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Quo Vadis Impresa? Imprenditori vs studenti a Valmadrera

Si è svolto il terzo e ultimo appuntamento del ciclo di incontri: quattro giovani degli istituti superiori del territorio hanno spiegato come vedono e cosa si aspettano dal mondo del lavoro

Quo Vadis Impresa? Imprenditori vs studenti a Valmadrera

Si è concluso con un appuntamento particolarmente riuscito il ciclo di incontri «Quo Vadis Impresa?», promosso da Clinica San Martino e Varo. Lo scorso martedì a Valmadrera si è svolto l’evento dal titolo «Imprenditori vs studenti. Tra futuro ed esperienza: il lavoro visto da due mondi», con protagonisti ragazzi delle scuole del territorio, imprenditori e stakeholders. Ad aprire la serata è stata Marta Rota di Varo: «È un argomento molto sentito, vivo in prima persona questo matching fra impresa e scuola e sono convinta si possa migliorare». Alberto Pedretti di Clinica San Martino ha aggiunto: «Per noi è importante collaborare con le scuole, far capire loro cosa significa entrare nel mondo del lavoro».

Quo Vadis Impresa? Parola agli studenti

La serata è entrata subito nel vivo con gli interventi degli studenti. «Ho avuto difficoltà nel mio percorso, la scuola non mi piaceva molto, ma l’esperienza scuola-lavoro mi ha fatto scoprire cose che mi interessano davvero, nel concreto nel campo dell’edilizia», ha raccontato Flavio Fumagalli del Liceo Parini di Barzanò, accompagnato dal dirigente Michele Erba. «Per questo oggi mi chiedo: quali caratteristiche cercano le aziende in noi giovani?». Giorgia Colombo del Liceo Leopardi di Lecco, con la preside Paola Perossi, ha aggiunto: «Ho deciso di focalizzarmi sullo smart working perché è una sfida centrale del presente: permette di conciliare vita privata e professionale, soprattutto per le donne, ma se diventa l’unico modo di lavorare può risultare alienante».

Gli interventi dei ragazzi

Alice Bonfanti, dell’Ima di Lecco, con la professoressa Laura Arrigoni, ha sottolineato il valore delle relazioni: «Un dipendente non deve sentirsi un numero. Vorrei trovare un ambiente che mi valorizza, che ascolta le mie idee e le mette in campo. La gerarchia non deve creare distanza: un AD dovrebbe essere una guida e un’ispirazione». Kahdija Seck, della Fondazione Clerici, con Silvia Spreafico, responsabile della sede di Lecco, ha aggiunto: «Il mondo del lavoro cambia in fretta. Bisogna mettersi in gioco, aggiornarsi, essere curiosi. Il tirocinio è fondamentale perché unisce teoria e pratica e fa crescere tantissimo».

Spazio poi a imprenditori e recruiter

Dall’altra parte della sala, imprenditori e recruiter hanno accolto gli studenti con attenzione. «Incontro tanti giovani: chi ha le idee chiare è la cosa più bella per noi», ha riconosciuto Valerie Schena Ehrenberger di Valtellina Lavoro. «Non servono sempre competenze tecniche, conta anche un buon approccio: saper argomentare, essere convincenti, avere disponibilità e chiarezza». Guido Baggioli di Mab ha osservato: «Rimango impressionato da come si presentano. Collaboriamo con le scuole e spesso i ragazzi entrano in azienda… poi però vanno a fare altre esperienze. Ci chiediamo: non siamo abbastanza attrattivi?». Giuseppe Riccardi di AAG Stucchi ha aggiunto: «Abbiamo avuto alto turnover. Forse non siamo stati abbastanza rapidi nel rispondere al loro bisogno di crescere. Dobbiamo capire come coinvolgere davvero i giovani». Martina, laureanda in Scienze della comunicazione, ha chiesto: «Cosa vi aiuta a trattenere i giovani? Cosa vi aspettate da noi?».

Fra aspettative, crisi e complimenti

«Le aspettative dei giovani sono alte e la scuola non tiene il passo», ha commentato Beppe Giussani di Elettrosystem. Federico Martinelli, tra gli organizzatori del Nameless, ha aggiunto: «Vedo responsabilità, voglia di fare. Il mio consiglio è semplice: seguite ciò che vi piace. La passione tiene la barra dritta». Vittorio Addis di Spazio Tecnico ha ricordato: «Il vostro nemico è la velocità, perché non vi dà la possibilità di sbagliare. Fate una pausa, pensate dove volete andare». «Siete mosche bianche», ha osservato Lorenzo Riva, past president di Confindustria Lecco e Sondrio. «Siete nati negli anni della grande crisi, ma avete un compito essenziale: portare idee e forza dentro le aziende».

«Ogni ragazzo ha una bellezza da tirar fuori»

Claudio Pigazzini di Sepam ha aggiunto: «Il mio rammarico maggiore? Mi spiacerebbe se un giovane se ne andasse senza dire “ho fatto una bella esperienza”». Nicoletta Rota di Venerota ha consigliato: «Iniziate da ciò che amate e poi andate a fare ciò che vi piace». Michele Erba ha ricordato: «Ogni ragazzo ha una bellezza da tirar fuori», Laura Arrigoni ha sottolineato: «La scuola deve aprire opportunità», mentre Silvia Spreafico ha aggiunto: «Noi seminiamo. L’errore fa parte del percorso».

Le conclusioni dei ragazzi

A chiudere, le parole più attese sono state quelle dei ragazzi. «Non ci sentiamo eccellenze – ha detto Flavio Fumagalli – ognuno può esserlo in qualcosa. Preferisco pensare che siamo una generazione con una sfida in più». Giorgia Colombo ha aggiunto: «Grazie per l’ascolto: abbiamo ricevuto conferme e opinioni diverse, tutte utili», Alice Bonfanti ha affermato: «Non si arriva da nessuna parte senza una risposta costruttiva reciproca», mentre Kahdija Seck ha concluso: «Abbiamo portato non solo le nostre idee, ma quelle delle nostre classi».