"Timore dazi? Trump vuole solo trattare..."
Parla Lorenzo Della Bella, titolare Studio SDBA e rappresentante di AmCham per le province di Lecco e Sondrio

Scattano i dazi di Donald Trump. Il presidente Usa, sabato scorso, ha dichiarato “guerra” ai suoi tre maggiori partner commerciali, firmando l’ordine esecutivo che, a partire da martedì 4 febbraio, prevede dazi del 25% contro Canada e Messico e del 10% per la Cina. Ma questa è solo la prima “minaccia”, poi parzialmente rientrata. Tra i professionisti che conoscono bene i contorni di questa “guerra” c’è Lorenzo Della Bella, titolare con il fratello Stefano dello Studio SDBA Benefit di Lecco, anche per la sua collaborazione AmCham, l’American Chamber of Commerce in Italy.
Il presidente Trump, dopo le minacce, è passato ai fatti introducendo i primi dazi. Una decisione attesa…
«Non c’erano dubbi in proposito – conferma Lorenzo Della Bella – L’Amministrazione Usa oggi è molto attenta nel riequilibrare la bilancia commerciale con i suoi partner e in questo caso è stata molto efficiente: Trump ha dato mandato di controllare tutti i rapporti commerciali con i Paesi partner per capire come bilanciare entrate ed uscite per adottare immediate contromisure. I rapporti più significativi e sbilanciati sono proprio con Canada, Messico e Cina. Non c’è nessun sentimento di vendetta, motivazioni politiche o altro, alla base c’è un semplice ragionamento di equilibrio dei conti. Con l’Amministrazione Reagan gli Usa avevano favorito una delocalizzazione della produzione, poi progressivamente si sono accorti che questa scelta non andava bene e quindi prima con Obama e poi con Biden sono stati introdotti incentivi fiscali per riportare la produzione negli States. Trump vuole fare ancora di più, vuole introdurre i dazi per riportare la produzione in casa».
In Italia e in Europa queste mosse preoccupano.
«Da noi queste decisioni vengono lette soprattutto attraverso una serie di dietrologie politiche, di minacce, di vendette, ma, ripeto quello che dicevo prima, c’è solo un tentativo di riequilibrare la bilancia commerciale. E’ un ragionamento semplice, tipico della politica commerciale americana. Ed è una manovra finalizzata a “costringere” le aziende straniere che vogliono vendere negli Usa a fabbricare negli Usa: i prodotti stranieri fabbricati negli States non hanno alcun dazio».
L’export italiano verso gli Usa vale 67 miliardi all’anno e non tutte le imprese possono andare a produrre negli States…
«L’Italia esporta il doppio rispetto a quanto importa. I dazi colpiranno tutta l’Europa, non è un mistero, ma la UE difficilmente tratterà per tutto il continente ed è quindi possibile che l’Italia possa svolgere un ruolo importante di mediazione o trattare singolarmente visti i positivi rapporti tra i due Paesi. Il nostro è considerato un Paese stabile con una forte leadership a differenza di Francia e Germania, oltre che un interlocutore privilegiato: è presto per dire cosa succederà esattamente ma queste sono caratteristiche che aiutano. Poi per gli Usa conta quanto un Paese spende per la difesa: noi non spendiamo molto ma ospitiamo diverse basi americane e anche in questo caso, per trattare, siamo in una posizione decisamente più favorevole rispetto a Francia e Germania».
Convincere le PMI lecchesi, brianzole e valtellinesi ad andare negli States però non è semplice. Lei è il referente di AmCham per le province di Lecco e Sondrio
«Le imprese devono imparare a guardare al mercato americano indipendentemente dai dazi. Sono oltre 50 milioni le imprese associate alla US Chamber of Commerce di cui AmCham è la rappresentanza italiana: questa organizzazione ha una rete di relazioni istituzionali ai massimi livelli negli Usa, ma si rapporta anche con Consolati e Ice ed è il partner ideale per entrare nel Usa. Si occupa di tutto: ricerca area, costruzione dell’immobile, analisi dei vantaggi fiscali con i vari Stati. Come rappresentanza italiana di AmCham il prossimo 20 marzo organizzeremo un evento a Milano».
Di che evento si tratta?
«AMCham aderisce al progetto governativo Select Usa e l’evento di Milano sarà un momento ufficiale dove gli imprenditori che aderiranno avranno la possibilità di confrontarsi con i rappresentanti dei 50 Stati Usa per capire come sbarcare negli States. In quell’occasione si potrà capire in quale degli Stati è meglio entrare, dove sono collocati i distretti industriali simili e mettere a gara le Istituzioni anche sul fronte fiscale. In molti casi è possibile ottenere “zero tasse” per i primi 5 anni: la caratteristica principale per ottenere una tassazione free è creare nuovi posti di lavoro. Gli interlocutori hanno potere di firma e in quell’occasione possono pure fare preventivi precisi alle imprese».