l'analisi

Ancora troppi infortuni sul lavoro, come si può cambiare la situazione?

I suggerimenti dell’ing. Matteo Vanoncini: “Servono programmi ad hoc per ogni azienda e al centro di tutte le attività ci deve essere la sicurezza dei lavoratori”

Ancora troppi infortuni sul lavoro, come si può cambiare la situazione?
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Sono ancora troppi gli infortuni sul lavoro: a dirlo è la cronaca quotidiana, in cui purtroppo troviamo casi con eccessiva frequenza. E ciò è tragicamente supportato dai dati, non certo rassicuranti, diffusi dall’Inail e inerenti ai primi due mesi del 2022. Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto nel primo bimestre di quest’anno sono state 86.483: un numero enorme, in calo rispetto alle 121.994 del primo bimestre 2022, in aumento rispetto alle 82.634 del 2021 (+4,7%) e in riduzione rispetto al 2020 (-10,4%) e al 2019 (-13,6%).

Ancora troppi infortuni sul lavoro: i dati

A livello nazionale i dati rilevati al 28 febbraio di ciascun anno evidenziano, per il primo bimestre del 2023 rispetto all’analogo periodo del 2022, un decremento dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati dai 111.975 del 2022 ai 74.916 del 2023 (-33,1%), mentre quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, hanno fatto registrare un aumento del 15,5%, da 10.019 a 11.567. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail nel primo bimestre 2023 sono state 100, 14 in meno rispetto alle 114 registrate nel primo bimestre 2022, quattro in meno rispetto al 2021, otto in meno rispetto al 2020 e 21 in meno rispetto al 2019.

Alcune riflessioni legate alla sicurezza

È opportuno anche fare alcune riflessioni: per esempio va detto che gli infortuni interessano tutte le fasce di età, non sono quindi concentrati né sui ragazzi né sulle persone più esperte. In parallelo, oltre gli infortuni, si rilevano sempre più sanzioni alle imprese da parte degli organi competenti, anche con sospensioni di attività. Spesso anche le misure minime di sicurezza non vengono rispettate, o lo sono solo in parte. Tutto ciò, a cosa ci porta? Di sicuro appare fondamentale cambiare l’approccio in materia da parte di tutte le figure di un’azienda, partendo dal datore di lavoro per arrivare al singolo lavoratore. In sostanza la sicurezza non deve essere vista come un insieme di regole e normative da seguire, a volte complicate e difficili, ma come tutela di ogni lavoratore.

“Non esistono soluzioni standard per tutti”

Sull’argomento infortuni sul lavoro, sicurezza e formazione, abbiamo interpellato l’ingegner Matteo Vanoncini dello studio IngMV di Brivio, impegnato da oltre quindici anni in questo settore. “Dobbiamo mettere al centro delle attività lavorative la sicurezza delle persone, con un approccio specifico sulle criticità aziendali e individuare le misure correttive da adottare. Ogni azienda dev’essere analizzata nello specifico, non esistono soluzioni standard che vanno bene per tutti”. Insomma, per cercare di cambiare le condizioni attuali, il punto di partenza è dunque una corretta analisi della situazione aziendale.

“Creare programmi formativi ad hoc”

“Serve fare una fotografia dello stato dell’impresa, della documentazione, delle attrezzature, delle macchine, e capire i rischi aziendali. Questo con sopralluoghi che permettono di vedere l’azienda durante la fase di produzione. Da qui si può studiare un piano di miglioramento, capace di risolvere le criticità partendo dalle più gravi e urgenti. È necessario predisporre procedure specifiche sicure per i lavoratori ma anche semplici da attuare. Creare programmi formativi ad hoc per ogni lavoratore, con una periodicità dei corsi idonea, senza guardare solo le scadenze dettate dalla normativa. Tutte le figure aziendali devono essere coinvolte nella sicurezza, la stessa deve diventare partecipata, non imposta dall’alto. È necessario affidarsi a tecnici qualificati che, conoscendo la normativa, prendono per mano l’azienda accompagnandola in un percorso di crescita nell’ambito della sicurezza”.

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