Riforma sanitaria: "Sul nostro territorio solo 13 case di comunità anziché 43"
“Non basterà cambiare l’insegna di una struttura già esistente per creare un servizio che sia davvero di comunità"
“La medicina territoriale è il problema principale della sanità lombarda e non è vero che questa riforma riempirà il buco creato da Formigoni e poi da Maroni. Fontana e Moratti non stanno colmando il divario accumulato in tanti anni di gestione del centrodestra. Bastano i numeri a dirlo: in Lombardia servirebbero 500 Case di comunità, come dice il Ministero della Salute, ma la Regione ne prevede solo 115 nella prima fase e 216 a regime. Nell’Ats Brianza per ora sono in programma solo 14 Case di comunità quando dovrebbero essere 43”. La denuncia relativa ai risvolti per il nostri territorio della riforma sanitaria, arriva da parte di Raffaele Straniero, consigliere regionale del Pd.
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Riforma sanitaria: "Sul nostro territorio solo 13 case di comunità anziché 43"
Cosa sono le case di comunità? Si tratta di centri in cui il cittadino potrà trovare risposta adeguata a un’ampia varietà di esigenze sanitarie o sociosanitarie. Nelle Case di Comunità, secondo il progetto di riforma sanitaria opereranno team multidisciplinari composti da medici di Medicina generale, pediatri, infermieri di comunità e di famiglia, specialisti, ma anche assistenti sociali. Un ruolo chiave sarà la presenza di poliambulatori e servizi per gestire la cura specializzata e l’assistenza ai malati cronici, ma l’elemento qualificante della nuova struttura sarà la realizzazione di un Punto Unico di Accesso sanitario e sociale in cui il cittadino sarà accompagnato nell’accesso ai servizi della rete territoriale. Ognuna di queste strutture dovrebbe coprire un bacino di circa cinquantamila persone e, la maggior parte, garantire una copertura sette giorni su sette, 24 ore su 24.
Straniero: "Occasione sprecata"
“Non basterà cambiare l’insegna di una struttura già esistente per creare un servizio che sia davvero di comunità, fatto di medici, infermieri, fisioterapisti, logopedisti, tecnici della riabilitazione e assistenti sociali, a cui i cittadini possano fare riferimento tutti i giorni dell’anno per 24 ore al giorno. Le Case di comunità non devono essere dei semplici poliambulatori, come invece li intende la Giunta lombarda. Così rischiano di essere una grandissima occasione sprecata”, prosegue Straniero.
“In una sanità come quella lombarda, così spinta sulla medicina ospedaliera e sulla competizione tra pubblico e privato, la situazione può cambiare solo modificando mentalità e strategia, mettendo al centro il cittadino, la comunità, le cure primarie e la prevenzione. E con questa riforma non cambierà”, conclude il consigliere Pd.