Sono giorni di commozione a Sotto il Monte, perché dopo quattordici anni di pastorale il Santuario si prepara a salutare il suo Rettore, monsignor Claudio Dolcini. Domenica, 14 settembre 2025 l’intera comunità lo ringrazierà con la Messa della comunità alle ore 10:00 e con la Messa dei suoi amati pellegrini alle ore 16:00.
Il Santuario si prepara a salutare monsignor Claudio Dolcini
Per chi lo volesse, è previsto un pranzo a buffet in oratorio, preparato dalla comunità e aperto a tutti.
Ai fedeli sarà in oltre offerta la possibilità di far arrivare a don Claudio un messaggio personale. Chi volesse farlo in forma digitale può scrivere a comunicazione@papagiovanni.org: tutti i pensieri gli verranno consegnati.

La lettera di saluto di don Claudio
Di seguito la lettera di saluto di don Claudio Dolcini ai parrocchiani:
“Carissimi amici del Santuario di Sotto il Monte, carissimi devoti di San Giovanni XXIII, vi raggiungo con quest’ultima lettera per congedarmi da voi. Lo faccio con un po’ di pena nel cuore a motivo della fatica di lasciare questo luogo di grande grazia che è Sotto il Monte. Sono molto contento oltre che onorato di essere stato inviato dal mio Vescovo come parroco di Cattedrale e di tutta Città alta in Bergamo, ma non posso nascondere qualche lacrima nel salutare ciascuno di voi e le tantissime persone che frequentano Sotto il Monte e che ho conosciuto in questi anni. A ciascuno ho legato un po’ di me e ho sentito sempre il vostro affetto e la vostra stima.
È stato un enorme privilegio essere il parroco del Papa e il rettore del santuario che porta il suo nome; non esiste in tutta la Diocesi di Bergamo, ma per me, non esiste posto al mondo, come Sotto il Monte: è unico. Essere “parroco del mondo” è un’esperienza che solo a Sotto il Monte e forse in poche altre parti al mondo può esistere. Quanta gente qui si è sentita accolta, ascoltata, accompagnata nella preghiera, sorretta nella speranza, quanti hanno ritrovato la fede e fiducia in se stessi, quanti hanno trovato consolazione. Io, in maniera del tutto immeritata, ho assistito a questo spettacolo della grazia ed è il patrimonio più ingente che porto con me.
L’esperienza a Sotto il Monte mi ha aiutato come prete a crescere nella fiducia in Dio e a toccare con mano le meraviglie della Sua misericordia. Sì, anche io ho ritrovato slancio per il mio ministero. Quello che ho visto qui mi ha ridato quell’entusiasmo che aveva un po’ perso, e augurerei a tutti i preti del mondo un’esperienza del genere: è rigenerativa per la fede e per la vocazione sacerdotale. Dio compie meraviglie e Papa Giovanni, nella sua semplicità, ne è il tramite che attira e conduce alla fonte della grazia.
Ringrazio ciascuno di voi per questi anni di preghiera insieme, anche a distanza, grazie per la pazienza nel leggermi e per la stima dimostratami da tanti di voi. Vi ringrazio per il bene che volete a questa piccola parrocchia bergamasca che dall’elezione di Papa Giovanni al soglio pontificio è diventata un santuario a cielo aperto.
Un pensiero riconoscente lo rivolgo anche ai tanti volontari, ai sacerdoti e ai collaboratori che con dedizione e generosità hanno reso possibile la vita quotidiana del Santuario e della parrocchia. Senza il loro servizio silenzioso e fedele, tante cose non sarebbero state possibili.
Confido nella vostra preghiera per il mio nuovo incarico e per tutte le persone che mi sono affidate e che incontrerò nel mio ministero; chiedo una preghiera per don Giulio, il mio successore, perché anche lui possa godere della bellezza di questo luogo e toccare con mano il bene che il Signore compie attraverso la persona santa di Papa Giovanni.
Auguro a ciascuno di voi, particolarmente ai malati e a chi sta attraversando un momento di prova, la grazia della perseveranza nella fede e la consolazione che viene dal Signore.
«Sempre caro il mio nido di Sotto il Monte. Io non riesco a spiegare a me stesso l’attaccamento per questo piccolo angolo di mondo, dove nacqui e dove amerei finire in pace i miei giorni» scriveva Papa Giovanni. Quanti di voi, in modi diversi, mi hanno espresso lo stesso sentimento di attaccamento, anche se non nativi, ma pellegrini. Anche io che vi sono stato per quattordici anni posso esprimere gli stessi sentimenti di Papa Giovanni, un legame, che pur andandomene via, resterà immutato: per Sotto il Monte e per ognuno di voi.
A ognuno il mio saluto e la mia benedizione.
Don Claudio”
Il grazie per questi 14 anni insieme
Quattordici anni non si riassumono in poche righe, ma si possono riconoscere nei volti, nei luoghi, nelle memorie che restano. Sono anni che hanno lasciato a Sotto il Monte un segno che va oltre le opere compiute: un santuario a cielo aperto, dove ogni luogo parla di fede e di pace.
“Don Claudio ha insegnato che la santità si incontra nel quotidiano, che l’accoglienza è un gesto semplice, che la memoria può diventare profezia – commentano dal Santuario – Non ha solo costruito spazi, ha intrecciato relazioni. Non ha solo accolto pellegrini, ha insegnato a riconoscere Dio nei passi di ogni giorno. La sua eredità è un popolo che si scopre comunità viva, unita attorno alla memoria di Giovanni XXIII e protesa verso la speranza”.
Come amava dire Giovanni XXIII: «La Chiesa non è un museo da custodire, ma un giardino da coltivare». Sotto il Monte non è un museo: è un giardino vivo, un annuncio che continua a fiorire. La nascita del Giardino della Pace non è stata soltanto una scelta architettonica, ma un modo concreto per dare corpo a quella immagine. E in questo giardino resterà per sempre l’impronta discreta e tenace di un parroco che ha saputo trasformare la storia di un paese in un messaggio per il mondo.