Camera di commercio, matrimonio fallimentare
Il cammino dell’ente è stato oggettivamente faticoso. Serve recuperare una maggiore condivisione tra i due rami del lago. La diminuzione dei consiglieri da 33 a 25 membri crea qualche tensione...
Il problema della Camera di commercio non è la residenza del presidente. Che sia lecchese o comasco, alla fine, poco importa. Importa che sia una persona autorevole, competente, capace, dotato di carisma e di visione, in grado di garantire pari dignità alle imprese dei due territori. In questi primi quattro anni di vita il cammino dell’ente camerale è stato oggettivamente faticoso e le risorse sono state distribuite spesso in mille rivoli anzichè su progetti strategici.
Camera di Commercio: questo matrimonio è un fallimento
Le sfide su entrambe le sponde del lago sono molte, dall’over turismo alle Olimpiadi invernali del 2026. Insomma il tempo per porre rimedio non manca, ma adesso non bisogna più tergiversare. E per costruire qualcosa di ambizioso bisogna partire da una maggiore coesione tra Como e Lecco. Questo matrimonio sino ad oggi non ha funzionato bene. E’ una questione oggettiva, del resto basta fare un giro tra tutte le associazioni di rappresentanza lecchesi per intercettare un vistoso e diffuso malessere. Ecco perchè affidare la presidenza a un esponente lecchese – a patto che venga scelto un candidato di tutto rispetto come dicevamo prima - può essere un segnale importante. Significa anche mantenere fede a un gentlemen agreement.
Fatta questa doverosa premessa, come avevamo anticipato settimana scorsa, le grandi manovre per il rinnovo della Camera di commercio sono iniziate. A breve le varie associazioni dovranno comunicare i numeri dei propri iscritti affinchè vengano stabiliti i diversi pesi elettorali. E questo sta già creando qualche tensione perche il Consiglio camerale scenderà da 33 a 25 membri, 3 dei quali dovranno essere espressione di Sindacato, Libere professioni e Consumatori, mentre la Giunta camerale resterà composta da 7 persone, oltre al presidente. I “grandi elettori” nel 2019 erano stati: Confindustria 7, Artigianato 6, Commercio e Servizi alle imprese 5, Turismo 2, Agricoltura, Cooperative, Credito e assicurazioni, Trasporti, Sindacati, Consumatori, Libere professioni e altri settori 1.
Le associazioni più rappresentative rischiano di perdere un consigliere, in qualche caso pure due, mentre qualche rappresentanza potrebbe essere addirittura annullata. E questo non gioca a favore di una distensione e rende ancora più complicato il tema degli apparentamenti nel caso in cui la strada di una candidatura unitaria e condivisa dovesse risultare impercorribile.
Da qui a fine marzo, però, c’è il tempo affinchè questo periodo elettorale possa svolgersi nel migliore dei modi. Magari anche su un percorso di trasparenza. Cosa che non abbiamo notato in questi ultime settimane limitatamente a una semplice richiesta di accesso agli atti, come descriviamo nel box qui a fianco…