6000 discriminati in provincia

La rabbia dei professionisti lecchesi esclusi dal contributo a fondo perduto

"Trattati come una categoria di serie B”.

La rabbia dei professionisti lecchesi esclusi dal contributo a fondo perduto
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"Trattati come una categoria di serie B”. Non nasconde amarezza, rabbia e sdegno Antonio Rocca, presidente dell'Associazione delle Libere Professioni CUP di Lecco, per i provvedimenti a sostegno del mondo del lavoro, previsti nel DL Rilancio, che escludono tutti i liberi professionisti iscritti alle casse previdenziali professionali dall'accesso al contributo a fondo perduto. Un discrimine che colpirà a livello nazionale 2,3 milioni di professionisti e oltre 6 mila iscritti a collegi e ordini professionali in provincia di Lecco.

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La rabbia dei professionisti lecchesi esclusi dal contributo a fondo perduto

Il decreto legge specifica, infatti, che sono esclusi dal beneficio i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria di cui ai decreti legislativi 30 giugno 1994, n.509 e 10 febbraio 1996, n. 103.

“Una scelta inaccettabile – commenta il presidente Rocca – che lascia trasparire un grave e ingiustificato pregiudizio nei confronti dei liberi professionisti ed un atteggiamento punitivo da parte delle politica nei riguardi di un settore determinante per l'economia del nostro Paese e che, come altre categorie, sta subendo la crisi innescata dall'emergenza sanitaria. Sino a ieri per il governo eravamo degli eroi (le professioni sanitarie) ed eravamo essenziali per il paese (commercialisti, consulenti del lavoro, ecc.) tanto che con dedizione abbiamo tenuto aperti gli studi per aiutare cittadini e imprese, e ora, mentre l’emergenza non è ancora finita, ci si è già dimenticati di quanto siamo stati utili e veniamo ingiustamente discriminati e puniti. Ancora una volta dobbiamo denunciare con quanta approssimazione vengano redatte le norme oltre che la scarsa consapevolezza dei problemi vissuti dai lavoratori sulla propria pelle”.

I liberi professionisti chiedono quindi al Governo di modificare il provvedimento affinché ci sia un’equiparazione tra le misure per le imprese e quelle per i professionisti. Una battaglia che vede impegnati Ordini e Collegi professionali in tutta Italia.

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