Racconto terribile

Airunese tenta di salvare un uomo in mare mentre i bagnanti filmano col telefonino

Il presidente dei volontari del soccorso di Calolzio: "Lo abbiamo estratto dall’acqua ma non ho potuto salvarlo"

Airunese tenta di salvare un uomo in mare mentre i bagnanti filmano col telefonino
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Airunese tenta di salvare un uomo in mare mentre i bagnanti filmano col telefonino. Ha dell’incredibile quanto accaduto ad inizio  agosto sulla spiaggia libera nei pressi del porto di Marina di Carrara e che ha visto protagonista Fabrizio Vatteroni, presidente dei Volontari del soccorso di Calolziocorte in vacanza con la famiglia: mentre un uomo annegava, tutti riprendevano la scena ma nessuno interveniva.

Airunese tenta di salvare un uomo in mare mentre i bagnanti filmano col telefonino

Originario di Carrara, ma residente ad Airuno, e soccorritore volontario da più di 12 anni è stato lo stesso Vatteroni a ricordare, raccontando con amarezza quei terribili istanti. Sono da poco passate le 19.30 e sulla spiaggia libera vicino al porto, il bagnino ha già staccato dal servizio. Un uomo è in difficoltà in mare e Vatteroni, intento a passeggiare con la famiglia sulla spiaggia lo nota e subito capisce che qualcosa non va.

Il presidente dei Volontari di Calolziocorte Fabrizio Vatteroni (a sinistra, canottiera Grigia) e Fabio Barbieri, responsabile della formazione della Pubblica Assistenza di Carrara. Vatteroni mentre era in vacanza ha tentato di rianimare un camionista albanese annegato in mare a Marina di Carrara

«Mio figlio - racconta il soccorritore - si è accorto che una persona era in difficoltà e stava annegando. Subito sono corso e insieme a un uomo  lo abbiamo tirato fuori dall’acqua e abbiamo iniziato le manovre di rianimazione. Ho chiesto ad alta voce di allertare l’emergenza e di prendere il defibrillatore presente ad inizio passeggiata, ho continuato fino all’arrivo dell’ambulanza infermieristica della Pubblica Assistenza di Carrara».

Nonostante il tempestivo intervento del lecchese  non c’è stato nulla da fare.

A nulla sono valsi i soccorsi per Marin Opris, camionista albanese: «Con buona probabilità - spiega Vatteroni - l’uomo ha avuto un malore in mare, finendo sott’acqua e annegando».
Nel tentativo di strappare alla morte il malcapitato, è stato fondamentale l’utilizzo del defibrillatore posto all’inizio della passeggiata e che è stato utilizzato per la prima volta da Vatteroni, dopo essere stato installato dalla stessa Pubblica Assistenza di Carrara nel 2016.

"Sono davvero allibito"

«Sono davvero dispiaciuto per Opris - continua il presidente delle “giubbe arancioni” calolziesi - ma quello che più mi ha deluso è stato l’atteggiamento dei presenti. Nonostante sia intervenuta anche la Guardia Costiera, la zona si è subito riempita di curiosi, adulti ma anche tanti bambini, che con molta indifferenza invece di aiutarmi hanno preferito estrarre i loro telefonini e filmare l’accaduto. Ho fatto fatica perfino a farmi passare un telo per poter asciugare il torace all’uomo per utilizzare il defibrillatore. Sono davvero allibito».

Come spiegato dallo stesso soccorritore, in una situazione del genere è sempre più importante e fondamentale la collaborazione tra i presenti, anche di chi non è soccorritore che può fare comunque molto nel suo piccolo: «Ringrazio l’infermiere che era presente - continua - e un altro signore che ha dato una mano. Gli unici che si sono prestati e nelle loro possibilità hanno fatto insieme a me il possibile per salvare la vita ad Opris».

Fabio Barbieri

Un plauso all’operato di Vatteroni è poi arrivato dalla Pubblica Assistenza di Carrara, dove in passato lo stesso ha svolto servizio di emergenza come volontario durante i periodi in cui si trovava nella zona per le vacanze, e in particolare da Fabio Barbieri, responsabile della formazione dell’associazione toscana e della gestione delle postazioni dei defibrillatori dislocate sul territorio: «Nonostante Fabrizio sia un soccorritore esperto - spiega Barbieri - episodi come questi devono farci riflettere. Occorre che le persone si mettano una mano sulle proprie coscienze e prestino la loro collaborazione invece di filmare con i cellulari. Un ruolo fondamentale in questo lo svolgono sicuramente i corsi di formazione che dovrebbero essere fatti già nelle scuole. Ci vorrebbero più persone come lui».

«Sono stato subito disponibile - ha concluso Vatteroni - a portare la mia esperienza personale, al servizio della P.A. di Carrara che, purtroppo, rispetto all’organizzazione a cui siamo abituati qui in Lombardia è più indietro. Nel Lecchese, con la rete centralizzata di defibrillatori sul territorio e grazie ai tanti corsi che svolgiamo è stato possibile intervenire tempestivamente in molte occasioni, riuscendo in alcuni casi a salvare una vita».

Luca de Cani

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