Tanti documenti inediti, le registrazioni delle telefonate dei genitori con le forze dell'ordine, con la pm e con i giornalisti. Ma anche e soprattutto le parole di Massimo Bossetti che dal carcere di Bollate racconta la sua verità a distanza di 14 anni dall'omicidio e sei dalla condanna definitiva all'ergastolo.
Nella prima parte della docuserie, prodotta da Quarantadue, diretta da Gianluca Neri e scritta con Carlo Gabardini e Elena Grillone con la collaborazione di Alessandro Casati, Cristina Gobbetti, Camilla Paternò, si ricostruiscono i fatti sin dalla sera della scomparsa della giovanissima ginnasta, che abitava con i genitori a Brembate Sopra.
Parlano i giornalisti locali, che quotidianamente hanno seguito la vicenda, ma anche quelli delle emittenti televisive nazionali che nel corso dei mesi hanno dato vita alle più disparate ipotesi sulla sorte della ragazzina.
Si sentono le registrazioni delle telefonate che mamma Maura e papà Fulvio fanno con parenti, amici, forze dell'ordine, la pm Letizia Ruggeri e con gli stessi giornalisti che inevitabilmente li hanno a lungo "assediati".
Si ripercorrono gli aspetti salienti della vicenda, come quella dell'arresto del marocchino Mohamed Fikri, inizialmente accusato di essere l'assassino di Yara e rivelatosi poi innocente. Ci sono i tamponi a tappeto per individuare il Dna compatibile con "Ignoto 1", la relazione extraconiugale di Ester Arzuffi, mamma di Massimo Bossetti, e quindi il blitz che ha portato alle manette nei confronti di quello che tre gradi di giudizio hanno stabilito essere l'assassino di Yara.
Le parole di Massimo Bossetti
Proprio Bossetti per la prima volta a distanza di anni parla davanti alle telecamere: si mostra abbronzato, in camicia, alterna dichiarazioni seduto davanti alla telecamera a qualche immagine seduto nel cortile del carcere di Bollate o mentre calcia un pallone.
Piange, non risparmia frecciate ai genitori della vittima ("se fosse stata mia figlia alla prima udienza non sarei mancato, loro invece non c'erano" afferma), alimenta sospetti sull'insegnante di ginnastica di Yara, sul custode della palestra, parla di sua moglie, dei figli e ovviamente si dichiara innocente.
Oltre a lui parla la moglie Marita Comi, che non ha mai smesso di credere all'innocenza del marito.
Una miniserie che riapre una ferita mai chiusa, non solo per i genitori e i parenti della giovane Yara Gambirasio, ma per un intero territorio - quello dell'Isola Bergamasca - che si ritrova nuovamente sotto i riflettori.