La nuova vita di Michael Agazzi: "Formazione e dare valore ai ragazzi"

Gli anni della serie A, del Cagliari e del Milan, sono ormai lontani, ricordi sbiaditi di una carriera vissuta senza rimorsi e ripensamenti. Il presente e futuro di Michael Agazzi è la formazione, i suoi ragazzi ma soprattutto una missione: dare valore alla sua Dimensione Saga.

La nuova vita di Michael Agazzi: il progetto Dimensione Saga

Il 40enne di Villa d’Adda, terminata la carriera sportiva ha deciso di dare un taglio importante alla propria vita. La famiglia, con cui oggi risiede a Curno, e lo studio che dopo la laurea magistrale in Scienze Motorie con indirizzo calcistico ha dato luce al suo progetto, nato in collaborazione con Matteo Moranda, dal nome Dimensione Saga. “Già ai tempi di quando giocavo ero terrorizzato dal futuro – racconta Agazzi – Di cosa potesse succedere, perché uno può fare anche tante presenze e ottenere gli obiettivi prefissati in carriera ma quando finisce tutto devi avere delle competenze per proseguire il tuo percorso di crescita e di vita. La mia società, l’Asd Dimensione Saga, ha come obiettivo di far star bene le persone e aiutarle a raggiungere i propri obiettivi. Facciamo formazione ad aziende pubbliche e private, anche mio “fratello” Matteo crede tantissimo in questo aspetto”.

Foto 1 di 2

Foto 2 di 2

L’ex portiere è oggi coordinare dell’area Academy Saga e inoltre tra i fondatori dell’Accademia del portiere “Saga Goalkeeper” seguendo quasi un centinaio di giovani portieri sparsi per la provincia e non solo. “Ci occupiamo di progetti sportivi tra gli altri, percorsi individuali con ragazzi e ragazze magari etichettati con problematiche, per cucire loro addosso e accompagnarli in un processo di crescita. L’area kids inoltre si avvale di alcune strutture tra Locate, Curno, Azzano e inoltre ho un progetto con il Mapello Calcio dove seguo i portieri della loro attività di base. Era un mio grande sogno poter creare un’accademia di un ruolo così importante come il portiere e che ho fatto mio per tanti anni. Tutti i giorni ho a che fare con ragazzi che hanno livelli disparati, a me non interessa questo ma aiutarli attraverso un approccio metodologico che ha come primo obiettivo il divertimento, senza non si riesce ad apprendere. L’altro è la sicurezza da cui non ci si può scappare e poi la formazione personale, che indirettamente acquisisco stando con i ragazzi e la consapevolezza di riuscire a dare valore a loro e a quel che faccio. La partita poi è il mezzo migliore per allenare i miei giocatori”.

"Non so se oggi riuscirei a giocare"

Competenze e insegnamento in un calcio che corre veloce, come il pallone sul campo. “Adoro il calcio, lo amo e sono un vero appassionato – prosegue Agazzi – Rispetto ai miei tempi è cambiato molto in questi anni, oggi non so se io riuscirei a giocarci perché oggi è indispensabile sapere giocare con i piedi mentre io ero un portiere futurista, che amava uscire sulle palle alte. Oggi il portiere deve essere anche colui che sa fare valutazioni, nel gioco, ma anche riconoscere il numero di giocatori che ha davanti nelle diverse situazioni di gioco. Adesso quello che manca è la voglia di sperimentarsi e aggiornarsi, capire come si sta evolvendo il pallone: alcuni sono bravi ma tantissimi non sono preparati ad esempio ad avere a che fare con i bambini e le loro esigenze”.

Le manca il calcio giocato? “No. Non ho mai avuto un giorno di ripensamento. Credo che la vita abbia in sé un inizio e una fine, l’importante è scegliere quando. Conosco tanti colleghi che non hanno accettato questo, io invece ho visto nel calcio un’altra missione: la mia formazione e cercare di dare valore a chi mi incontra e in quello che faccio”.

Michael Tassone