Ndrangheta, la provincia di Lecco spartita da due clan
Sono 24 le "locali" in Lombardia, due delle quali nel capoluogo e a Calolziocorte: questo è quanto emerge dalla relazione semestrale della Divisione Investigativa Antimafia (Dia)
"La ‘ndrangheta, nata come ordine malavitoso di tipo rituale esclusivamente calabrese, da tempo ha oltrepassato i confini regionali, diventando un network criminale capace di agire con grande disinvoltura nei contesti più diversificati, con un’accentuata vocazione verso i comparti economici, finanziari ed imprenditoriali. La crescita esponenziale della delittuosità di tipo transnazionale, che trova nel narcotraffico l’espressione più immediata di guadagno illegale, ha dato un valore aggiunto macrocriminale alle cosche e ai locali presenti in Italia e all’estero".
E’ questo l’incipit della relazione semestrale della Divisione Investigativa Antimafia (Dia) presentata la scorsa settimana e riferita al periodo fra gennaio e giugno 2023.
Una relazione che prende in considerazione le diverse aree dove la ‘ndrangheta si è infiltrata. In Lombardia ci sono 24 locali (struttura di coordinamento delle 'ndrine che necessita però di almeno 49 affiliati per essere costituita) due dei quali si trovano a Lecco: quella del capoluogo e quella di Calolzio. Tanto più che la longa manus della mafia sta ancora cercando di raggiungere gli investimenti legati al Pnrr e alle Olimpiadi di Milano-Cortina.
'Ndrangheta: due clan si spartiscono il Lecchese
"Per quanto riguarda le infiltrazioni nell’economia legale in Lombardia - spiega infatti il documento - lo straordinario flusso di capitali immesso nel sistema economico italiano dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), può rappresentare un’opportunità per le organizzazioni criminali che, con particolare evidenza in questo territorio, hanno una forte vocazione imprenditoriale. Nell’opera di monitoraggio e prevenzione adottata dalle Prefetture delle province lombarde nel semestre in esame sono stati emessi complessivamente 25 provvedimenti interdittivi di cui due a Lecco».
Dall’esame dei provvedimenti interdittivi emessi è emersa una propensione dei gruppi criminali mafiosi a essere presenti in una pluralità di settori economici e imprenditoriali. «Quello della ristorazione è risultato indubbiamente il più attrattivo - si legge ancora nel testo - Tale settore è stato infatti interessato dall’emissione di 6 provvedimenti interdittivi (5 disposti dalla Prefettura di Milano e 1 dalla Prefettura di Lecco) che hanno raggiunto altrettante imprese verosimilmente infltrate dalla criminalità calabrese».
Complessivamente nel 2023 sono state 11 le interdittive antimafia emesse dalla Prefettura di Lecco. «La provincia di Lecco - aveva fatto sapere il prefetto Sergio Pomponio in un comunicato - caratterizzata da un florido tessuto produttivo composto da un elevato numero di grandi, medie e piccole imprese, è in grado di esercitare un forte richiamo per il progressivo radicamento sul territorio della criminalità organizzata, che non si limita ad infiltrarsi nel tessuto economico-sociale, ma rappresenta oramai un'insidia particolarmente impegnativa». Di qui le conclusioni di Pomponio. «Nel Lecchese sono presenti diversi soggetti “interessanti” per affiliazione e collegamenti con importanti sodalizi del sud Italia, in particolare con la ‘ndrangheta».
Secondo la relazione semestrale della Dia inoltre «con riferimento alla ‘ndrangheta sono emersi interessi anche nell’edilizia, in ambito immobiliare e nella manutenzione e riparazione di autoveicoli. Le Prefetture di Varese e Lecco hanno disposto singoli provvedimenti a carico di imprese attive, rispettivamente, nella raccolta di rifiuti solidi urbani e nella formazione per le imprese».
L’interesse di gruppi delinquenziali, anche non collegati alla criminalità organizzata, permane pure nella commissione dei reati connessi allo stoccaggio di rifiuti in discariche, false dichiarazioni spesso contestuali ad ipotesi di riciclaggio, autoriciclaggio e fatturazioni per operazioni inesistenti.