Eccellenze lecchesi

Corti: "La produzione è ai livelli pre Covid Non registriamo alcuna frenata negli ordini"

La Costamp ha da poco acquisito una commessa da 6 milioni per produrre Giga stampi

Corti: "La produzione è ai livelli pre Covid Non registriamo alcuna frenata negli ordini"
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La manifattura rallenta per il Covid? L'automotive frena per colpa della pandemia e della rivoluzione elettrica? Vero. Ma ci sono pure aziende che dalle crisi riescono a trovare nuove opportunità. L'ennesima conferma arriva da Costamp, azienda quotata a Piazza Affari e specializzata negli stampi in pressofusione per componenti powertrain e strutturali. Una bella società che fattura circa 60 milioni annui e occupa 320 dipendenti distribuiti nei sei stabilimenti produttivi: Sirone (Lecco), Correggio (Reggio Emilia), San Giovanni Persiceto (Bologna), Rivalta (Torino), Azzano Mella e Brescia (Brescia). Una realtà fortemente internazionalizzata che, soprattutto negli ultimi anni, ha saputo creare significative partnership in Usa, Messico, Brasile, Giappone, Cina e India.

Come sta affrontando Costamp questo secondo lockdown imposto dal premier Conte?

«Tutte le attività manifatturiere sono aperte e anche la nostra produzione è proseguita senza alcun problema - esordisce Marco Corti, 55 anni, di Cornate d'Adda, Ad del gruppo industriale di Sirone - Non c'è stato alcun inconveniente neppure operando prevalentemente in due "regioni rosse" e una gialla. Sono diminuite semplicemente le trasferte, gli incontri in presenza con clienti e fornitori, ma abbiamo imparato a lavorare bene in videoconferenza: manca il contatto fisico, la possibilità di concludere una riunione di lavoro con un pranzo o una cena, viene un po' meno anche il rapporto personale e umano, ma dobbiamo adeguarci a queste nuove regole imposte dalla pandemia nella speranza che il vaccino possa archiviare questa fase delicata».

Il Covid-19 ha rallentato la manifattura, mentre l'automotive - settore nel quale opera prevalentemente la sua azienda - ha registrato una brusca frenata ed è nel mezzo della rivoluzione elettrica. Cosa ha comportato tutto ciò per il suo gruppo?

«Dopo il primo lockdown la produzione è tornata ai livelli pre Covid-19. I nostri clienti stanno lavorando a pieno regime, hanno una visione di medio periodo e almeno fino alla primavera prossima non prevedono alcun rallentamento: noi stiamo lavorando a componenti di prodotti che usciranno tra un paio d'anni e non registriamo alcuna frenata negli ordini. Vale anche per il settore automotive che mi pare stia andando meglio rispetto a come spesso viene descritto».

Le auto del futuro, però, avranno una componente meccanica molto inferiore...

«E' vero, ma bisogna essere capaci di capire quali saranno le nuove componenti meccaniche che serviranno alle auto elettriche, avere una visione più ampia e pensare a cosa potrebbe succedere fra cinque/dieci anni. Noi stiamo raccogliendo le prime importanti commesse pure per le auto green ed abbiamo acquisito una commessa da 6 milioni di euro per produrre Giga stampi. Anche questo settore per noi è un'opportunità di business. Non mi spaventano le novità e sono ottimista».

I numeri del primo semestre 2020 di Costamp dicono che il fatturato ha raggiunto i 25,4 milioni, l'Ebitda è cresciuto da 2,9 a 3,6 milioni, mentre l'utile netto è salito da 0,6 a 1,2 milioni.

«L'andamento del primo semestre effettivamente è stato positivo, abbiamo superato bene il primo lockdown, nel secondo semestre - proprio per effetto della pandemia – stiamo valutando come gestire le richieste di spostamento di alcune di loro a gennaio/febbraio 2021

Abbiamo fatto un ricorso molto modesto della Cassa integrazione, preferendo far consumare tutte le ferie arretrate, anche per non penalizzare il potere di acquisto dei nostri collaboratori. Poi abbiamo la fortuna di avere un prodotto esportabile e quindi abbiamo cercato commesse soprattutto nei Paesi in quel momento meno colpiti dalla pandemia e nei mercati aperti. Cosa che stiamo facendo pure in questo momento. L'export per noi vale il 78% del fatturato (tra diretto ed indiretto) e questa propensione all'internazionalizzazione ci sta aiutando».

Come chiuderà il bilancio 2020 del gruppo?

«In qualità di società quotata questa è un’informazione Price Sensitive e non mi è possibile divulgarla. Come anticipavo, in questa fase stiamo gestendo con i clienti le produzioni e alcune sono state spostate a gennaio/febbraio».

Le previsioni per il 2021, invece?

«L’auspicio e la sensazione è che il mercato torni a crescere e con lui anche noi».

Lavorare in fabbrica è sempre sicuro?

«E' sicurissimo. Noi, come la stragrande maggioranza delle aziende, adottiamo regole severissime, siamo stati tra i primi a firmare un protocollo con le organizzazioni sindacali - che ringrazio per la loro disponibilità e collaborazione - e infatti non c'è stato alcun focolaio nei nostri sei stabilimenti; i contagi registrati, seppur minimi, sono avvenuti fuori dall'ambiente di lavoro. Abbiamo la fortuna di lavorare in spazi ampi dove il distanziamento non rappresenta un problema, usiamo le mascherine e tutti i dispositivi di sicurezza, gli ambienti vengono sanificati regolarmente e siamo molto rigidi nel far osservare queste prescrizioni. In questo momento andare al lavoro è una bella medicina antistress e aiuta a guardare al futuro con un pizzico di ottimismo. Spero solo che le scuole vengano riaperte a breve: i giovani si stanno comportando in modo esemplare, ma hanno bisogno di fare lezione in classe per non penalizzare la didattica, di tornare a frequentarsi, di avere rapporti di persona»

Come giudica la gestione della pandemia del Governo Conte?

«Gestire una situazione così complicata è sicuramente difficile: è molto più facile criticare. Con il senno del poi avrei gestito meglio il primo lockdown, mentre in questa seconda fase mi è sembrato corretto dividere le regioni in zone gialle, arancioni e rosse in base ai numeri dei contagi, lasciando condurre una vita abbastanza normale ai cittadini e ai lavoratori. Poi avrei distribuito meno soldi a pioggia e premiato di più le realtà virtuose. Ma, ripeto, non invidio chi in questo momento sta gestendo un problema così complesso. Anche perché adesso stanno emergendo nuove difficoltà legate alle molte attività - soprattutto quelle del turismo, della ristorazione, dei pubblici esercizi - che stanno soffrendo e al disagio che si inizia ad avvertire in una zona seppur più fortunata come la nostra».

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