Futuri sposi in fuga dalla guerra in Ucraina
Uniti da un grande amore, potranno presto coronare il loro sogno
Mancava poco al giorno delle nozze. Hans Marcell Rodriguez Loayza e Anastasiia Hranich si stavano procurando tutti i documenti necessari per sposarsi tra qualche settimana. Poi, però, i carri armati russi hanno iniziato ad avvicinarsi sempre più pericolosamente al confine. Allora in fretta e furia hanno fatto i bagagli e hanno preso un aereo per l’Italia, l’ultimo prima che iniziassero i bombardamenti. Il resto della famiglia invece ha preferito non abbandonare la propria casa, ma quando la guerra ha raggiunto Nikolaev anche mamma Lydmyila e la sorellina Anna non hanno potuto far altro che andarsene. E Hans Marcell e Anastasia si sono fatti 1.500 chilometri in auto per andare a recuperarli.
Futuri sposi in fuga dalla guerra
E’ con le lacrime agli occhi che una coppia di promessi sposi racconta la sua toccante storia. Lui, 30 anni, peruviano d’origine ma in Italia da 16 anni, ha vissuto a Merate per circa un decennio e da giugno 2021 abita ad Arlate. Lei, 28 anni, è ucraina ma da un po’ di tempo stava progettando di trasferirsi a Calco per iniziare una nuova vita insieme al suo futuro marito.
I due si sono conosciuti un anno fa durante un evento internazionale online organizzato dalla comunità religiosa di cui fanno parte, la Chiesa di Gesù Cristo. Da lì non si sono più persi e di recente avevano anche deciso di unirsi in matrimonio: ormai era quasi tutto pronto, finché lo scoppio della guerra non ha sconvolto i loro piani.
«Mi trovavo a Nikolaev da due settimane a casa della famiglia della mia fidanzata - ha spiegato Hans Marcell, sviluppatore informativo della società Fincons con sede a Vimercate - quando il 22 febbraio, due giorni prima che iniziasse il conflitto, dal Governo italiano è arrivata la raccomandazione di rientrare. Quella sera stessa è cominciata l’avanzata russa verso i confini ucraini, allora io e Anastasiia abbiamo deciso di partire e siamo riusciti a prendere l’ultimo volo diretto prima che gli aeroporti venissero bombardati».
Un lungo viaggio per sfuggire dalla guerra
Una volta arrivati a casa, però, la preoccupazione non è passata, perché la famiglia di Anastasiia era ancora in pericolo. «Ogni volta che suonava la sirena la mia famiglia era costretta a scendere nello scantinato e a stare al buio per delle ore - ha raccontato quest’ultima - Mia sorella Anna, che ha 17 anni, continuava a piangere e più la situazione peggiorava più aumentava il panico».
Allora il 9 marzo mamma Lydmyila, 46 anni, ha preso con sé la figlia, i loro due cagnolini e il loro gatto e ha deciso di lasciare il Paese. «Mio papà le ha accompagnate a Odessa, dove hanno preso un treno per Leopoli - ha continuato Anastasiia - Da lì sono andate a piedi fino al confine con la Polonia, camminando per un giorno intero al freddo. E’ stato un viaggio molto pesante sia dal punto di vita mentale che fisico». Raggiunta la frontiera, poi, mamma e figlia hanno dovuto attendere altre 24 ore prima di lasciare l’Ucraina e quando ce l’hanno fatta hanno trovato riparo in un campo profughi.
Nel frattempo Hans Marcell e la sua fidanzata erano partiti da Arlate per portarle in salvo. La coppia si è fatta 1.500 chilometri in auto in un giorno prima di arrivare a Cracovia, poi ne ha fatti altrettanti per tornare indietro. «Ci siamo incontrati in quella città perché avevano trovato un passaggio da un ragazzo francese - ha spiegato il giovane peruviano - Insieme a loro c’erano anche una signora e una ragazzina di 12 anni che avevano conosciuto durante il viaggio. Le abbiamo portate in Italia e hanno trovato ospitalità da una famiglia di Verderio».
La sera dell’11 marzo la mamma e la sorella di Anastasiia, insieme ai loro amici a quattro zampe, hanno finalmente messo piede a Calco, dove il numero dei profughi sta aumentando di giorno in giorno e dopo gli ultimi arrivi di ieri, lunedì, è arrivato a quota 14. A Nikolaev, città sempre più sotto assedio, sono rimasti però il papà e il nonno di Anastasiia. «Siamo terrorizzati. Tutte le strade attorno alla città sono state distrutte e ci sono stati anche dei bombardamenti interni. Viviamo ogni secondo nella paura e nell’incertezza cercando di assicurarci che i nostri cari stiano bene, ma nella nostra testa rimbomba ancora il suono delle sirene. E’ incredibile che tutto questo stia succedendo nel 21esimo secolo... non sembra vero» ha commentato la futura sposa rivolgendo quindi un sentito ringraziamento a tutte quelle persone che stanno aiutando i profughi nel loro faticoso, e doloroso, esodo.
«Qui si sta bene, ma ci manca casa nostra - ha poi aggiunto Lydmyila - Abbiamo lasciato la nostra famiglia, il nostro lavoro... Tutta la nostra vita è ancora in Ucraina».
Presto coroneranno il loro amore
Nonostante la guerra abbia paralizzato le loro vite, però, Hans Marcell e la sua fidanzata non vogliono rinunciare al sogno di coronare il loro amore. Infatti in questi giorni stanno incontrando le rispettive ambasciate per concludere tutte le pratiche burocratiche necessarie per procedere entro qualche settimana con le nozze, che verranno celebrato nel Comune di Calco. Perché se è vero che la guerra provoca morte e devastazione, è vero anche che di fronte all’amore non può nulla.