Il gambero rosso della Louisiana infesta anche le sponde dell'Adda
Il crostaceo è arrivato in Italia negli anni Novanta, importato da qualche allevatore del Piemonte per commercializzarlo e venderlo alla ristorazione.
Non è una specie autoctona, anzi è un vero e proprio "alieno". Ma il problema è che, esattamente come il "pesce siluro", è un infestante che sbilancia completamente l'ecosistema dell'Adda, creando grossi guai. Stiamo parlando del gambero rosso della Louisiana: qualche giorno fa, una nostra lettrice ne ha avvistato un esemplare di grosse dimensioni lungo le sponde del fiume, a Villa d'Adda (nella zona di fronte a Imbersago e Arlate di Calco).
"Me lo sono trovato davanti, in mezzo al sentiero che corre lungo l'Adda, in zona Alberone: era davvero grosso e quando mi sono avvicinata per guardarlo bene, s'è eretto sulle zampe posteriori e ha addirittura indirizzato le chele in modo minaccioso verso di me", ha raccontato la lettrice.
Dalla Louisiana a Merate, passando per la Spagna, il gambero rosso è stato introdotto forzatamente in molti ecosistemi (se ne trovano esemplari anche nel lago di Sartirana) ed è un ospite indesiderato molto aggressivo e purtroppo abile nella sopravvivenza, adattabile e senza nemici naturali.
Gambero rosso della Louisiana, un problema già dal 2013
Il gambero rosso della Louisiana è arrivato in Italia negli anni Novanta, per lo più importato da qualche allevatore (soprattutto in Piemonte) per commercializzarlo e venderlo alla ristorazione.
Già nel luglio del 2013 la situazione è stata definita "critica" perché ha lasciato i bacini artificiali e ha cominciato a diffondersi tutto attorno: prima nei fossi, poi nelle rogge, nei canali, nei fiumi.
I gamberi rossi della Louisiana, che hanno infestato le riserve fra il Meratese e la Bergamasca, si moltiplicano a dismisura, invadendo i terreni contigui, spingendosi fin sulla strada e approdando anche nei giardini e nei box delle abitazioni che si trovano nei pressi di specchi lacustri e corsi d'acqua.
Purtroppo la mano dell'uomo si è rivelata letale: il gambero immesso nella riserva rischia di rovinare l'ecosistema delicatissimo e fragile dell'Adda o di Sartirana. Una specie non autoctona, che si è riprodotta, fino a mettere a repentaglio la sopravvivenza delle altre forme esistenti sul territorio. Sono ormai numerosi anni che le guardie ecologiche avevano steso un verbale di segnalazione, facendo presente il fenomeno e la sua pericolosità, ma ben poco è stato fatto, quindi una riproduzione che poteva essere limitata tempo fa è esplosa.
Tutto ciò che c'è da sapere sul crostaceo
Il gambero rosso della Louisiana è un crostaceo poco conosciuto appartenente alla famiglia "Procambarus clarkii", selezionato dall’uomo per avere un ciclo di vita breve ma alti tassi di fecondità.
In pochi mesi può superare i 50 grammi di peso, mentre una femmina di soli 10 centimetri di lunghezza è in grado di produrre fino a 600 uova e, per di più, la specie è attiva sessualmente quasi tutto l’anno. L’invasione del crostaceo secondo gli esperti diventa ogni anno sempre più pericolosa perché l'animale si nutre delle specie autoctone ed è considerato tra i portatori di una malattia mortale che in Europa fa strage delle specie native: la cosiddetta peste del gambero, cioè l’afanomicosi, chiamata così perché causata dal fungo Aphanomices astacii.
Allo stato selvatico scava tane e lunghe gallerie nei fondali da cui assorbe le sostanze tossiche che si depositano nel terreno: sconsigliato cibarsene. Inoltre sta facendo pian piano scomparire il già raro gambero da fiume italiano (Austropotamobius pallipes), del quale è più forte e resistente. Aggressivo e onnivoro, mangia vegetazione acquatica, uova, piccoli pesci e girini, nonché gli altri crostacei. Insomma, dopo il pesce siluro è arrivato un altro pericolo per l’equilibrio naturale del nostro ecosistema delle acque dolci e anche questo per colpa dell’uomo.
Stesso discorso per il pesce siluro
Guardate cosa hanno preso tempo fa due pescatori sempre nell'Adda, anche se più a sud, in provincia di Cremona:
Fa un certo effetto pensare che nei fiumi italiani girino simili bestioni: nell'Adda, si pescano pesci siluro lunghi oltre due metri. E il problema è che non si tratta neppure di una razza autoctona, ma anche in questo caso di una specie diffusasi negli ultimi anni, che sta turbando non poco anche l'ecosistema indigeno.
Regione Lombardia ha stanziato 20mila euro per l'operazione di contenimento del pesce siluro in 20 aree del fiume Adda, a partire dal lago di Olginate. Ne trarrà beneficio la comunità ittica: la riduzione del siluro favorisce la ricolonizzazione delle specie autoctone.
Gli interventi sono stati concentrati in zone particolarmente a rischio individuate grazie alle precedenti operazioni, nello specifico, oltre al lago di Olginate, si tratta di due aree di Brivio, una a Imbersago, Porto d'Adda, Cornate, Rivolta, Robbiate, un'altra nella zona di protezione speciale Il Toffo. Se ne aggiungono due a Cassano e due a Fara e ben 4 a Paderno d'Adda. Tre le aree interessate a Trezzo.
Il siluro rappresenta una seria minaccia per la biodiversità degli ambienti in cui abita. E' un predatore pericoloso, ma anche un rivale quasi imbattibile per gli altri predatori, mette a rischio la sopravvivenza di intere specie autoctone. Supera i due metri di lunghezza e i 100 chili di peso, dimensioni che gli garantiscono naturale difesa contro altri animali. E' molto resistente, sopravvive con bassa ossigenazione. Si riproduce incontrastato dagli anni '90 per tutto il Po, devastando la biomassa di troppe zone.