LA STORIA

Daniele Beretta e la sua stagione di riscatto: "Il mio sogno è gareggiare nel Mondiale"

Il pilota e meccanico di Missaglia si racconta: "L'enduro per me ha rappresentato una bella boa di salvataggio"

Daniele Beretta e la sua stagione di riscatto: "Il mio sogno è gareggiare nel Mondiale"
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Della sua Ktm 250 è praticamente l’unico a metterci mano. Un po’ per la deformazione professionale di meccanico, un po’ per il modo di vivere l’enduro: lui e la sua moto. Con le sue sensazioni e nient’altro.

Daniele Beretta torna in sella e...sul podio

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Daniele Beretta, primo da sinistra, sul podio di Tradate

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Anche nei momenti complicati della vita il rombo del motore ha risuonato nel cuore e nella testa di Daniele Beretta. È stata una stagione di riscatto per il 39enne di Missaglia che a Tradate, nell’ultima tappa del campionato regionale lombardo Major, è riuscito a conquistare il podio firmando il secondo posto nella classe Master 250 4 Tempi. “Il secondo posto mi dà tanta motivazione – dichiara Beretta – Se guardo a due anni fa ero a un buon livello ma poi per vari motivi mi sono perso per strada. Il mio morale era un po’ a terra a causa di alcuni problemi familiari e quest’anno ho deciso di provare a salire nuovamente in sella alla moto per ritrovarmi. Nelle prime due tappe di Cavriana e Chieve il podio mi era sempre sfuggito, questa volta invece tutto è andato per il verso giusto. Mi sono trovato a mio agio, la moto ha risposto subito bene, anche dai test fatti con il mio amico Cristian Spreafico. Questo risultato supera le mie aspettative e mi dà anche voglia di provare a fare qualcosa di più del campionato regionale per il prossimo anno”.

La passione per le moto e il lavoro di meccanico

La passione per le moto moderne sbocciata da ragazzino, coniugata nel lavoro di meccanico. “Ho iniziato ad andare in moto nel lontano 2002. Nel 2003 a 18 anni vinsi il campionato regionale e feci anche qualche partecipazione a livello nazionale. Nel 2015 ho rivinto il regionale e in generale ho sempre fatto gare con le moto moderne. Perché le moto? I miei zii erano appassionati, anche a scuola tra compagni e amici si usciva in moto: questo insieme di cose mi ha spinto a fare le prime gare. La prima fu a Misinto con una Honda 125, ricordo che ero parecchio agitato e cadevo di continuo. La mia prima vittoria fu invece nel 2003 ad Arcore nella classe Yamaha 125, è la gara che porto ancora nel cuore. Correndo con le moto ho iniziato a lavorare per un’azienda di Ronco Briantino e da lì è partita la mia avventura da meccanico, da circa vent’anni lavoro all’Alpina Raggi di Lomagna. Faccio ruote a raggi un po’ particolari per moto fuoristrada”.

"Se altri toccano la mia moto mi dà fastidio"

Il rapporto con la moto è simbiotico. “Sono un po’ maniaco. Mi dà fastidio se la toccano altre mani che non sono le mie, mi fido di poche persone. E poi deve essere tutto a posto altrimenti non sono tranquillo. Se ci parlo? Normalmente non lo faccio, ma a Tradate l’ho fatto. Diciamo che per me l’enduro ha rappresentato una bella boa di salvataggio: credo sia uno sport molto formativo, insegna a cavarsela quando ti trovi in situazioni difficili. E poi è la mia passione”.

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Hai un sogno nel cassetto? “Mi piacerebbe un giorno provare a partecipare a una gara del mondiale ma sono sempre stato un po’ titubante, un po’ perché ho paura del fallimento. Ma se un giorno ci sarà l’occasione non me la lascerò scappare”. Provando a scrivere di proprio pugno un nuovo capitolo della sua passione.

Michael Tassone

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