Il cartello del don per l’8 Marzo: “L’aborto non è un diritto, è un delitto”
Don Simone Duchi, sacerdote vicario a Cassano d'Adda, ha risposto così all’iniziativa dell’associazione Ponti di cotone che per la Giornata internazionale della donna aveva celebrato la legge sull'interruzione della gravidanza come una conquista.
“L’aborto non è un diritto, ma un delitto”. E’ la posizione di don Simone Duchi e di Nicolò De Maestri (studente di Filosofia) che hanno deciso di rispondere così all’iniziativa di Acli e dell’associazione Ponti di cotone che per l’8 marzo Giornata internazionale della donna avevano posizionato una serie di sagome che elencavano date significative per le donne a Cassano d’Adda. A raccontare l'accaduto sono i colleghi di primalamartesana.it.
“L’aborto non è un diritto, è un delitto”
Un cartello provocatorio è stato affisso la scorsa settimana di fianco alla sagoma di una donna con al centro la data che celebrava il 1978, anno in cui è stata emanata la legge della Repubblica Italiana che ha depenalizzato e disciplinato le modalità di accesso all’aborto.
Una conquista e un diritto per gli organizzatori dell’installazione artistica, l’associazione Ponti di cotone e la locale sezione dell’Acli di Cassano d’Adda. E’ stata posta lungo la cancellata di via Dante Alighieri, che costeggia il parco del Centro culturale, insieme ad altre sagome femminili con altre date significative legate alle conquiste delle donne.
Ma quella dedicata alla legge sull’aborto ha provocato la reazione di uno studente di Filosofia, Nicolò De Maestri che insieme a don Simone Duchi, sacerdote vicario presso la chiesa di Santa Maria Immacolata e San Zeno, ha deciso di affiggere a fianco un cartello con un’eloquente frase: “L’aborto non è un diritto, è un delitto”.
Le reazioni
Il cartello ha subito generato centinaia di reazioni sui social, tanto che nel giro di poche ore è stato rimosso dai membri di Ponte di cotone, insieme alla sagoma legata alla data del 1978. L’intento di chi aveva deciso di dare vita all’installazione artistica non era infatti di innescare una accesa polemica. Dopodiché, passato qualche giorno, in settimana gli autori del cartello provocatorio hanno deciso di venire allo scoperto rivendicandone ufficialmente la paternità.
“La polemica che è nata indica quanto la questione sia ancora attuale e dibattuta. Possiamo dire di aver ottenuto ciò che volevamo: riaccendere i riflettori su un tema tanto importante quanto troppo spesso banalizzato“
Queste le parole di Nicolò De Maestri, studente di Filosofia all’Università Cattolica di Milano. Il sacerdote, invece ha motivato così il suo gesto.
“Il nostro messaggio non voleva essere espressione di un’ideologia, ma una semplice constatazione: dobbiamo partire dal principio secondo cui una sola cosa accomuna tutti gli uomini, e cioè l’essere figli. Nessuno sceglie di esserlo, nessuno sceglie di nascere, e ciò ci rende tutti uguali“