Trasporti

Problemi di sicurezza Covid sui treni, lettera aperta dei pendolari

Comitati e associazioni di pendolari hanno scritto una lettera alle prefetture lombarde, piemontesi e venete lamentando le condizioni di sicurezza nelle fermate e a bordo dei treni Trenord alla luce delle disposizioni anti-contagio da Coronavirus.

Problemi di sicurezza Covid sui treni, lettera aperta dei pendolari
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Comitati e associazioni di pendolari hanno scritto una lettera alle prefetture lombarde, piemontesi e venete lamentando le condizioni di sicurezza nelle fermate e a bordo dei treni Trenord alla luce delle disposizioni anti-contagio da Coronavirus.

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Coronavirus: problemi di sicurezza sui treni, lettera aperta dei pendolari

Distanze a bordo, accessi contingentati ai vagoni, obbligo di mascherina e sanificazioni sono alcune delle regole inserite nei protocolli per il trasporto pubblico locale. Ma mentre Trenord si avvicina al ritorno delle corse a pieno regime, sul fronte della sicurezza si può (e si deve) fare di più. Le segnalazioni dei pendolari che sono tornati in carrozza in queste settimane testimoniano le tante carenze ancora presenti, che si sommano alle difficoltà “croniche” nel far rispettare le regole a bordo.

La lettera dei pendolari

Riportiamo quindi la lettera aperta di associazioni e comitati di pendolari:

È risaputo che il servizio Ferroviario Regionale lombardo è da anni vittima di mancate condizioni di sicurezza per i viaggiatori, con scarsa efficacia di controlli e interventi da parte del personale a vario titolo preposto, nonostante i noti e diversi incontri di coordinamento che si sono già tenuti tra alcuni Uffici del Territorio, Regione e Impresa di Trasporto.

Ancora prima che esplodesse l’emergenza sanitaria, era ben noto come il personale dell’Impresa Ferroviaria, addetto all’ordinario presenziamento dei convogli, non fosse in grado di garantire le necessarie operazioni di assistenza alla clientela, antievasione e contestazione di altre eventuali irregolarità, trovandosi a sua volta facile preda di aggressioni verbali o fisiche (talvolta a mano armata e spesso confrontandosi con soggetti legati al mercato di sostanze stupefacenti) da parte di una riprovevole minoranza di viaggiatori, non trovando adeguata assistenza né da parte della Sala Operativa aziendale né da parte della Pubblica Autorità, e dovendosi anche giustificare di fronte all’utenza del ritardo accumulato nel tentativo, spesso vano, di contattare e attendere l’arrivo sul posto delle Forze dell’Ordine presenti sul Territorio.

A questa situazione, a seguito dei vari e ben noti Decreti e Ordinanze che come sappiamo regolano la fase di ripresa delle attività durante l’emergenza sanitaria si sono sovrapposti (ma non sostituiti):

  • L’obbligo di coprire naso e bocca all’esterno della propria abitazione e in particolare sui mezzi pubblici;
  • L’obbligo di distanziamento sociale con l’inibizione all’utilizzo del 50% dei posti seduti e la quasi completa eliminazione dei posti in piedi;
  • Il rischio residuo, sia per i viaggiatori che per il personale di bordo, di contrarre la malattia nel caso alcuni soggetti non rispettino scrupolosamente le prescrizioni.

Gli obblighi che i viaggiatori devono rispettare divengono quindi maggiori sia per numero, sia per importanza. Tuttavia, a tale maggiorazione non ne è corrisposta una analoga nella certezza dei controlli, che anzi temiamo possano essere ulteriormente dissuasi dalla paura del contagio.

L’esperienza dei pendolari

La lettera riporta alcune testimonianze dei cittadini tornati a prendere i treni per spostarsi:

“C’era un mucchio di gente senza mascherina. Il Capotreno non si è mai visto. C’erano persone sedute anche sui sedili dove “non è consentito sedere”. Ho dovuto più volte cambiare carrozza proprio per evitare questo salire e scendere di gente senza mascherina. Davvero vergognoso”.

Viaggiatore salito a San Zenone al Lambro sul treno S1 23280 (Lodi 14.23 – Milano Bovisa 15.24 – Saronno 15.52) il 29 maggio 2020

“Le persone continuano a salire sui treni senza mascherina. Tanto non li controlla nessuno quindi anche se è obbligatorio in realtà possono fare tutto quello che vogliono”.

Viaggiatrice salita a Milano Repubblica sul treno S1 23284/10855 (Lodi 14.53 – Milano Bovisa 15.54 – Saronno 16.22) il 30 maggio 2020

La speranza è che si tratti di casi circostanziati, ma la nostra esperienza (deludente in ambito di sicurezza e rispetto delle regole) ci porta fatalmente a considerarli come emblematici”.

Le proposte e richieste dei pendolari

I firmatari della lettera provano a suggerire (e a richiedere) alcuni interventi necessari per garantire a tutti, pendolari e addetti al servizio, un viaggio sicuro:

“Uffici Territoriali del Governo:

  • incrementare la capacità di reazione della Polizia Ferroviaria o, in subordine, delle altre Forze dell’Ordine disponibili, con l’obiettivo di garantire l’arrivo sul posto entro quindici (15) minuti in qualunque località di servizio e a qualunque orario;
  • Presidio permanente della Polizia Ferroviaria, oltre che nelle stazioni dei capoluoghi, anche in tutti i principali nodi dove si concentrano i viaggiatori e lungo le tratte più note per la circolazione di spacciatori e tossicodipendenti, e comunque per situazioni di degrado (es. Saronno-Como Lago, Saronno-Seregno, Monza-Carnate-Lecco, Varese-Treviglio, Milano Rogoredo-Lodi…);
  • Affiancare sempre almeno un Agente di Polizia armato alle squadre antievasione aziendali.

Regione Lombardia:

  • Chiarire lo stato di avanzamento e i risultati finora ottenuti con riferimento alla LR 6/2015 e alla DGR XI/745, art. 4 che consentono di identificare come Polizia Amministrativa gli agenti accertatori dipendenti da soggetti privati, gestori di un servizio pubblico.

Trenord:

  • Procedere al potenziamento delle squadre antievasione, che sono formate appositamente per gestire con rigore e professionalità la presenza di soggetti dal comportamento inidoneo e hanno dimostrato negli anni di essere lo strumento aziendale più adeguato, confortante ed efficiente;
  • Completare l’installazione delle telecamere di sicurezza sui materiali rotabili che ne sono ancora privi, almeno quelli che non incorreranno in dismissione entro l’anno 2025.

Riportiamo infine alcune soluzioni che sono state tentate o ipotizzate, che a nostro avviso comportano inefficacia e costi inutili e di cui non raccomandiamo l’impiego:

    • L’assunzione di Guardie Particolari Giurate si è dimostrata totalmente priva di effetti concreti poiché queste erano pienamente legittimate ad agire solo in presenza del Capotreno; tuttavia, buona parte dei Capitreno non si sentiva sufficientemente tutelata da esse e ne trascurava quindi la presenza, lasciandole sedute in vettura per praticamente tutto il tragitto assegnato;
    • L’installazione sistematica di sistemi di tornelli o barriere, per diverse considerazioni: non è materialmente possibile chiudere l’accesso a tantissime località periferiche; si rischia addirittura di incentivare l’accesso di viaggiatori irregolari passando dalla linea ferroviaria; in alcune località (es. Bergamo, Saronno, Gallarate) il sottopassaggio della stazione costituisce anche un importante percorso di mobilità pedonale urbana; in assenza del sistema di bigliettazione elettronica integrata di cui alla DGR IX/2672 e s.m.i. non è possibile garantire la compatibilità della tecnologia di bigliettazione dei titoli di viaggio (vista la loro eccessiva varietà) con quella installata ai punti di accesso; nelle more di tale compatibilità, l’Impresa di Trasporto è costretta a lasciare almeno un varco ad accesso libero e, qualora non siano individuate le risorse necessarie a presenziarlo con controllo a vista, tale varco costituisce un vero e proprio foro per l’intero sistema; la capacità di filtro del personale con tale incarico si è comunque dimostrata quasi del tutto inconsistente. Le stazioni del Passante Ferroviario di Milano, che per loro natura si prestano più agevolmente e utilmente al filtro degli ingressi e che sono state inaugurate con i tornelli, in sedici anni non ne hanno mai visto il funzionamento rigoroso per più di qualche settimana consecutiva, a più riprese, e costituiscono un elemento di scarsissima credibilità; il personale occasionalmente presente in passato era più attento a rimproverare i ragazzini che scattavano fotografie che a sorvegliare realmente gli accessi.

 

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