Mandic

Rigettato il ricorso del medico molesto che scrisse sul referto "cane buongustaio"

Dopo l’allontanamento aveva chiesto di essere reintegrato nel Pronto soccorso di Merate ma il suo ricorso è stato rigettato dalla sezione lavoro del Tribunale di Lecco

Rigettato il ricorso del medico molesto che scrisse sul referto "cane buongustaio"
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Dopo l’allontanamento aveva chiesto di essere reintegrato nel Pronto soccorso di Merate ma il suo ricorso è stato rigettato dalla sezione lavoro del Tribunale di Lecco. Si chiude così un altro capitolo con protagonista il medico che scrisse «cane buongustaio» sul referto seguito alla visita di una giovane paziente che si era presentata al Mandic con una profonda ferita ad una natica, dovuta al morso di un molosso. Il caso, lo ricordiamo, era emerso a seguito di un articolo del nostro Giornale in cui riportammo la versione della ragazza (resa inequivocabile dal referto che il medico le consegnò dopo averla visitata) e fece parecchio clamore, con la notizia ripresa nelle giornate successive da gran parte della stampa locale e nazionale.

Rigettato il ricorso del medico molesto che scrisse sul referto "cane buongustaio"

A seguito della pubblicazione di un ampio servizio sul Giornale di Merate e della segnalazione fatta all’Urp (Ufficio relazioni al pubblico) dalla giovane che si era sentita molestata, l’Asst di Lecco aveva chiesto alla società che aveva fornito il medico, la Medicalpama, di allontanare il professionista, avviando delle indagini interne. A distanza di alcune settimane il medico chiese tuttavia di essere reintegrato ma le sue speranze di poter tornare ad operare (e probabilmente di non perdere i 17mila euro mensili che guadagnava per i servizi prestati al Pronto soccorso del Mandic) si sono dissolte con il decreto di rigetto emesso il 20 ottobre dalla giudice Federica Trovò.

Aveva molestato verbalmente una paziente morsa da un cane alla natica

I fatti risalgono alla notte tra il 25 e il 26 luglio. Il medico visitò la giovane recatasi al Pronto soccorso del Mandic con una brutta ferita ad una natica, dovuta al morso di un cane. Nel corso della visita, il medico in questione fece una serie di osservazioni sgradevoli alla paziente definendo il cane che l'aveva morsa «buongustaio».
Dopo l’accaduto, l'Asst di Lecco chiese alla società Medicalpama, il 2 agosto, di sostituire il medico autore del referto sessista, facendo leva sulla clausola di gradimento prevista all'articolo 7 del contratto di appalto stipulato, in ragione della quale «in qualsiasi momento l'Asst può richiedere l'allontanamento del personale ritenuto non idoneo per giustificati motivi che l'aggiudicatario dovrà prontamente sostituire».
Nel ricorso avanzato davanti al Tribunale di Lecco, il medico sosteneva che questa clausola fosse nulla, «in quanto elusiva dei doveri inderogabili sanciti dall'articolo 2103, commi 8 e 9 del Codice Civile e dell'articolo 18, comma 5 bis, del Decreto legislativo numero 276/2003, che in buona sostanza vietano il trasferimento del lavoratore se non per comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive. Il giudice del lavoro ha tuttavia ritenuto infondato questo aspetto in quanto riferito a lavoratori subordinati e non a lavoratori autonomi come il medico in questione. Sottolineando questo aspetto, il giudice ha ricordato che la scrittura privata stipulata tra il medico in questione e la società Medicalpama per l'affidamento di incarico professionale prevede che «l'attività verrà svolta dal collaboratore nell'ambito di un rapporto di lavoro autonomo, senza vincolo di subordinazione».
Il Tribunale ha rigettato in toto il ricorso del medico, anche per quanto riguarda le istanze avanzate da quest'ultimo per quanto riguarda i mancati introiti dovuti all'allontanamento. Secondo il giudice del lavoro, che sottolinea come il medico avesse percepito circa 17mila euro al mese per l'attività svolta nel Pronto soccorso di Merate in quanto specialista in chirurgia d'urgenza e che, oltretutto, presta attività ambulatoriale nell'Ospedale di Salerno, alla perdita di guadagno determinata dal venire meno dell'incarico per l'Asst di Lecco il medico «possa far fronte con risorse economiche provenienti da risparmi o comunque dall'esercizio dell'attività libero professionale».
Rigettate tutte le sue istanze, il medico è stato infine condannato a pagare le spese del giudizio all'Asst di Lecco.

 

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