L'intervista

Tipiesse Pallavolo Cisano: il resoconto di coach Battocchio

"Il posto è magnifico, ho pochi momenti liberi ma quei pochi che ho li sfrutto per immergermi nella natura che è da mozzafiato."

Tipiesse Pallavolo Cisano: il resoconto di coach Battocchio
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Il tecnico Matteo Battocchio traccia il bilancio personale e di squadra di questi suoi primi mesi alla Tipiesse Cisano e nel nuovo campionato nazionale di pallavolo di serie A3. Dopo otto partite di campionato, quasi quattro mesi di lavoro e il giro di boa della stagione che si avvicina. Un annuncio sicuramente positivo per i bergamaschi che hanno raccolto quattro vittorie e altrettanti ko, stabilizzandosi nelle parti alte della classifica.

Come ti stai trovando a Cisano?

“Molto bene! Il posto è magnifico, ho pochi momenti liberi ma quei pochi che ho li sfrutto per immergermi nella natura che è da mozzafiato. A volte capita di sentirsi un po' solo, avendo uno staff di persone che hanno impegni lavorativi e che quindi non condividono con me le giornate al palazzetto e in ufficio; ma io sono un orso, nella solitudine sto bene. Questo dà un valore aggiunto al lavoro che fa lo staff, che è di altissimo livello nonostante la pallavolo non sia l'unica componente della loro vita pallavolistica. Sono molto contento di quello che stiamo facendo”.

Come è stato l'impatto rispetto alle tue aspettative?

“Sapevo che avremmo avuto molto da lavorare, perché siamo una squadra mediamente giovane soprattutto a livello di "pallavolo di alto livello giocata". Sapevo che avremmo faticato all'inizio, ma stiamo andando molto meglio del previsto. Certo, non basta: io non mi accontento mai, sono un po' un martello e voglio sempre di più. Però non posso non riconoscere che questi ragazzi stiano facendo qualcosa di unico e di molto importante. Mi aspettavo poi una società disponibile e devo dire che ho trovato qualcosa di più di una semplice disponibilità: ho trovato una Società appassionata, che vuole crescere, che è molto consapevole di quello che può e di quello che non può fare e che lotta con tutti i mezzi disponibili per darci tutto quello di cui abbiamo bisogno: questa cosa non capita ovunque. Sappiamo che ci sono realtà più strutturate di noi o con budget più importanti ma la vicinanza, il calore umano e il senso di "famiglia" e l'aiuto che puoi ricevere qui a Cisano sono impagabili”.

Come valuti queste prime partite della stagione?

“Molto bene! Se penso a dove eravamo a fine agosto, a dove eravamo due mesi fa ed a dove siamo oggi, non posso che essere felice. La crescita che abbiamo avuto è stata importante e va ben al di là della crescita fisiologica di una squadra, sono molto contento di questo”.

Obiettivi per fine 2019 e per l'anno nuovo?

“Per fine 2019 sono veramente a cortissimo raggio: mancano tre partite, che saranno per motivi differenti tutte molto complesse. Dobbiamo affrontarle senza paura e soprattutto dobbiamo concluderle senza rimpianti. Per l'anno nuovo l'obiettivo principale è riuscire a fare, insieme ai ragazzi, il terzo salto di qualità: ne abbiamo già fatti due molto importanti, stiamo scrivendo la pagina più importante della storia di questa Società e stiamo facendo qualcosa di unico e straordinario, nel vero senso del termine. Ma ci manca uno step importante. Lo sappiamo, ne abbiamo parlato e ci stiamo lavorando: l'obiettivo diventa quindi il completarlo, perché una volta raggiunto poi molte cose verranno da sé”.

Cosa vorresti migliorare?

“La mentalità. A 360 gradi, non solo in campo e non solo della squadra. La mentalità vincente non appartiene solo ai giocatori, appartiene ad un ambiente che poi la trasmette. Dobbiamo quindi raggiungerla a tutti i livelli, dagli atleti allo staff tecnico alla Società. Vuol dire provare a guardarsi all'interno e capire che il nemico è lì; che quello che non riesco a fare non è per colpa di qualcun'altro ma è per mie mancanze, perché solo attraverso la comprensione di determinati fenomeni ci si può poi lavorarci. Il voler di più, il non accontentarsi, il non darsi giustificazioni per delle cose che non ci piacciono ma pensare: "cosa posso fare io, atleta tecnico o dirigente, per poter fare sì che la squadra faccia un punto in più a partita?" Se la risposta che ci diamo è che stiamo facendo ciò che possiamo o che si, posso fare di più, "però quello là..." siamo sulla strada della mediocrità. Se abbiamo il coraggio di dirci "posso fare questa cosa, dipende solo ed esclusivamente da me, è una cosa che posso lavorare e posso raggiungere" allora la strada è quella giusta”.

Avete alternato grandi prestazioni a momenti un po' sottotono, anche durante lo stesso match. E' quindi problema di mentalità o altro?

“Non sono d'accordo. Se il fatto che l'avversario ti faccia dei punti vuol dire per forza che tu sei "sottotono" non stiamo parlando di pallavolo, non stiamo parlando di sport di squadra, non stiamo parlando di uno sport che non prevede il pareggio e non stiamo parlando di uno sport che viene definito "di situazione". Visto che invece parliamo di pallavolo, credo che abbiamo fatto grandissime prestazioni e che si, a volte ci siamo incartati in una rotazione oppure un avversario ci ha messo in difficoltà, ma questo sia più da ricercare nei meriti altrui che in mancanze nostre. Al netto del fatto che in alcuni momenti abbiamo espresso meno qualità o abbiamo commesso qualche errorino di troppo, per l'amor del Cielo! Ci mancherebbe, non siamo dei robot e capita di giocare male; ma dobbiamo smetterla di pensare che dall'altra parte della rete ci sia nessuno e che il fare punto sia la normalità ed il subirlo sia sempre colpa tua. Abbiamo giocato male una partita su otto. I ragazzi hanno gettato il cuore oltre all'ostacolo più volte, rimontando situazioni di punteggio complesse e battagliando fino alla fine su campi difficili, a volte uscendone vincitori a volte no com'è ovvio che sia. Per questo sono molto contento di loro. Credo che la lettura giusta da fare a questo nostro campionato, ad oggi, sia: "avete 13 punti in classifica; complimenti ai giocatori". Non dimentichiamoci mai da dove veniamo e quali siano le forze contro cui andiamo a giocare: c'è da essere orgogliosi di questa squadra.

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