La storia

Covid, l'importanza dei gesti piccoli e gentili. Come la telefonata del sindaco

La testimonianza in prima persona di Benedetta Carro, giovane collaboratrice del Giornale di Merate e Primamerate.it residente a Missaglia

Covid, l'importanza dei gesti piccoli e gentili. Come la telefonata del sindaco
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Un gesto inaspettato, semplice, ma giunto in un momento in cui anche solo una parola gentile può rappresentare molto.
Lo ha compiuto il sindaco di Missaglia Bruno Crippa, che come ha fatto durante il primo picco della pandemia e ha continuato a fare anche in questa seconda ondata, è solito telefonare ai cittadini affetti da Covid per sincerarsi delle loro condizioni. Lo ha fatto anche con me. Ho ricevuto la chiamata da parte del primo cittadino durante la mattinata di mercoledì 11 novembre. «Pronto, parlo con Benedetta? Sono il sindaco, la chiamo per sapere come si sente oggi. Spero tutto bene».

Benedetta Carro, collaboratrice del Giornale di Merate e Primamerate.it residente a Missaglia

Qualche giorno prima avevo infatti segnalato al mio medico curante di avere i sintomi del Coronavirus: febbre alta, tosse secca, mal di gola, spossatezza, mancanza di gusto e olfatto. Ero quindi stata aggiunta alla lista dei cosiddetti casi sospetti, in attesa che mi chiamassero dall’Ats per prenotare l’appuntamento per il tampone. La chiamata è giunta alcuni giorni dopo e il test è stato fissato per martedì 10 novembre: mi sono presentata al Cag di Merate per svolgerlo, in quanto studentessa universitaria, oltre che collaboratrice del Giornale di Merate e Primamerate.it.

Nel pomeriggio di venerdì 13 novembre è giunto l’esito: positivo, come immaginavo. La prima reazione è stata la paura. Paura di aver contagiato mia madre e mio fratello che vivono con me, nonostante io sia rimasta in isolamento in camera mia dal giorno della comparsa dei sintomi. Sapevo che al 90% sarebbe stato Covid e non influenza, ma avere tra le mani un foglio stampato che afferma che sei positivo fa tutto un altro effetto.

Gli stati d’animo che provo in questo momento sono un insieme di angoscia, frustrazione, rabbia, ma anche di impotenza, in quanto l’unica cosa che mi resta da fare è restare chiusa nelle quattro mura della mia camera, almeno per altri quindici giorni, come faccio d’altronde già da dieci a questa parte, senza rapporti sociali. Nemmeno con i miei genitori. Non posso lavorare, non posso fare la spesa per i miei nonni e nemmeno vederli, così come non posso incontrare nemmeno mio padre. L’unica cosa che mi dà speranza è sapere che stanno tutti bene, per fortuna, e che la scienza è a un passo dall’aver trovato un vaccino efficace. I miei nonni Alberto e Anna mi danno la forza di non abbattermi, ricordandomi che a volte è necessario stare in casa e passare un po’ di tempo a riflettere, soprattutto quando si è malati. Ho apprezzato davvero tanto il gesto del sindaco di Missaglia, un atto di gentilezza giunto da una figura così importante per il paese e in un momento così delicato. La pandemia è arrivata come un fulmine a ciel sereno ma non bisogna mai smettere di sperare e di  aiutarsi a vicenda.
Benedetta Carro

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