Per l’Inail è morto, ma lui è vivo e vegeto
Martedì scorso Ivan Andreatta, 50enne di Verderio, ha ricevuto un’incredibile comunicazione dall’Istituto contro gli infortuni sul lavoro
Per l’Inail è morto, ma lui è vivo e vegeto. Ha dell'incredibile la vicenda capitata a Ivan Andreatta, 50enne di Verderio, che nei giorni scorsi ha ricevuto una comunicazione dall'Istituto contro gli infortuni sul lavoro che lo dava per morto.
Per l'Inail è morto, ma lui è vivo e vegeto: Ivan Andreatta racconta cosa è successo
Quando Ivan Andreatta, operaio cinquantenne residente a Verderio, ha visto l’intestazione della lettera inviatagli dall’Inail ha preso un colpo. Perché per l’Istituto nazionale assicurazione contro gli infortuni sul lavoro lui è morto. Non a caso hanno scritto sì alla sua abitazione di Verderio, ma presso il figlio.
«Si è preso atto - scrive l’Istituto nazionale assicurazione contro gli infortuni sul lavoro - che l’assicurato in oggetto è deceduto. La prestazione economica di euro 81,29 maturata in vita sarà pagata agli eredi».
Il verderese fu vittima di un incidente nel dicembre 1996
Evidentemente, a distanza di anni da un incidente occorso all’operaio nel dicembre 1996, cui seguì il pagamento di un’indennità, l’Inail si è accorta che per errore non ha pagato tutto il dovuto. «Morto» l’assistito si è quindi rivolta agli eredi per liquidare una piccola cifra, la stessa che Andreatta ha ricevuto mensilmente per dieci anni dopo l’incidente.
«Non mi aspettavo nulla dall’Inail perché la pratica è chiusa da tempo - ha sottolineato Andreatta, che è venuto in redazione a raccontarci la vicenda - e quando ho letto l’oggetto della lettera ci sono rimasto malissimo. Poi col passare dei giorni, prima parlandone con mio figlio e poi con i colleghi al lavoro, ci ho scherzato su e ora sorrido quando la faccio leggere ad altri».
In verità anche a noi, quando abbiamo letto la missiva, è venuto da sorridere. Anche perché Andreatta aveva fatto il misterioso; era venuto in redazione anticipandoci che aveva da raccontare una storia che poteva essere interessante. Nulla più. In verità la sua vicenda ha dell’incredibile.
Per cercare di spiegare come l’Inail può essere incappato in un errore simile - anche se in realtà una spiegazione non c’è - occorre fare un passo indietro di qualche anno e risalire all’infortunio patito da quello che al tempo era un giovane operaio di Merate.
Era il 17 dicembre del 1996 quando Andreatta, finito il turno di notte alla ditta «Lamp» di Verderio, stava facendo rientro a casa a Merate. In via Milano, poco dopo il passaggio a livello della Sernovella, venne urtato da un camion con rimorchio e finì a terra. Fu vittima di un pirata della strada perché il camionista non si fermò e non venne mai rintracciato. Nessuno vide nulla, neanche l’appello lanciato dalla madre del giovane Andreatta dalle colonne del Giornale di Merate purtroppo sortì alcun effetto. Nella caduta l’operaio si procurò una frattura scomposta all’omero che venne ridotta con un intervento chirurgico e applicazione di una placca all’ospedale di Merate; seguirono quattro mesi di infortunio per la riabilitazione.
Per dieci anni ha ricevuto un'indennità mensile per l'incidente
Perché occorre ricordare che se un incidente, come in questo caso, avviene nel tragitto casa-lavoro e lavoro-casa, rientra nel novero degli infortuni, quindi è l’Inail a farsi carico dell’infortunato, non l’Inps.
«In effetti così è stato e per 10 anni ho ricevuto un’indennità mensile di 81,29 euro che guarda caso è uguale al conguaglio che mi ha inviato l’Inail. Poi nel 2006 c’è stata la rivalutazione dell’invalidità e ho avuto un assegno che in sostanza chiudeva la pratica. E in effetti io dal 2006 l’Inail non l’ho più sentito».
Fino a martedì scorso, quando è arrivata l’incredibile lettera. A quel punto cosa ha fatto?
«Dopo la brutta sorpresa, perché ripeto, ci sono rimasto davvero male, ho chiamato l’Inail di Lecco, visto che la lettera arrivava da lì. Era evidente che neanche loro sapevano spiegare come poteva essere accaduta una cosa del genere. Hanno parlato prima di un cavillo burocratico, poi di un problema del computer. In sostanza spiegazioni non erano in grado di darmene, ma mi hanno promesso che chiuderanno qui la questione».
Andreatta è vivo e vegeto e continua a fare l'operaio
Andreatta è vivo e vegeto e continua a fare l’operaio... Il decesso, se possiamo scherzarci sopra, spera arrivi un po’ più in là... Oggi come abbiamo detto abita a Verderio e lavora a Lomagna, alla Avient di via Piave. Quindi l’Inps, a differenza dell’Inail, sa benissimo che non è deceduto.
«Mi chiedo come sia possibile - ha sottolineato - che due istituti importanti come l’Inps e l’Inail non dialoghino fra loro; se verso i contributi Inps come faccio a risultare deceduto?».
L’operaio c’è rimasto proprio male per l’accaduto e ha voluto rendere pubblico il fatto perché non si capacita di come nel 2023 si possano commettere simili errori. Certo, ora ci scherza su, ma quando ha letto nero su bianco che era deceduto non ha certo sorriso.
Una vicenda che richiama alla memoria uno dei libri più famosi di Pirandello, «Il fu Mattia Pascal», dove il protagonista del romanzo scopre di essere morto leggendo il suo necrologio sul giornale. Ed è lì che decide di dare una svolta alla sua vita, mentre ad Andreatta sta bene continuare così. Da vivo, beninteso.