In provincia di Lecco parte la raccolta firme per abrogare la legge sull'Autonomia differenziata
Riva: "Noi abbiamo bisogno di aprirci al mondo, non di chiuderci dentro una regione"
"Noi abbiamo bisogno di aprirci al mondo, non di chiuderci dentro una regione". Così nella mattinata di oggi, mercoledì 24 luglio 2024, il segretario della Cgil Lecco Diego Riva ha "aperto" la campagna di raccolta firme per l’indizione di un referendum popolare che cancelli la legge sull’Autonomia Differenziata (Legge 86/2024), approvata dalla maggioranza parlamentare nel giugno scorso. Lo ha fatto in piazza XX Settembre, nel cuore della città, insieme ai rappresentanti dei partiti e delle associazioni lecchesi che hanno dato vita ad un Coordinamento referendario locale.
Autonomia Differenziata: a Lecco parte la campagna referendaria per abrogarla
"Un gruppo che è una articolazione territoriale del Comitato promotore nazionale che ha deciso di di "mobilitarsi per cancellare questa legge iniqua e contraria ai principi costituzionali - ha proseguito Riva - Siamo 12 realtà, Alleanza Verdi Sinistra, Anpi, Arci, Cgil, Emergency, Forum Salute Mentale, Legambiente, Movimento 5 Stelle, Pd, Psi, Rifondazione Comunista e Udi che credono fermamente che sia importante tenere insieme il paese e non dividerlo favorendo le diseguaglianze e creando cittadini di serie A e cittadini di serie B. Perchè è questo quello che la leggere farà. Noi non riusciamo a vedere, nell'operato di questo Governo una strategia, una visione che permetta ai più deboli di uscire dalle difficoltà. Non vediamo una visione per la scuola, non vediamo una visione per la sanità. Non vediamo una visione di comunità. Noi ci mettiamo in gioco perché siamo convinti che i principi di universalità solidarietà , ben espressi nella nostra Costituzione, siano fondamentali. Noi la nostra carta costituzionale la vogliamo applicare, loro la vogliono cambiare".
Ma quali sono, secondo il Comitato, le criticità insite nella legge sulla Autonomia differenziata? Questa legge permette alle Regioni di richiedere allo Stato il trasferimento di un ampio ventaglio di competenze su materie fondamentali tra cui la sanità, l’istruzione, le infrastrutture, i trasporti, le politiche ambientali ed energetiche, il commercio con l’estero. Il provvedimento stabilisce inoltre che il passaggio di competenze dallo Stato alle Regioni possa essere attuato solo dopo la definizione a livello nazionale dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) da garantire a tutti i cittadini, senza però che da ciò derivino nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Dal momento che ogni Regione potrà rivendicare maggiore autonomia decisionale in una o più materie, l’Italia diventerebbe una sorta di “Paese arlecchino” dove, a seconda del territorio, ci sono regole diverse e diversi sono i diritti dei cittadini. Per evitare questo rischio non è certo sufficiente stabilire LEP uguali per tutti, perchè già oggi esistono grandi differenze di spesa pubblica tra Nord e Sud ed è quindi evidente che, senza la possibilità di incrementare gli investimenti economici nelle regioni più svantaggiate, non ci sarà nessuna possibilità di colmare le diseguaglianze sociali e territoriali, che tenderanno invece ad aumentare. Non si tratta però solo di un problema del Mezzogiorno: l’Autonomia Differenziata spacca l’Italia in tante piccole patrie, condannando il Paese nel suo complesso all’irrilevanza politica ed economica e pregiudicando così le prospettive anche del sistema produttivo del centro-nord; lo stesso discorso vale per il Sistema Sanitario Nazionale, dal momento che le Regioni saranno ancora più libere di accelerare il processo di privatizzazione in atto e così il diritto alla salute per i cittadini - quelli lombardi sono particolarmente coinvolti - sarà sempre più riservato a chi potrà permetterselo".
In una sorta di staffetta i rappresentanti delle associazioni hanno posto l'accento sui diversi aspetti di una legge che considerano contrastante nei confronti dei principi valoriali della Costituzione, in particolare quelli contenuti nell’articolo 2 (adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale), nell’articolo 3 (uguaglianza dei cittadini) e nell’articolo 5 (la Repubblica una e indivisibile).
"La tutela ambientale è stata inserita nella nostra Costituzione e la lotta alla crisi climatica è una tematica che deve essere affrontata a livello sovranazionale. E' quindi assolutamente anacronistico pensare di poter avere politiche frammentate e differenziate su questo front2" ha sottolineato Diletta Negri di Legambiente. Una legge che ha il sapore del "secessionismo di memoria Bossiana" l'ha definita Raffaella Cerrato dell'Udi mentre Enrico Avagnina dell'Anpi ha ricordato i sacrifici compiuti dai partigiani per avere un'Italia libera e unita". E ancora Guerrino Donegà del Forum salute mentale ha ovviamente puntato il dito sul rischio di una ulteriore frammentazione della sanità.
Presenti anche i rappresentanti dei partiti: Christian Perego per il movimento Cinque Stelle, Raffaella Lamberti di Rifondazione Comunista, Emanuele Manzoni di Alleanza verdi e Sinistra. "L'Italia è già un paese spaccato, non solo tra Nord e Sud, ma anche tra centri e periferie - ha detto quest'ultimo - Viviamo già una disgregazione del tessuto sociale che con questa legge verrà enfatizzata. C'è poi della vera ipocrisia in quanti l'hanno votata e la sostengono: parlano tanto di autonomia delle regioni e poi quando le regioni non riescono a finire i progetti si appellano a Roma. Un esempio lampante lo abbiamo qui sul nostro territorio con la Lecco Bergamo".
"Il mondo sta andando in una direzione opposta, il mondi ha bisogno di una Europa forte e noi proponiamo invece una Italia debole e frammentata con l'autonomia differenziata - ha aggiunto il segretario provinciale del Pd Manuel Tropenscovino - E chi pensa che la questione riguardi più il sud che il nord si sbaglia di grosso. Perché? Lo dimostrano i servizi che gestisce Regione Lombardia. Penso al disastro Trenord o alla sanità che va sempre di più verso la privatizzazione".
Affinché la richiesta di referendum abrogativo vada a buon fine è necessario raccogliere 500mila firme a livello nazionale entro il 30 settembre 2024. "È possibile sottoscrivere la petizione sia in modalità cartacea, nei banchetti pubblici e nei luoghi di lavoro, sia a breve anche in modalità online tramite Spid, accedendo al sito www.referendumautonomiadifferenziata.com" hanno chiosato i membri del Comitato lanciando un appello a tutti i lecchesi perchè aderiscano.