Giro d'Italia, domani è il grande giorno della tappa di Aprica
Domani una frazione molto attesa: 202 chilometri e oltre 5200 metri di dislivello con Mortirolo e Santa Cristina.
L'attesa è quasi finita. Domani, martedì 24 maggio 2022, sarà il grande giorno con l'arrivo della tappa del Giro d'Italia ad Aprica. Una frazione che, almeno nei pronostici, sarà fondamentale per l'assegnazio0ne della maglia rosa.
Giro d'Italia, domani la tappa di Aprica
Per capire quanto la Salò-Aprica di martedì 24 maggio sia una tappa estremamente dura bastano pochi numeri: 202 chilometri, oltre cinquemila metri di dislivello, tre gran premi della montagna ai quali si aggiunge l’ascesa a Teglio dal versante di Boalzo che, pur non essendo considerata una salita valida per la classifica che assegna la maglia blu riservata agli scalatori, misura circa sei chilometri con quasi 500 metri di dislivello e lunghi tratti con pendenze in doppia cifra, con punte addirittura al 18%.
Tante salite che hanno fatto la storia del Giro d'Italia
Ma non sono solo numero e difficoltà delle salite a rendere la Salò-Aprica una frazione particolarmente attesa. Come riportano i colleghi di primalavaltellina.it ci sono anche i nomi dei valichi da affrontare che rievocano la storia recente del grande ciclismo e del Giro d’Italia. Prima il Goletto di Cadino (noto con il passo di Crocedomini) che da Bagolino è una salita di 20 chilometri al 6,2% di pendenza media, ma con tratti al 12%, e con un dislivello che supera i 1200 metri. Dalla vetta una lunga discesa verso la Valcamonica dove si affronterà la seconda salita di giornata.
E non si tratta di una salita ordinaria. I ciclisti dovranno infatti affrontare il Mortirolo, che anche se viene scalato dal versante considerato più facile, quello camuno appunto, proietta la tappa verso un finale che fa paura. Il versante di Monno è lungo 12,6 chilometri e presenta un dislivello di 962 metri. La pendenza media è del 7,6% ma con tratti, nella zona di San Giacomo, che arrivano al 16%. Gli ultimi chilometri e mezzo, tra l’altro, sono quasi costantemente attorno al 10%.
Da lì si entra in Valtellina. Lo si fa con una discesa particolarmente difficile che porterà la carovana verso Grosio. Strada stretta, tante curve, pendenze significative. Una picchiata estremamente tecnica che potrebbe far male quanto la salita, soprattutto se la giornata dovesse da condizioni meteo avverse e dalla pioggia. Una volta raggiunto il fondovalle si pedalerà fino a Bianzone e in quel tratto potrebbe essere il vento (abitualmente contrario il pomeriggio) a dare fastidio soprattutto a chi si dovesse trovare da solo, sia in fuga che all’inseguimento...
Poi si torna a salire per i quasi 6 chilometri che portano a Teglio. Come detto, questa ascesa non è considerata gran premio della montagna e in vetta ci sarà il traguardo volante. Ma è una salita vera: 466 metri di dislivello con pendenza media all’8,2% e tratti che arrivano al 16%. Che dopo Crocedomini e Mortirolo fanno male.
Il Santa Cristina sarà decisivo
Tutto questo, però, è probabilmente solo l’antipasto (e che antipasto!) prima del gran finale: il valico di Santa Cristina. Si tratta di una salita che è entrata nella storia del Giro d’Italia nel 1994 quando Pantani staccò proprio su quella salita Indurain (vincitore in carriera di 5 Tour del France e 2 Giri d’Italia) e Berzin (che invece si aggiudicò proprio quell’anno la maglia rosa). Una salita che mancava al grande ciclismo da anni e che viene riproposta al termine di questa tappa.
Inutile sottolineare che sarà decisiva. Del resto si tratta di un’ascesa dura in particolare nella seconda parte. Complessivamente misura 13,5 chilometri con una pendenza media dell’8% e un dislivello che supera i 1000 metri. Ma è una salita divisa in due. Da Tresenda si segue per 7 chilometri la strada per Aprica, un tratto pedalabile, raramente sopra il 7% di pendenza, anche se le fatiche delle scalate si faranno sentire. Quando si lascia la Ss 39 la musica cambia: la strada si fa stretta e soprattutto ripida. I 6 chilometri e mezzo che portano alla vetta hanno infatti una pendenza media sopra il 10%, con tratti al 13%. E farà la differenza.
Da vetta mancheranno poi una manciata di chilometri al traguardo, caratterizzati da una discesa difficile e tecnica e da un falsopiano per raggiungere Aprica.
I favoriti
Ma chi sono i favoriti di questa frazione? Molto dipenderà da come sarà affrontata la corsa. Due le possibilità. La prima è quella di una fuga da lontano di un gruppo di ciclisti forti in salita ma lontani dalle prime posizioni della classifica generale. Gente come Yates che ha vinto sabato a Torino o Ciccone che si è imposto domenica a Cogne. Se la fuga potrà andare si vedranno due corse in una: quella dei fuggitivi per aggiudicarsi una frazione di grande valore e quella degli uomini di classifica, magari staccati di diversi minuti, che lotteranno per la maglia rosa.
Se invece le squadre dei big decideranno di non lasciare spazio ai fuggitivi di giornata - e potrebbe accadere perché quella di Aprica è una tappa prestigiosa - allora saranno i grandi a giocarsi la tappa, anche in chiave classifica generale. I nomi? Sono quelli dei primi della generale, a cominciare da Carapaz che partirà da Salò in rosa. E ancora Hindley e Landa, che sono nella top five insieme a Pozzovivo. Una tappa che, sulla carta, sembra invece un po' troppo dura per Almeida, che dovrà forse difendersi dagli scalatori puri. E poi come non citare Nibali? Lo squalo ha già fatto vedere di essere un ottime condizioni e da sempre dal il meglio nella terza settimana. Quindi...