Inchiesta Covid, la Procura di Bergamo indaga pure sulla partita di Champions Atalanta-Valencia
La Procura di Bergamo ha acquisito l’elenco dei tifosi, tantissimi anche lecchesi soprattutto della Valle San Martino e bergamaschi della zona dell'Isola, presenti allo stadio
La partita di Champions League giocata a San Siro il 19 febbraio tra Atalanta-Valencia, con ogni probabilità, è stata un importante catalizzatore per la diffusione del contagio nella nostra provincia. Per questa ragione la Procura, nell’ambito dell’inchiesta volta ad accertare eventuali responsabilità in merito alla gestione dell’epidemia e del pronto soccorso dell’ospedale Pesenti-Fenaroli, ha acquisito l’elenco dei tifosi, tantissimi anche lecchesi soprattutto della Valle San Martino e bergamaschi della zona dell'Isola, presenti allo stadio per valutare l’esistenza di altri focolai oltre a quello dell’ospedale di Alzano.
Inchiesta Covid, la Procura di Bergamo indaga pure sulla partita di Champions Atalanta-Valencia
Come riportano i colleghi di primabergamo.it i magistrati, come spiegato al Tg3 dal procuratore Antonio Chiappani (già procuratore a Lecco) e dall’aggiunto Maria Cristina Rota, vogliono anche ricostruire il modo in cui i tifosi sono arrivati a San Siro, a bordo di quali mezzi e da dove provenissero, comparando questi dati con quelli relativi a quanti casi ci sono stati nelle località da cui provenivano.
Durante gli accertamenti l’Atalanta ha dimostrato una grande collaborazione, fornendo informazioni sulla composizione dei circa 40 pullman che hanno raggiunto lo stadio milanese. Ulteriori accertamenti sono stati disposti dalla Procura di Bergamo sui viaggiatori in arrivo da Paesi esteri all’aeroporto di Orio al Serio.
Inoltre, nei prossimi giorni sarà sentito a Bergamo l’epidemiologo trentino Stefano Merler, della fondazione Bruno Kessler di Trento, che per primo aveva realizzato una proiezione italiana dei dati cinesi sul Covid-19. Nel frattempo la Procura resta in attesa di una risposta del Ministero degli Esteri in merito alla convocazione dei ricercatori dell’Oms, per i quali Organizzazione ha però opposto l’immunità diplomatica.