aprica), ma non nello spirito e che attraverso tanti segni, gli indica la strada. E anche l’avventura del Porticciolo porta il tocco di Richi. «Fallo papà, fallo per i ragazzi che si nutrono della passione per la cucina come facevo io. Fallo per i ragazzi che meritano di avere la possibilità di imparare e di emergere. Fallo perché questo tuo sogno è anche il mio sogno e tu puoi realizzarlo». Questo ha detto Richi a papà Marco.

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Lui lo racconta con una semplicità e una consapevolezza che sono assolutamente disarmanti. Parla di questi colloqui, a volte quasi vere e proprie discussioni («Mi ha fatto cambiare idea più di una volta eh... e alla fine i fatti hanno dato assolutamente ragione a lui») con naturalezza. E tutto questo, a chi lo ascolta, non risulta verosimile. Risulta vero. «Senza il consiglio di Riccardo io non avrei fatto tante cose, forse nemmeno questa. Lui mi manda dei segni che per me sono inequivocabili», dice.
Uno su tutti, il cuore (non a caso l’associazione in memoria di Richi che promuove iniziative nel campo dello sport e della cucina in un’ottica di attenzione e di aiuto al prossimo si chiama «Il tuo cuore, la mia stella») che Galbiati ha ritrovato più volte, su un foglio di carta o nella forma di una nuvola, nel momento di prendere scelte importanti.
Richi al «Porticciolo» non vorrebbe esserci. Lui c’è. C’è il suo amore per la cucina, per le materie prime, per l’attenzione ai dettagli, «perché la differenza tra qualcosa di buono e qualcosa di grande sta proprio nei dettagli», si legge nell’opuscolo che presenta la filosofia del ristorante.

Richi segue dall’alto non solo il suo papà, ma i cuochi, che hanno frequentato la sua stessa scuola, il Cfpa di Casargo, mentre spadellano le deliziose pietanze, la caposala Tamara mentre accoglie gli ospiti e illustra minuziosamente il menù. Suggerisce nell’orecchio al cameriere di riempire un bicchiere quasi vuoto, o di raddrizzare il portaposate che è millimetricamente fuori posizione (sia chiaro, solo loro due potevano accorgersene). C’è nell’armonia del lavoro di squadra, anzi di brigata.
«Con un impegno costante verso la sostenibilità, la qualità e l’innovazione questo locale si propone come punto di riferimento nel panorama gastronomico dove la passione per la cucina si fonde con la volontà di fare la differenza nella vita dei giovani aspiranti chef e professionisti della ristorazione - sottolinea Galbiati - C’è tanto lavoro da fare, non abbiamo paura di farlo ma soprattutto non abbiamo paura di guardare al futuro e di dire che il Porticciolo punta, nel giro di qualche anno, ad ottenere dei riconoscimenti (è già stato oggetto di una lusinghiera recensione pubblicata su Golosario.it, ndr) a partire dalla stella Michelin».
Ma intanto una stella che illumina dall’alto il futuro di questo ristorante e delle persone che lo rendono un luogo accogliente e raffinato, rispettoso delle tradizioni ma non ripiegato su una storia già scritta, la ha già.

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