I segreti della continuità aziendale: se ne è parlato con «Quo Vadis Impresa?»
Lunedì 23 settembre si è svolto il primo incontro del ciclo promosso da Varo e da Clinica San Martino di Malgrate
Quali sono i segreti della continuità aziendale? Come va affrontato il passaggio generazionale? Sono queste le domande principali a cui si è cercato di rispondere lo scorso lunedì, durante l’incontro svoltosi al VaroLoft di Valmadrera e intitolato appunto «La continuità aziendale. Solo una questione di fiducia?». Si è trattato del primo evento del ciclo «Quo Vadis Impresa? Gli strumenti per raggiungere l’eccellenza», ovvero un’iniziativa promossa da Varo e da Clinica San Martino di Malgrate, con la collaborazione del gruppo editoriale Netweek.
I segreti della continuità aziendale
Ad aprire la serata, introducendo il percorso che ha portato alla nascita di «Quo Vadis Impresa?», è stato Alberto Pedretti, Direttore Generale di Clinica San Martino: «Le aziende del territorio hanno tanti punti in comune, spesso anche le problematiche sono le medesime - ha spiegato - ma non esiste un punto d’incontro dove poterne discutere. Con Marta Rota abbiamo pensato ad un ciclo di tre incontri per iniziare a mettere sul piatto alcune tematiche, ragionando insieme su come affrontarle. I macropunti individuati sono la continuità aziendale, il welfare e la comunicazione con i dipendenti. L’obiettivo è offrire spunti e riflessioni interessanti per tutti: abbiamo scelto relatori con esperienza ma comprensibili da chiunque». La parola è passata poi alla padrona di casa, ovvero Marta Rota, Ceo dell’azienda Varo di Valmadrera: «Penso che sia molto bello il fatto che gli imprenditori stessi organizzino eventi del genere - ha affermato - significa che abbiamo bisogno di confronto, di tirar fuori qualcosa di valore».
L’intervento di Francesco Fabiano
L’incontro è entrato nel vivo con l’intervento di Francesco Fabiano, mental coach, formatore, docente e autore: «L’essere umano è centrale per la vita di un’azienda, per le sue fortune e per il suo successo - ha esordito - perciò è fondamentale occuparsi di questo aspetto, anche perché tutti sappiamo che due-tre persone valide sono in grado di cambiare le sorti di un’area dell’azienda e allo stesso modo siamo a conoscenza del fatto che sospetti e divergenze incidano sul lavoro». Il focus si è spostato poi sul passaggio generazionale: «Prima serve comprendere le persone, quali sono le loro aspettative, le paure, i desideri, che modalità di pensare l’azienda hanno, quale tipo di contributo vogliono dare. Questo è un processo chiave, che con i rapporti affettivi diventa ancora più complesso e necessita di maggiore attenzione. Personalmente sostengo percorsi e incontri che possano facilitare il confronto: la presenza di una figura terza è d’aiuto, rappresenta un elemento di mediazione estraneo che favorisce la creazione di un territorio comune di condivisione. In sostanza offro una mano a persone e aziende per la semplificazione, facendo sì che le scelte prese poggino su solide fondamenta. Aggiungo poi il passaggio intramanageriale: anche in questo caso i manager devono far sì che dietro di loro cresca una seconda fila pronta a raccogliere il testimone: il momento è sempre delicato e decisivo, sia per i manager che per la famiglia». Infine una battuta su ciò che viene definita «leggerezza»: «Quando si parla di passaggio generazionale le aziende compiono un viaggio verso il futuro in cui non si hanno ancora tutti gli elementi in tasca - ha concluso Fabiano - ma è proprio attraverso il viaggio che ci si porta a casa quel che serve e che è necessario per chi prenderà il testimone per connettersi al meglio con l’eredità di chi è arrivato prima di loro. Per fare ciò sono importanti tre attitudini, nel business e nella vita: positività, semplicità e velocità, quest’ultima intesa come capacità di cogliere al volo le opportunità e metterle a terra».
Le parole di Dario Righetti
Il secondo ospite dell’incontro di Valmadrera è stato Dario Righetti, amministratore indipendente, consulente aziendale e presidente della Pallavolo Picco Lecco: «Il tema del passaggio generazionale è fondamentale per qualsiasi organizzazione, piccola, media e grande. Voglio iniziare con alcune considerazioni da porsi in occasione di questi processi. Inizio rivolgendomi agli imprenditori over 70: avete più amore per l’ego personale o per la vostra azienda? Serve comprendere il momento giusto per lasciare ai successori. Questi dovranno essere valutati, in base a competenze e conoscenze, non soltanto tecniche, non soltanto in termini di soft skills ma anche e soprattutto in leadership, una competenza che può essere formata nel tempo. Continuiamo con i successori: formazione interna o esterna? In base alla mia esperienza dico esterna, lavorare due-tre anni fuori dall’azienda di famiglia permette una serie di vantaggi. Servirà poi una valutazione ulteriore in caso di figli/parenti: qui subentrano infatti logiche parentali, perciò potrebbe essere una buona idea rivolgersi ad una figura esterna. Infine è utile capire se i successori hanno interesse o meno a continuare in azienda. Quindi azionista o imprenditore? Sono due ruoli differenti, perciò è una domanda da porsi sempre». Righetti, attingendo dalla sua ampia esperienza, ha portato poi esempi concreti di passaggi generazionali che ha vissuto in prima persona: «Il compito degli imprenditori è aiutare i successori a trovare le giuste motivazioni attraverso le quali possano ricoprire il ruolo di leader - ha proseguito - penso quindi all’accesso all’istruzione, alla formazione, al lavoro e all’occupazione. Sono gli ingredienti che permettono alla nuova generazione di esprimere il proprio potenziale, ma è importante che gli over 70 abbiamo davvero a cuore l’azienda, dando fiducia alle persone. Serve offrire autonomia, farli crescere, sfruttare la tecnologia che i giovani hanno nel dna. Agli over 70 dico che sarete ricordati non solo per cosa avete fatto e per i risultati ottenuti, ma anche per il come l’avete fatto».
Le riflessioni degli ospiti presenti
Gli interventi di Francesco Fabiano e Dario Righetti hanno sollecitato la platea di imprenditori presenti al VaroLoft di Valmadrera. A partire da Marco Corti, Presidente e AD di Costamp Group: «In base alla mia esperienza è impossibile generalizzare quando si parla di passaggio generazionale, non esiste un modello univoco. Mi è piaciuta molto la parola “condivisione”, fondamentale per coinvolgere tutti in azienda. Dalla crisi del 2022 abbiamo ristrutturato completamente la nostra realtà, facendo interagire tutti: abbiamo scoperto che gli uomini a nostra disposizione sono meglio di come noi pensiamo siano, bastava dare loro la possibilità di esprimersi». A rispondere è stato Fabiano: «Si può migliorare solo quando si mette a fuoco qualche aspetto in cui abbiamo difficoltà . Se riusciamo, con umiltà e disponibilità, a metterlo sul tavolo, allora il limite diventa una risorsa e si crea un clima maggiormente costruttivo». È toccato poi a Lorenzo Della Bella, dell’omonimo studio lecchese: «Il talento si può trasmettere? Credo possano passare buon nome e volontà, ma portare la responsabilità di avere un talento è forse troppo pesante per qualcuno».
Questione di talento
La risposta di Righetti: «Il talento o lo si ha oppure no, ma a volte si può diventare più bravi, dato che formazione e lavoro sono solide fondamenta. Penso perciò che il talento sia più legato al mondo sportivo, mentre in quello imprenditoriale competenza e conoscenza siano determinanti». Continua Fabiano: «Esiste il talento imprenditoriale, ovvero una certa capacità intellettiva, di fare. Ma è necessario vedere gli obiettivi che ci diamo: i talenti si possono costruire, allenare, attrarre dall’esterno. L’azienda è un corpo vivo, in evoluzione e l’imprenditore è colui che è capace di risolvere i problemi». A concludere l’incontro è stato l’intervento di Lorenzo Riva di Electro Adda, past president di Confindustria Lecco e Sondrio: «Può accadere che il figlio non sia all’altezza, perciò è inutile inserirlo in azienda. Si tratta di un momento difficile per un padre, ma serve ricorrere al passaggio manageriale. Se i figli non hanno capacità potranno essere azionisti, ma solo se sapranno rispettare il consiglio d’amministrazione che porta avanti l’azienda. Davanti a tutto ci devono essere l’azienda e il suo futuro, per tutte quelle persone che ogni giorno ci consentono di fare il lavoro più bello del mondo, l’imprenditore».