Economia ai tempi del Coronavirus

Covid e metalmeccanica: il 6% delle aziende in crisi è nel Lecchese

38.22 lavoratori lecchesi interessati, ovvero circa il 10% del totale dei lavoratori lombardi coinvolti

Covid e metalmeccanica: il 6% delle aziende in crisi è nel Lecchese
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Covid e metalmeccanica: il 6% delle aziende in crisi è nel Lecchese. Il dato emerge dal dal 49° Rapporto sulle situazioni di crisi dell’Osservatorio della Fim Lombardia, relativo al 1° semestre 2020.

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Covid e metalmeccanica: il 6% delle aziende in crisi è nel Lecchese

Il 5.9% delle aziende lombarde del settore metalmeccanico in crisi a causa delle conseguenze derivanti dalla pandemia da Covid si trova in provincia di Lecco, per un totale di 38.22 lavoratori interessati, ovvero circa il 10% del totale dei lavoratori lombardi coinvolti

Davvero dati preoccupanti che fanno emergere quanto la pandemia abbia impattato in modo inimmaginabile sulle situazioni di crisi dell’industria metalmeccanica lombarda. E la Brianza risulta proprio essere uno dei territori maggiormente coinvolti, assieme a quello di Bergamo e Brescia.

I dati regionali

A livello regionale da gennaio a fine giugno 2020 sono state colpite dalla crisi 18.673 aziende contro le 392 di fine 2019 (+4664%) e 382.885 lavoratori (+2115%; erano 17.288 nel periodo precedente).
“I dati dimostrano quanto l’impatto del Coronavirus sia stato profondo e quanto sia necessario che il piano per l’utilizzo del Recovery fund si concentri su: transizione tecnologica, formazione e politiche attive, investimenti a favore dei soggetti più deboli. Permanendo il divieto di licenziamento e gli ammortizzatori sociali, temiamo un contraccolpo occupazionale nel 2021”, commenta Andrea Donegà, segretario generale della Fim Cisl Lombardia, il sindacato dei lavoratori metalmeccanici.

Nel semestre aumenta il numero delle imprese coinvolte dalla cassa integrazione ordinaria (14.468 aziende contro le 359 del semestre precedente) e il numero di lavoratori coinvolti (339.248 contro i 15.343 del semestre precedente). Aumenta anche il numero delle imprese che hanno fatto ricorso alla cassa straordinaria intendendo, in questo caso, unicamente, la cassa integrazione in deroga, utilizzata da 4.195 aziende (24 nel semestre precedente) per un totale di 43.531 lavoratori coinvolti (1.762 nel semestre precedente). La mobilità, anche e soprattutto per il divieto ai licenziamenti imposto per decreto, resta praticamente costante per quel che riguarda il numero di aziende interessate, ovvero 10 (9 aziende nel semestre precedente) fissando a 106 il numero di lavoratori coinvolti (183 nel semestre precedente).

I lavoratori con il salario più basso rischiano di pagare il prezzo più alto

“Temiamo che i lavoratori più colpiti, alla fine, saranno quelli a salario più basso, occupati in attività a bassi contenuto tecnologico e valore aggiunto, ai margini delle catene globali delle produzioni – sottolinea Donegà -. Il rischio è quello di aumentare le disuguaglianze e la forbice tra alte professionalità, che possono lavorare anche da remoto, e quelle più povere dal punto di vista dei contenuti professionali, con mansioni ripetitive o che necessitano di lavoro in presenza e in prossimità, una condizione resa difficile dal distanziamento. Sono questi i lavoratori che rischiano di pagare il prezzo più alto. Uno scenario a cui dobbiamo opporci con un investimento straordinario in formazione e riqualificazione per non lasciare indietro nessuno”.

Aziende in crisi

“Nella nostra Regione ci sono le filiere produttive maggiormente interessate dai processi di innovazione e al centro del cambiamento tecnologico in corso: automotive (componentistica), macchine utensili, nanotecnologie, sistema spazio e satelliti – conclude Donegà -. Sono alcune delle principali filiere di eccellenza italiana, che hanno bisogno di essere sostenute nella transizione tecnologica che le sta riguardando e che sono in grado di generare ulteriore occupazione”. “È fondamentale – aggiunge – anche l’impegno di Regione Lombardia sulle infrastrutture digitali, spingendo anche sul 5G, sulle politiche attive legate alle esigenze del territorio e delle imprese locali per favorire occupazione e competitività aziendale e sul sostegno all’internazionalizzazione delle produzioni”.

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