Abusava della figlia da quando aveva sei anni, 59enne a processo
L'uomo è imputato per violenza sessuale, compiuta dal 2012 al 2018. La giovane lo ha raccontato prima all'amica, nel 2023, poi alla madre
Abusava della figlia da quando aveva sei anni, 59enne a processo. La prima a cui l'ha confessato è stata un'amica, nel febbraio del 2023. «Mi ha raccontato che veniva toccata dal papà, che così facendo sarebbe rimasta magra e bella». A parlare è proprio l'amica, in veste di testimone, di fronte alla Corte d'Assise. Un terribile caso di violenza compiuto in un paese dell'Isola Bergamasca da un padre, 59enne, ai danni della figlia, ai tempi giovanissima.
Abusava della figlia da quando aveva sei anni, 59enne a processo
L'uomo, come riporta PrimaBergamo, è imputato per violenza sessuale. L'accusa ha ricostruito gli atteggiamenti del 59enne, avvenuti tra il 2012 e il 2018, ovvero quando la ragazza aveva tra i sei e i dodici anni circa. Non rapporti sessuali, ma palpeggiamenti e abusi veri e propri avvenuti in casa, quando la mamma non c'era oppure quando padre e figlia si trovavano in vacanza da soli.
Una sera di febbraio 2023 la ragazza ha confessato quanto era avvenuto a un'amica. Un mese dopo ne parla alla madre, che a novembre dell'anno prima aveva lasciato casa: il matrimonio tra lei e il marito era ormai agli sgoccioli, ma al tempo ancora non erano separati. La vittima non avrebbe rivelato tutto in un colpo solo, ma gradualmente. E nel frattempo, fino a giugno 2023, aveva continuato a vivere insieme al padre.
Il padre un uomo «narcisista»
A nessuno erano venuti dei sospetti: la ragazza aveva un buon rendimento scolastico, non aveva comportamenti particolari o disturbi, diceva che poteva contare sul padre. A spiegarlo, in aula, una psicologa che si è rapportata con la famiglia, in risposta agli avvocati che difendono il 59enne. È sempre la psicologa a raccontare un altro caso che le ha riferito la giovane.
«Tornavano da un centro commerciale - ha spiegato -, la mamma guidava, il papà le ha messo le mani nelle mutandine». L'avvocato di parte civile Roberto Ganni (la ragazza è parte civile nel processo) ha sottolineato anche il carattere dell'uomo, spiegato dalla stessa psicologa nelle relazioni: si parla di un'inclinazione a «modalità narcisistiche».
Alla madre, poi, è stato chiesto perché avesse permesso alla figlia di vivere dal padre nonostante il dramma. Ha replicato che la giovane «non si sentiva minacciata, mi ha detto che tutto questo non si verificava più». Sempre la donna ha raccontato del rapporto tempestoso tra le due: la figlia è arrabbiata, ha spiegato, l'avrebbe voluta più presente.
Ha parlato, poi, di un sospetto abbonamento a siti pornografici. In casa si utilizzava una chiavetta USB per la rete Wi-Fi, di cui è lei l'intestataria. Un giorno ha ricevuto un sms per la sottoscrizione di un abbonamento da 5 euro a un portale pornografico. Abbonamento di cui, tuttavia, non vi è traccia: né sul cellulare, né sui notebook e le penne USB. Non è stato trovato nemmeno materiale eliminato.