Tre ragazze lanciano letame sul banchetto degli anti-abortisti
Blitz di tre attiviste nella bergamasca, indagano i carabinieri.
Si sono avvicinate fingendosi attiviste interessate e poi hanno rovesciato un vaso colmo di letame sul banchetto degli anti-abortisti del movimento “Pro vita e famiglia”. Il clamoroso “blitz” di protesta è stato organizzato questa mattina, domenica 7 febbraio 2021, a Caravaggio, nella piazza della chiesa parrocchiale dove la rete delle associazioni pro-live avevano organizzato uno stand informativo contro la legge 194. A raccontare l'accaduto sono i colleghi di primatreviglio.it.
Blitz di tre ragazze: letame contro gli anti-abortisti a Caravaggio
Autrici della protesta sono state tre ragazze, ancora non identificate. Con il volto coperto dalla mascherina, si sono avvicinate al banchetto dell’associazione e hanno rovesciato del letame sul banchetto, pieno di volantini e pubblicazioni sul tema della libertà di scelta sull’aborto, sulla legge 194 e sulla pillola del giorno dopo, ribattezzata “pesticida antiumano”.
Dopo il lancio, le tre ragazze si sono allontanate e gli organizzatori, senza parole, hanno chiamato i carabinieri. Sul posto è quindi intervenuta una pattuglia dalla stazione cittadina, che sta indagando. Al momento, stando a quanto emerso, le tre responsabili non sono ancora state identificate.
La campagna #stopaborto e i camion in arrivo
La campagna di “Pro Vita e Famiglia” è arrivata nella Bassa in questi giorni, dopo essere partita da Roma lo scorso 20 gennaio. A livello locale l’iniziativa è sostenuta anche dall’associazione “Noi per la Famiglia”. Oltre al banchetto in piazza di questa mattina, arriveranno domani mattina, lunedì 8 febbraio, anche dei camion recanti cartelloni con slogan contro l’aborto, equiparato dai sostenitori del movimento a un omicidio. Sempre domani, ma nel pomeriggio dopo le 14, i camion-vela dovrebbero spostarsi anche a Treviglio. Non ci saranno tuttavia banchetti, si tratterà di una manifestazione in forma itinerante.
“Con questi cartelloni si vuole mandare un messaggio chiaro: non esiste il diritto di uccidere una persona umana – ha spiegato Flavio Rozza, uno dei promotori della campagna pro life – Dopo oltre quarant’anni dalla legalizzazione dell’aborto, è ancora al centro di accesi dibattiti. Ogni anno vengono praticati in Italia circa 80mila aborti. Ma ogni aborto produce sempre almeno due vittime: il bambino che non vedrà mai la luce e la donna che decide di interrompere la gravidanza. Per le donne il danno può essere a livello mentale, emotivo, psichico, ma anche fisico con complicanze che talvolta possono essere anche molto gravi”.
La scelta di abortire, va però ricordato, non viene fatta a cuor leggero da nessuna donna e proprio per le sue conseguenze non è certo un mezzo per il controllo delle nascite. La legge 194 del 1978 consente peraltro di ricorrere all’aborto solo nei primi 90 giorni di gestazione, mentre tra il quarto e quinto mese è possibile per motivi di natura medica. Prima della legge 194, l’aborto era invece un reato penale.