all'ITC Viganò

Strage di piazza Fontana, un testimone racconta

Il 12 dicembre del 1969 si trovava nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, in piazza Fontana, e si salvò. All’incontro in aula Borsellino ha partecipato anche Paolo Silva, che nell’attentato terroristico perse il padre Carlo

Strage di piazza Fontana, un testimone racconta
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Testimone della strage di piazza Fontana si racconta: gli studenti incontrano il sopravvissuto Zinni.

«Mi sono appoggiato, così, per caso alla vetrata della banca, non lo facevo spesso, solitamente stavo al centro, mai in disparte. Qualche secondo con la schiena rivolta all’esterno e poi il buio: non si vedeva nulla e mi rimbombava nella testa un forte boato. Ero stordito. Sentivo il direttore della banca che chiamava il mio nome e sentivo un telefono suonare, risposi, non so nemmeno il perché. Mi chiedevano cosa stesse succedendo: io non ci capivo molto, vedevo un braccio mozzato a pochi centimetri da me, una scena davvero raccapricciante. Chi l’avrebbe immaginato che un ordigno fosse scoppiato pochi metri più avanti?».

Zinni e Silva raccontano la strage di piazza Fontana

Queste le parole con cui Fortunato Zinni, sopravvissuto alla strage di Piazza Fontana, ha voluto aprire l’incontro di sabato 17 dicembre all’Istituto Tecnico Francesco Viganò di Merate, dove sono stati raccontati i dettagli della strage di piazza Fontana direttamente da chi li ha vissuti in prima persona.

L’attentato terroristico è avvenuto il 12 dicembre 1969 nel centro di Milano, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, e causò 17 morti e 88 feriti.

«Io quel giorno ero a Milano, in galleria - ha raccontato ai ragazzi Paolo Silva, che ha perso il padre 71enne, Carlo, nell’attentato - Ho notato che qualcosa non andava: passavano tantissime ambulanze e macchine della polizia, ma non mi sono posto il problema, in quel periodo c’erano così tante rivolte. Quando ho appreso la notizia mi sono immediatamente allarmato: mio padre era dentro quella banca e, purtroppo, è stato proprio lo sfortunato che si è ritrovato la valigetta con quella maledetta bomba ai suoi piedi».

L'esplosione avvenne alle 16:37, quando nel grande salone dal tetto a cupola scoppiò un ordigno contenente 7 chili di tritolo, uccidendo 17 persone e ferendone altre 88.

«Ho nella testa immagini che non dimenticherò mai: disperazione, dramma, tristezza – ha spiegato Zinni – Sensazioni e sentimenti frammentati che ricordano il frastuono di quell’attimo in cui ho cercato di salvare la vita a più persone possibili. Ho soccorso un mio collega stringendogli la cintura sulla gamba mozza e mi sono lanciato nella folla di persone per cercare di riconoscere i miei amici. Vedere famiglie distrutte in questa maniera e non avere mai i nomi dei colpevoli è una sensazione pessima».

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