A Merate

Daniele Novara, conferenza sugli eccessi delle neurodiagnosi infantili

L'evento si è svolto nella serata di martedì 5 aprile ed è stato il secondo appuntamento previsto con la rassegna "Genitorialità ed inclusione" organizzata dall'associazione Dietro La Lavagna, che due settimane fa aveva ospitato il filosofo Umberto Galimberti

Daniele Novara, conferenza sugli eccessi delle neurodiagnosi infantili
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Daniele Novara, conferenza sugli eccessi delle neurodiagnosi infantili da tutto esaurito nell'auditorium comunale di Merate. L'evento si è svolto nella serata di martedì 5 aprile ed è stato il secondo appuntamento previsto con la rassegna "Genitorialità ed inclusione" organizzata dall'associazione Dietro La Lavagna, che due settimane fa aveva ospitato il filosofo Umberto Galimberti.

Daniele Novara, tutto esaurito in auditorium per parlare dell'epidemia di disturbi neuropsichiatrici infantili

Se il filosofo Umberto Galimberti, tre settimane prima, aveva infierito senza esclusione di colpi sul sistema educativo scolastico, definendolo un «completo disastro», quello del pedagogista Daniele Novara è stato il colpo di grazia definitivo. Un’analisi, la sua, che si è concentrata sulla «epidemia» di disturbi neuropsichiatrici infantili, con sempre più diagnosi di autismo e disfunzioni varie che vengono attribuite ai bambini, nella maggior parte dei casi incolpevoli e marchiati a vita da etichette sbagliate. Così come tre settimane fa, l’evento organizzato dall’associazione Dietro La Lavagna ha riscosso particolare successo: genitori e insegnanti hanno letteralmente riempito, nella serata di mercoledì 4 aprile, l’auditorium comunale Giusi Spezzaferri.

La serata si è aperta con le parole della presidente del sodalizio, Maria Rosa Panzera, che ha introdotto l’ospite. Novara, originario di Piacenza, è un apprezzato pedagogista, autore, conuselor e formatore. Nel 1989 ha fondato il Cpp (Centro psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti), mentre dal 2004 è docente del Master in Formazione Interculturale presso l’Università Cattolica di Milano. A quello di Panzera è seguito l’intervento dell’assessore Franca Maggioni, la quale si è detta particolarmente interessata alla tematica visti i notevoli aumenti di spesa che il Comune si è trovato a fronteggiare negli ultimi anni per sopperire ad un crescente bisogno nelle scuole meratesi di insegnanti di sostegno.

Arricchito spesso e volentieri da note ironiche e battute sferzanti, il discorso che il dottor Novara ha tenuto di fronte alla nutrita platea è partito dall’immagine di un bambino di 7 anni, Roberto, dal sorriso quasi provocatorio. «Che impressione vi fa questo bambino? - ha esordito il pedagogista – Sorride troppo, vero? Beh sì, sembra quasi farsi beffe di noi. Roberto ha una vita particolare. Si addormenta alle 22.30 e dorme per otto ore, tutte nel lettone con i genitori. Passa ore davanti allo smartphone, la mamma lo chiama amore e lo bacia sulle labbra. I compiti non li fa lui, ma la mamma o la nonna perché si sa, è importante combattere anche l’analfabetismo di ritorno. E poi, oggi come oggi vengono valutati anche i voti e le famiglie non vogliono sentirsi inquisite. Poi arriva il giorno in cui la maestra chiama la mamma e le racconta cosa fa Roberto: ultimamente è un po’ spavaldo, si butta per terra, non rispetta le consegne e disturba la classe. “Lo faccia vedere” conclude l’insegnante. La mamma, sprofondata nell’imbarazzo, le risponde “Va bene, lo porto dal pediatra?”. A questo punto la maestra si infuria. “Ma quale pediatra, qui ci vuole il neuropsichiatra infantile!”».

Così facendo, secondo il dottor Novara, i centri di neuropsichiatria infantile negli ultimi anni hanno iniziato ad avere un aumento considerevole di richieste. Eppure, ha proseguito il pedagogista, non ci si chiede quasi mai se quello del proprio bambino o della propria bambina non sia piuttosto un problema di tipo educativo, anziché neuropsichiatrico. «Posso assicurarvi che nel centro che dirigo, almeno la metà dei bambini che osserviamo non dormono – ha spiegato il dottor Novara – E’ solo questo il loro problema. I genitori non capiscono più che un sonno regolare incide cento volte di più di quanto mangiano i bambini. Oggi gli alunni di prima elementare dormono otto ore. Vuol dire che ne perdono due al giorno e dieci a settimana. Cioè un giorno. E quel giorno agisce sulle sinapsi neurocelebrali, rendendo la vita diurna impossibile. I bambini arrivano a scuola distratti, ipercinetici, tutti sintomi validi per fare loro una neurocertificazione».
Il dottor Novara ha continuato l’analisi paragonando questa crescente tendenza a ricorrere alle neurocertificazioni per giustificare le disfunzioni comportamentali dei più piccoli, che spesso coincidono solamente a delle carenze di stampo educativo, a quelle che un tempo erano la “caccia” alle tonsille, gli scarponi che correggevano i piedi storti o l’abolizione del mancinismo. «Ogni epoca ha le sue mode: noi abbiamo quella delle certificazioni – ha affermato il pedagogista – Quella in atto sembra essere una vera e propria epidemia di disturbi neuropsichiatrici infantili».

Da sinistra: l'assessore Franca Maggioni, Maria Rosa Panzera e Daniele Novara

I dati in Italia: triplicati i casi di disotrografia, discalculia e disgrafia

Per rafforzare le proprie tesi, il dottor Novara si è fatto aiutare da alcuni significativi dati raccolti. I casi di dislessia, ad esempio, in Italia sono passati da 93.926 dell'anno scolastico 2013/2014 ai 198.128 del 2020/2021. Continuando a paragonare le due annate, nel giro di sette anni anche i casi di disgrafia, disortografia e discalculia sono più che triplicati. I disgrafici, ha spiegato il dottor Novara, sono passati da 30.093 a 99.769, i disortografici da 36.964 a 117.849 e i discalculici da 33.257 a 108.577. «Questi non sono veri disabili, ma bambini etichettati – ha proseguito – E un altro dato che ci conferma questa tendenza praticamente ossimorica è l’aumento esponenziale che sta avendo il numero di insegnanti nelle scuole. Come è possibile che aumentino se l’anno prossimo si prevedono 100mila alunni in meno nelle scuole italiane?».
Altro dato significativo fornito dal dottor Novara è la spesa per l'assistenza educativa nelle scuole, passata nel Comune di Milano, preso da esempio, dai 3.206.739 euro del 2006 agli 8.891.476 del 2016.

«Come facciamo a sostenere questi costi? - ha proseguito Novara – A questo punto non possiamo più nemmeno pensare di finanziare un programma di prevenzione educativa, ma nemmeno un consiglio comunale dei ragazzi o un parco giochi. E siccome non si fa niente, perché non ci sono soldi, a quel punto si fanno le neurocertificazioni. E’ un gatto che si morde la coda».

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