Il settore più colpito

Siccità, allevatori meratesi in ginocchio: "Costretti a macellare le bestie perché non sappiamo come nutrirle"

Riccardo Casati di Pianezzo di Olgiate Molgora e Antonio Ciappesoni di Bulciago tracciano un quadro drammatico

Siccità, allevatori meratesi in ginocchio: "Costretti a macellare le bestie perché non sappiamo come nutrirle"
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Nell'emergenza siccità di queste settimane, c'è un settore che è stato messo letteralmente in ginocchio: quello degli allevatori. Sul Giornale di Merate in edicola (LEGGI QUI l'edizione digitabile sfogilabile) questa settimana abbiamo parlato con due imprenditori zootecnici, che ci hanno raccontato come senza fieno né mais esiste un enorme problema che riguarda il nutrimento delle bestie, che sta portando diversi allevatori a ipotizzare la macellazione del bestiame.

Siccità, allevatori in ginocchio

«Non sappiamo cosa fare, perché non ci siamo mai trovati prima in una situazione così drammatica». Non riesce a nascondere il suo sconcerto Riccardo Casati, della storica Azienda agricola di famiglia situata a Pianezzo di Olgiate Molgora. Perché nessuno, neppure lo zio zio Remo, che ha 81 anni, e di capricci e rovesci della natura ne ha visti e affrontati tanti, ricorda di aver mai avuto a che fare con una situazione così drammatica e cioè con una siccità così persistente e prolungata. «Stiamo dando fondo alle riserve alimentari che abbiamo accantonato come formichine e cioè al fieno e al trinciato che produciamo in proprio - spiega Riccardo Casati che con il latte prodotto nella sua azienda agricola produce uno yogurt che si è aggiudicato nel 2015 il riconoscimento di miglior prodotto a base di latte vaccino - Siamo sempre stati autosufficienti per il fieno e il trinciato, ma questa volta non sarà più così. Di sicuro non ci sarà fieno, perché l’erba semplicemente non è cresciuta e di conseguenza non abbiamo potuto fare nessun taglio». I prati del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone che l’azienda agricola ha sempre lavorato sono lì da vedere: una distesa di erba bruciata dal sole e dalla mancanza d’acqua.

Anche per il trinciato di mais ad uso zootecnico, fondamentale per l’alimentazione dei bovini, non andrà purtroppo meglio. «Dai nostri campi non tireremo fuori un grammo di trinciato - afferma Casati - Le coltivazioni di mais avrebbero dovuto essere alte metri, e invece abbiamo distese di campi con solo lo stelo del formentun, senza pannocchie. Gli esperti di alimentazione ci hanno detto di procedere lo stesso al taglio, il problema è che nessuno di noi sa che tipo di prodotto salterà fuori da quel trinciato fatto con piante praticamente morte. Non sappiamo cosa fare, ma in questi giorni dovremo comunque decidere perché qualcosa dovremo fare per forza. Se mai dovesse essere utilizzabile, è chiaro che un trinciato del genere dovrà in ogni caso essere integrato con dell’amido perché le pannocchie non ci sono».

«Stiamo anche cercando di capire dove poter acquistare i il nutrimento per le nostre mucche: attualmente ne abbiamo 90 in mungitura - continua Casati - In questi giorni siamo attaccati al telefono per chiamare gli agricoltori che conosciamo e che sappiamo che in qualche modo sono riusciti a bagnare i campi, almeno all’inizio. Il problema è che sono tutti nelle nostre condizioni».
Le mucche, per il momento, stanno bene. «La produzione del latte procede senza intoppi anche perché teniamo le mucche in strutture attrezzate per il caldo con i ventilatori e le doccette».
Da sempre gli allevatori e gli agricoltori sono abituati a fare i conti con i capricci della natura e del tempo, ma la situazione di oggi è diversa. «Quest’anno in un modo o nell’altro tireremo la cinghia e in qualche modo faremo. Il nostro terrore è che l’anno prossimo si ripeta quello che è successo quest’anno. Perché allora sì sarà davvero una catastrofe».

Costretti a macellare le bestie

«Se l’anno scorso per l’erba medica mi chiedevano 18-20 euro al quintale, in questo momento il prezzo ha raggiunto addirittura i 28,50 euro» spiega invece Antonio Ciappesoni, imprenditore zootecnico di Bulciago, che sta pensando di andare a comprare i propri foraggi «in Francia, dove i prezzi sono più accessibili».

Ma il caro prezzi non è il solo ostacolo che gli allevatori devono superare. A piegare ulteriormente il morale dell’intera categoria è la grande siccità che ormai da mesi attanaglia il territorio. Diverse le problematiche di carattere gestionale individuate dal noto allevatore di Bulciago. «Prima gli allevatori si incontravano regolarmente in riunioni a cui partecipavano anche i vertici dell’associazione - evidenzia l’imprenditore zootecnico, che in precedenza ha occupato egli stesso il ruolo di presidente di categoria - le problematiche si affrontavano insieme, mentre ora è tutto demandato ad un ufficio centrale di cui molti non conoscono nemmeno il direttore».

Ciappesoni, insomma, dà conto di una situazione completamente nuova, scaturita da una crisi senza precedenti come quella odierna. «L’Italia sta mandando per la prima volta scorte di latte in Germania, perché molte aziende tedesche stanno chiudendo» rivela. Lo stesso rischia di avvenire da noi: «In questo momento in Italia vengono macellate oltre 2mila vacche al giorno perché gli allevatori non possono più permettersi di mantenerle».

In una situazione di questo tipo, non è raro che aziende di dimensioni ridotte siano costrette a chiudere. «Io per fortuna ho tanti animali - prosegue - ma questo a breve si trasformerà in una complicazione». Se normalmente il bestiame fa rientro dall’alpeggio a metà settembre, infatti, quest’anno ciò potrebbe avvenire con un mese di anticipo, comportando la necessità di disporre di una quantità di cibo sufficiente a nutrire l’intera mandria. Cosa pressoché impossibile, considerando i prezzi che i foraggi hanno raggiunto.

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