benessere psicofisico

"L'atleta al centro" con Rotellistica Roseda: un incontro con lo psicologo

Successo per l'incontro organizzato in sala civica a Merate

"L'atleta al centro" con Rotellistica Roseda: un incontro con lo psicologo
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Rotellistica Roseda – L’atleta al centro – incontro con gli psicologi dello sport di MindTO in sala civica a Merate.

"L'atleta al centro" con Rotellistica Roseda

Neanche il tempo di appendere i body da gara dopo la fine della stagione agonistica 2023 e la Rotellistica Roseda, con alle spalle la positiva esperienza appena conclusa del Progetto Accoglienza insieme all’Istituto Agnesi, propone ai propri genitori e alla comunità meratese un nuovo evento sociale. “L’ Atleta al centro”, improntato alla comprensione dell’equilibrio tra benessere e attività agonistica dei nostri ragazzi, rivolto a tutti i genitori ed in particolare al loro rapporto con i figli-atleti, giovani costantemente sotto pressione per le loro prestazioni, molto spesso confuse con i semplici risultati di una gara.

Confronto con gli psicologi

Mercoledì 18 ottobre la sala civica, sotto il patrocinio del Comune di Merate, ha ospitato molto più di una conferenza, meglio dire un confronto fra la sala gremita di genitori e gli psicologi councelor dello sport di MindTO, Veronica Chantal Bertarini con i colleghi Andrea Fredella e Alessandra Ripamonti, che oltre al contributo teorico hanno portato sul palco la loro esperienza pratica di istruttori sportivi, in particolare sci, tennis e calcio. Dopo i saluti iniziali del presidente Filippo Elli e del sindaco Massimo Panzeri che, con la gradita salita sul palco iniziale, introducendo i temi con riconosciuta cognizione di causa e la successiva partecipazione al dibattito, ha scaldato l’atmosfera permettendo ai professionisti di entrare subito nel vivo, presentando ai genitori il loro approccio sistemico all’atleta /persona, mix di temperamento/personalità, capacità (emotive/cognitive/relazionali) e di influenze esterne (scuola/genitori/società/gruppo di appartenenza).

L'importanza del benessere psicofisico nell'attività sportiva

La dottoressa Bertarini ha iniziato fissando il mondo dello sport giovanile nei confini istituzionali, innanzitutto con la recente modifica dell’art.33 della nostra Costituzione che introduce il riferimento al “benessere psicofisico dell’attività sportiva”, questo ricordando che anche lo psicologo lavora innanzitutto con il ragazzo e la ragazza, non con l’atleta, per aiutare a trovare il giusto equilibrio tra benessere e performance. Per questo ha ricordato che, oltre al problema soprattutto femminile di un’esagerata sollecitazione del corpo e della sua muscolatura, troppo spesso fra le cause di abbandono rientra la mancanza di risultati, magari momentanei o stagionali, visti dall’atleta e purtroppo anche dai genitori come un fallimento. Bertarini lo dichiara a lettere cubitali: il fallimento sportivo non esiste. Quando non si raggiungono i risultati desiderati si deve lavorare sulla prestazione nel suo complesso, non sul risultato magari negativo. Anche ricordando che l’abbandono di uno sport provoca ben peggiori risultati quali maggior tempo sui device, minori relazioni interpersonali, mancata affermazione e minore autostima, oltre a conseguenze a livello fisico di cui si accorgono ben presto i genitori.

La figura dello studente atleta

La dottoressassa Ripamonti ha successivamente analizzato la dual career con la figura dello studente atleta e di come sia considerata negli ambienti scolastici. In sintesi, nonostante linee guida a livello europeo sostengano il processo di sviluppo scuola/sport c’è ancora moltissimo da fare nelle scuole superiori, nonostante i progetti di sviluppo per lo studente/atleta vengano riconosciuti ed appoggiati dagli istituti lungimiranti. Migliore è la situazione per validi atleti universitari come possibilità di frequenza universitaria unita agli sforzi agonistici, sono stati riportati esempi anche in casa Roseda che fanno ben sperare per il futuro. Ripamonti ricorda il lavoro di studiosi che paragonano l’andamento della carriera sportiva con le fasi del ciclo di vita. La difficile gestione di sviluppo sportivo iniziale con minor tempo da dedicare a famiglia e interessi, il periodo delle massime prestazioni contro la formazione universitaria/lavorativa, la carriera agonistica consolidata in confronto alla scelta del lavoro per il resto della vita sono le principali fasi.

Il ruolo del genitore nello sport

Il dottor Fredella introduce infine il tema clou della serata, sicuramente il più ostico da riconoscere, ovvero il ruolo del genitore. Partendo dall’esempio della nota storia dei rapporti fra il campione di tennis Agassi ed il padre/allenatore , lo psicologo pone la domanda fondamentale sul tema : "Si può favorire un talento senza distruggere la persona?” La risposta è sì" purchè il genitore, l’allenatore, tutti coloro che gravitano attorno al giovane atleta favoriscano la cultura della prestazione e non del risultato. Quindi è importante mettere il focus sul potenziale del proprio figlio, allenare la capacità di attesa, a volte lunga, al risultato positivo, promuovere l’impegno costante, parallelo a quanto richiesto per lo studio, ricordare che il successo è una scala da costruire gradino per gradino.

Come comunicare con i figli

Bisogna inoltre chiedersi come si comunica con i ragazzi prima, durante e dopo la gara. Argomento bruciante, su cui cadono molti genitori volenti o nolenti durante lo sviluppo sportivo dei loro figli. Partendo con l’approccio sistemico dell’atleta visto come persona a 360°, del suo insieme di relazioni che attorno gli gravita e ricordando le proprietà del cervello umano, dinamico e plasmabile ed influenzabile, Fredella ricorda innanzitutto l’errore dei genitori che considerano l’atleta /figlio solo come un corpo da allenare o peggio da criticare, senza tener conto delle molteplici influenze che subisce. Nel pre-gara, momento di attesa e di emozioni, aiutare i figli focalizzandoli su impegno e divertimento, domande aperte non il classico ed abusato “Devi vincere!”. Poi, durante la gara, riconoscere il ruolo e le indicazioni dell’allenatore (ovvero: genitore, fa solo il tifo e non urlare a bordo campo consigli o ordini contrastanti con l’allenatore!). Dopo la gara mai criticare e adottare atteggiamenti punitivi (purtroppo molti di noi hanno sentito in pista e sui campi di gara frasi come: “andiamocene via, hai fatto schifo…”), in pratica dare un supporto positivo ed empatico.

Genitori, tutto facile vero??? Quanto discusso per aiutare ed indirizzare i nostri figli al maggior impegno, ad una migliore competenza, entusiasmo ed autonomia!!!

Successo della lunga serata confermato infine dalle molte domande poste nella fase di dibattito aperto da parte dei genitori. Al presidente Filippo Elli non resta che concludere, ringraziando tutti, gli Psicologi, il Sindaco ed i genitori “l’importante è che da questa serata portiate a casa qualcosa…”. La platea ha risposto in modo affermativo: "Sicuramente ci siamo portati tutti a casa non solo qualcosa ma molto di più da elaborare e sviluppare, per il benessere dei nostri figli ed atleti, nostra e loro principale ricchezza!"

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