E’ morta suor Maria dell’Eucarestia: un lutto che colpisce l’intera comunità di Missaglia e il convento delle suore benedettine di Milano dove la religiosa si trovava dall’età di 23 anni. Domani, martedì 4 aprile, sarà celebrato il funerale alle 10 in Basilica a Missaglia.
E’ morta suor Maria dell’Eucarestia
Una donna di fede, allegra e positiva e sempre pronta a tendere una mano per aiutare chiunque ne avesse bisogno. Molto attiva, ha sempre tenuto fede alla regola benedettina dell’ora et labora. Così la comunità oggi ricorda suor Maria, all’anagrafe Carla Besana, morta sabato a 83 anni.
Anche le Sorelle a la Madre Superiora del monastero san Benedetto di Milano, dove suor Maria ha passato gran parte della sua vita, la hanno voluta ricordare con grande affetto: “La sua nascita fu ritenuta un miracolo della Madonna dalla sua mamma, che in precedenza aveva avuto il grande dolore di perdere altri figli. Fin dall’inizio della sua vita mamma Teresina la affidò alla Vergine Assunta, molto venerata a Missaglia: la sua statua, che ha una storia di prodigi e miracoli, è oggetto di speciale devozione nella basilica prepositurale che le è intitolata. Carla, cresciuta in un clima di fede sincera, iniziò presto a lavorare nel campo della pelletteria, in cui trovava modo di esprimere la sua abilità manuale e artistica. Fin da adolescente scelse di essere Figlia di Maria e membro dell’Azione Cattolica. Coltivò con cordiale allegria e serena bontà tante belle amicizie unite dal comune vincolo di una fede semplice e generosa, che ben rifletteva il clima allora diffuso tra la gente di Missaglia. Da questa cittadina al nostro Monastero approdarono infatti altre due Sorelle, una prima e una dopo l’entrata di suor Maria. L’attenzione all’orientamento vocazionale era una predisposizione marcata nel suo confessore, don Livio, uomo spirituale e pieno di sapienza, capace di formare persone serene e altruiste, solide e convinte nella fede”.
“Quanti piacevoli racconti abbiamo ascoltato durante le ricreazioni delle belle liturgie, delle processioni eucaristiche e mariane seguite con devozione dalla nostra Sorella che ancora ricordava i canti in cui la sua voce melodiosa esprimeva lo slancio gioioso del cuore! Ma ci divertivano anche le narrazioni di marachelle in cui da ragazza si sbizzarriva con le amiche, specialmente alle spalle delle buone Suore della Riparazione, allora numerose a Missaglia, dove avevano un fiorente noviziato. I ritiri presso di loro erano occasione di ricarica spirituale, ma anche di grandiose birichinate, come ingressi non autorizzati in clausura per improvvisare scherzi inimmaginabili nelle celle delle suore! Non si contano le invasioni nei giardini altrui per rubacchiare frutta o fiori, con lo stile allegro di Sant’Agostino prima della sua conversione! Ma nel frattempo maturava l’attrattiva per la nostra vocazione monastica ed eucaristica, benché non mancassero i pretendenti. Era per noi divertente ascoltare il vivace racconto che suor. Maria faceva dell’ardente dichiarazione di un ragazzo ricevuta proprio la sera prima di entrare in monastero. Lei gli aveva voltato le spalle dicendo che era stato preceduto da un Altro e se n’era andata via di corsa! La famiglia, unita e compatta nella fede, la accompagnò sempre con fedele affetto e condivisione”.
Il 13 maggio 1962, poi, l’ingresso in convento: “Entrò in monastero pochi mesi prima che iniziasse il Concilio, vivendo in prima persona i passaggi notevoli di mentalità, di usi e di disciplina monastica di quel tempo speciale. Nella vita del noviziato, allora abbastanza numeroso, non mancava mai di esprimersi la sua vis comica, né si smentiva la sua disinvolta tranquillità davanti agli occhi severi della Madre Maestra o della Madre Priora, quando ne aveva combinato qualcuna delle sue; tutto per lei era naturale: che cosa c’era di male?! L’ingresso di una postulante qualche mese dopo di lei fu una sorpresa straordinaria, perché allora si teneva segreta la notizia al noviziato. Quando sentì suonare campane e campanelli in modo un po’ speciale, emozionatissima, all’invito della Madre Maestra a farsi avanti con l’acqua benedetta per accogliere la nuova Sorella secondo gli usi di allora, si presentò con un disinfettante, per fortuna molto odoroso, risparmiando così alla malcapitata una doccia spiacevole… Sempre generosa, capace di affrontare fatiche senza farlo pesare, era spesso la prima ad offrirsi per lavori straordinari o faticosi, tanto che Madre Cecilia, quando era Priora, le diceva affettuosamente che si poteva considerarla “l’asinello del monastero”!”.
“Iniziò il noviziato l’11 febbraio del 1963 assumendo un nome che univa le sue più sentite devozioni, all’Eucaristia e alla Madonna, in perfetta sintonia con il carisma mectildiano. Emise i voti temporanei il 30 giugno 1964, quelli solenni il 29 settembre 1967, sempre insieme alla Sorella che aveva tentato di “disinfettare” bene all’ingresso: Madre Geltrude del Divin Cuore. Per questo la chiamava “la mia gemella” e infatti anche il Giubileo d’oro fu celebrato insieme nel 2014. La Madre priora, Madre Teresa di Gesù, per rispondere a una richiesta di aiuto delle nostre consorelle del Monastero di Parigi, si rivolse a suor. Maria dopo la sua professione temporanea: senza alcuna esitazione o obiezione, accettò di andarvi per più di un anno pur non sapendo una parola di francese. Là aiutò le Sorelle in cucina e nelle varie incombenze domestiche, divertendole con il suo francese maccheronico, che in realtà era dialetto lombardo con accenti esotici. Al suo ritorno toccò a noi divertirci perché sfoggiava novità linguistiche con la sua abituale e amena disinvoltura. Partita snella, ritornò grassottella: spiegava che il regime alimentare era basato su pommes de terre e sulle paste avanzate ogni giorno che la pasticceria vicina donava alle monache. Dotata di una bella voce di contralto, amava molto il canto liturgico e vi portava con senso di responsabilità il suo contributo; fedelissima e diligente, non mancava mai quando si facevano prove o si imparava qualche nuovo canto. Era felice quando d’estate si trascorreva qualche tempo nella casa di Sant’Omobono e, mai abbandonando la sua fanciullesca vivacità, prendeva un palo e saltava le balze della collinetta imitando nientemeno che… Tarzan!”.
“Per obbedienza si dedicò allo studio per conseguire il diploma di maestra della scuola di infanzia e poté quindi dedicarsi poi con affettuosa e materna attenzione ai bimbi della nostra scuola interna, cui trasmetteva non solo nozioni e abilità, ma anche l’amore per Gesù. Era meraviglioso vedere questi piccoli salire le scale dell’altare con i loro passini incerti e poi, fermarsi davanti al tabernacolo per parlare a Gesù con lunghe chiacchierate e fresche preghiere ingenue e fiduciose, imploranti magari la guarigione del gattino o, a volte – ed è triste! – la pace tra mamma e papà. Bellissimi erano poi i presepi viventi, le recite, i canti: i genitori ne erano incantati e forse la maestra si divertiva ancor più dei bambini, che per via del suo nome –Maria– la identificavano tranquillamente con la mamma di Gesù. L’esercizio delle recite con i bimbi servì di rodaggio per i numerosi spettacoli offerti alla comunità nelle feste onomastiche: era l’anima dei vari ruoli con pittoreschi travestimenti e imitazioni quanto mai comiche. In seguito alla chiusura della scuola non restò certo in ozio: dopo aver frequentato un corso di iconografia, di cui provvidenzialmente era giunta notizia, cominciò a dedicarsi con il solito entusiasmo a questa attività artistica che le permise di esprimere spirito contemplativo e creatività fino a quando cominciarono a venir meno la vista e la salute. Ma questo suo impegno aprì un’attività che anche ora prosegue”.
“Si dedicò con il consueto impegno appassionato all’apicoltura, che procurò molto dolcissimo miele e a suor. Maria e suor. Bertilla… amarissime punture. Non trascurava le mansioni domestiche: abile in cucina, poteva sostituire quando c’era bisogno e si dedicava alle pentole con la stessa serietà che alle icone. Generosa nei lavori di pulizia della casa, si appassionava anche alla cura del vestiario, al ricamo, alle immagini artisticamente miniate su piccole pergamene”.
“Quando le condizioni fisiche cominciarono a sottrarle le forze, emerse la ricchezza semplice, ma autentica della sua vita spirituale. Sempre incoraggiata e affettuosamente seguita dalla Madre, si dedicava con grande impegno a trascrivere pensieri spirituali su bigliettini decorati con fiorellini colorati per farne dono a noi, agli oblati, agli amici, ai medici e ai sacerdoti. Indimenticabili gli incontri con il nostro arcivescovo Mario, che con la sua consueta delicatezza la ascoltava e accoglieva con devozione i suoi bigliettini. Quando l’infermità la costrinse a letto, ci commuoveva vedere l’arcivescovo fermarsi sorridente accanto a lei ad ascoltare qualche canto popolare alla Madonna che suor Maria cantava con tutto il cuore, dopo averlo a lungo preparato. I suoi familiari le sono sempre rimasti vicini, da lei amati e seguiti con speciale tenerezza e con assidua preghiera. Negli ultimi anni le sue capacità motorie andarono scemando, ma riuscì a trovarsi in coro, molto felice, il 15 maggio 2022, quando ci fu portata solennemente la statua pellegrina della Madonna di Fatima: era una bella occasione per ricordare i sessanta anni di ingresso in monastero: cantava con tale trasporto, accompagnando la voce con i gesti, da far sorridere noi e commuovere i sacerdoti presenti. Ma due giorni dopo un’emorragia cerebrale la colpì e durante il mese trascorso in ospedale sembrava vicina alla morte. Invece tornò in monastero e, pur allettata e a volte disorientata, non perse nulla della consueta serenità e cordiale simpatia. Seguiva con zelo e raccoglimento la liturgia attraverso il collegamento audio, cantando con gioia con noi fino a quando le forze lo consentirono”.
“Tenerissima verso le due giovani Sorelle in formazione, affettuosa con sua sorella Luigia, le nipoti e i pronipoti assidui a visitarla, obbediente e filiale verso la Madre , riconoscente non solo alle Sorelle infermiere, ma a tutte noi quando andavamo a trovarla, era un prodigio di pace e di tranquillità: ripeteva sempre che “fare la volontà di Dio” era il segreto della vera gioia. Ogni mattina dedicava la sua giornata di preghiera a una speciale intenzione, che comunicava volta per volta alla Madre: la più frequente era la preghiera per i bambini, per i quali nutriva una sincera simpatia da quando era maestra alla scuola materna, ma con i quali condivideva anche una straordinaria semplicità di cuore e trasparenza interiore. Non di rado stupiva la Madre confidandole quanto le passava nel cuore con un candore che solo lo spirito dell’infanzia evangelica può donare. Sr. Maria ci ha insegnato che si può invecchiare bene, ritornando bambini nel senso evangelico del termine, aprendosi cioè a quella semplicità filiale che rende una persona veramente bella e luminosa, nonostante il peso degli anni e la perdita della salute fisica”.
“Negli ultimi giorni, pur non potendo più parlare, muoveva le labbra per accompagnare la preghiera di chi l’assisteva e per dimostrare la sua riconoscenza e il suo affetto. Riceveva ogni mattina l’Eucaristia, una minuscola goccia di vino consacrato, con un gioioso sorriso, esprimendo così la sua felicità. La mattina di sabato 1 aprile, circondata da quasi tutta la comunità, si è spenta serenamente dopo che una di noi le ha dato un bacio sulla fronte: prima le sono scese due lacrime di commozione, simili a perle, poi ha accennato un dolce sorriso, che è stato il suo ultimo atto terreno. Si è spenta con quella dolce serenità in cui ha vissuto, lasciandoci in eredità la gioia di chi vive sempre alla presenza di Dio, trovando in lui la vera pace. Forse il motto di San Giovanni XXIII “Oboedientia et pax” può riassumere questa vita di un’autentica monaca”.
