Olgiate Molgora

Il dottor Mantica in pensione: "Ho avuto tanti pazienti, tra loro anche i parroci di San Zeno"

Ha appeso il camice al chiodo pochi giorni prima del suo 70esimo compleanno

Il dottor Mantica in pensione: "Ho avuto tanti pazienti, tra loro anche i parroci di San Zeno"
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Ha appeso il camice al chiodo e ha salutato i suoi 1.600 pazienti con abbracci e malinconia dopo quarant’anni a servizio della comunità.
Il 30 dicembre è stato l’ultimo giorno di lavoro per il dottor Mantica, dal 1986 medico di base a Olgiate, dove aveva iniziato a prestare le prime ore di servizio già nel 1981.
Originario di Seregno, ha studiato all’Università Statale di Milano, dove proprio nel 1981 si è laureato in Medicina.

Il dottor Mantica va in pensione

«Nel 1985 ho terminato la specialistica in Cardiologia, prestando poi servizio al Centro Cardiologico di Milano, l’allora ospedale Monzino - ha spiegato il dottor Roberto Mantica - Tramite uno dei miei professori ho lavorato all’ospedale di Cinisello, dove lui era primario, ma sono sempre stato interessato alla medicina di base per il particolare rapporto che si crea con i pazienti».
A Olgiate è arrivato dopo aver sposato Carla Cattaneo, figlia dello storico medico di base e pediatra del paese Giulio: «Non lo dico perché era mia suocero, ma era davvero un ottimo medico, molto stimato per il suo lavoro. A Olgiate ho sempre ricevuto nel suo studio, in vicolo Monteverdi, adibito ad ambulatorio sin dal 1965».
I primi incarichi in paese per il dottor Mantica sono arrivati nel 1981, con alcune sostituzioni, e ha poi assunto l’incarico di medico di base a tempo pieno nel 1986. «I miei pazienti sono principalmente di Olgiate, ma ne ho diversi anche di Calco, perché fino al 2016 ho avuto l’ambulatorio anche lì».

"Non è stata una scelta"

Per il dottor Mantica la pensione non è stata una scelta, quanto piuttosto un passaggio obbligato visto il sopraggiunto limite d’età, visto che il 6 gennaio ha compiuto 70 anni: "E' arrivato il momento di andare in pensione. Non ho mai pensato di lasciare prima, perché amo il mio lavoro e il rapporto con i pazienti e anche perché so bene che ad oggi c’è una grande carenza di medici di base».
Con rammarico del dottor Mantica, infatti, non è stato ancora trovato un sostituto e, ad oggi, i suoi assistiti non sanno a chi affidarsi. «Sarebbe stato giusto poter svolgere un vero e proprio passaggio di consegne e garantire continuità ai pazienti. So che non ci sono colpe e che i medici sono sempre meno, ma credo che sia il caso di portare avanti una riflessione importante sulla medicina territoriale, che ad oggi è l’unica davvero vicina al cittadino» ha proseguito il medico.

"La pandemia da Covid 19 è stato il momento peggiore"

Tanti i momenti belli che porterà sempre nella memoria, ma non sono mancati nemmeno quelli difficili, in primis la gestione della pandemia: «Sono stati mesi terribili, in particolare all’inizio della diffusione del Covid, perché non avevamo le mascherine e non sapevamo nemmeno che terapie prescrivere. Eravamo nella nebbia più totale e ci siamo sentiti abbandonati dalla Regione, spesso ne abbiamo parlato tra colleghi. La pandemia ci ha lasciato in eredità anche un nuovo modo di gestire la professione, con visite solo su appuntamento, ricette online e sempre più burocrazia» ha spiegato il dottor Mantica.

Ha seguito tutti i parroci di San Zeno

E se di certo tutte le incombenze burocratiche non gli mancheranno, il medico sente già la nostalgia dei suoi pazienti: «Venerdì 30 è stata la giornata dei saluti e degli abbracci. Con gli assistiti si è creato un rapporto di fiducia e stima, alcuni di loro li seguo fin da quando erano bambini. Tra loro ci sono anche tutti i parroci di San Zeno: dal mio ambulatorio sono passati don Agostino Bertozzi, don Eugenio Libera e don Giancarlo Cereda, che è veramente una persona eccezionale».
Nel ritrovato tempo libero il dottor Mantica prevede già qualche viaggio su e giù per l’Italia con la moglie alla ricerca di mostre d’arte contemporanea, la sua più grande passione. Ora però è tempo di salutare i suoi assistiti, «ma con nostalgia»

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