L'intervista

Il sindaco Ceroli a fine mandato: "Mi sono sentito sfiduciato, ma dalla gente ho ricevuto tanto affetto"

A giugno concluderà il suo quinquennio da primo cittadino, dopo 29 anni in Amministrazione: "Mi fermo per questo giro, poi si vedrà"

Il sindaco Ceroli a fine mandato: "Mi sono sentito sfiduciato, ma dalla gente ho ricevuto tanto affetto"
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Si conclude, ma solo temporaneamente, l’avventura amministrativa di Mirko Ceroli, dal 1995 ad oggi ininterrottamente in Consiglio comunale. Già pronto per un secondo mandato, l’attuale sindaco, 50 anni, insegnante alla scuola primaria di Castello Brianza, ha però dovuto scontrarsi con la decisione del gruppo, che gli ha preferito il vice e assessore ai Lavori pubblici Michele Bianco. A malincuore, per il primo cittadino è tempo di bilanci e di salutare i barzaghesi, che anche in questi giorni difficili non gli hanno fatto mancare affetto e stima.

L'intervista al sindaco Ceroli

Sindaco, com’è iniziato il suo impegno in politica?
«Mio papà era attivo nella Sinistra Unita a Barzago, ma io prima di entrare in Consiglio comunale non mi ero mai interessato particolarmente alla politica. Un giorno mi citofonò il mio vicino di casa Mario Tentori (ex sindaco scomparso nel 2018, ndr), insieme all’assessore e storico Natale Perego e mi proposero di entrare in lista. Accettai senza esitazione, avevo 21 anni e mi piaceva l’idea di impegnarmi per il mio paese. Da allora sono stato consigliere e assessore, occupandomi di tutto, dai Giovani all’Ambiente».

Ha avuto dei modelli politici o amministrativi?
«Sicuramente Tentori per quanto riguarda il suo impegno nel preservare la storia e la tradizione del paese mantenendolo a misura d’uomo. L’ex sindaco Adriano Pozzi, invece, mi ha insegnato a gestire i rapporti con l’esterno, con gli altri Comuni e i vari Enti».

Il momento più bello e quello più brutto da sindaco?
«Sono entrambi legati al Covid. Il momento più brutto è legato ai decessi, a quando i familiari non potevano assistere alle tumulazioni e allora andavamo solo io e il parroco, alle telefonate per conoscere le condizioni di salute dei positivi. Anche il timore di non riuscire a ricostruire la socialità e i momenti di condivisione è stato forte, ma la cosa bella è stato scoprire che la comunità era rimasta coesa com’era prima della pandemia».

Mirko Ceroli qualche anno fa con Mario Tentori

L’opera o l’iniziativa di cui va più fiero?
«Siamo riusciti a realizzare dei progetti che erano nel cassetto da decenni, grazie al nostro lavoro e grazie al lavoro di chi c’è stato prima di noi. Sicuramente tutta la sistemazione del centro, con il rifacimento della scuola, l’ampliamento della biblioteca e la messa in sicurezza per i pedoni sono stati una grande soddisfazione».

Qualcosa che invece non è riuscito a portare a termine?
«La creazione di una comunità energetica. Abbiamo avuto un buon riscontro dagli imprenditori, ma forse non abbiamo coinvolto abbastanza la cittadinanza».

"Ne è sempre valsa la pena"

Una volta in cui ha pensato “Chi me l’ha fatto fare?”.
«Mai. In questi anni non mi sono mai preso una pausa e non ho mai fatto vacanze. Era il mio primo mandato e volevo approfondire bene tutte le questioni, così mi sono lasciato assorbire dal ruolo. Spesso la sera i cittadini, vedendo le luci accese in Municipio e la mia auto parcheggiata, citofonavano e mi invitavano a bere un caffè o a mangiare un gelato, sapevano che ero io».

Cosa le mancherà invece?
«Il rapporto umano, essere fermato da un anziano che mi ringrazia per un’iniziativa così come da un ragazzino per aver reso gratuito l’uso del campo da calcio. So comunque che lascerò un bel ricordo e assicuro che non negherò mai una chiacchiera a nessuno».

"Da Bianco mi sono sentito sfiduciato"

Tutti davano per scontato un suo secondo mandato, invece l’attuale gruppo di maggioranza sarà rappresentato da Michele Bianco. Cos’è realmente successo?
«Ho sempre pensato che il secondo mandato fosse un passaggio naturale e tutti attorno a me pensavano lo stesso. Avevo dato la mia disponibilità al gruppo e non l’ho mai tolta perché avrei desiderato molto ricandidarmi. Durante questi mesi di confronto è emerso un altro nome, quello del vicesindaco Bianco, che mai aveva palesato con me questa intenzione. In realtà io avevo già pensato a lui come mio successore naturale, ma non certo dopo un mandato, anche perché credo che gli serva più tempo per farsi conoscere essendo stato in Consiglio per cinque anni, di cui due di pandemia».

Come l’ha vissuta?
«E’ stato un brutto colpo, mi sono sentito sfiduciato. Non è stato facile, perché la decisione di fare un passo di lato non è venuta da me, io semplicemente non ho potuto far altro che prenderne atto».

Ha mai pensato di fare un’altra lista?
«In tanti me l’hanno chiesto, ma non lo farò. Nonostante siano venuti meno i presupposti di fiducia non intendo spaccare il paese e soprattutto le famiglie: in 29 anni ho sempre agito con un atteggiamento di servizio e continuo a mettere prima di tutto il bene della comunità».

Le è stato chiesto di restare in lista?
«Sì, più volte, ma non la ritengo una scelta saggia visto che sono un sindaco che ha dato una disponibilità che non è stata accolta. Li ho esortati a fare un loro percorso senza coinvolgermi: non voglio essere né un ostacolo né dare suggerimenti. Non sto più partecipando agli incontri della lista e nemmeno ai gazebo».

Come sono i rapporti adesso con la squadra? Ha mai pensato ad un gesto come la revoca delle deleghe al suo vice com’è accaduto altrove?
«I rapporti sono di cortese collaborazione e legati alle attività amministrative. Non revocherò nessuna delega perché non sarebbe un comportamento che mi appartiene e per il bene del paese credo che sia giusto che ognuno porti a termine i propri incarichi».

Qualcuno si è allontanato dal gruppo dopo questa vicenda?
«Sì, tre persone hanno già fatto un passo indietro sapendo che io non sarei più stato il candidato sindaco. In generale la vicenda ha creato molto stupore nel nostro gruppo esteso, che non era stato coinvolto nel processo decisionale, e in tutto il paese. Ho ricevuto tanta stima e tanto affetto dai cittadini e da altri amministratori».

Ha mai pensato che ci fosse qualcosa di politico dietro questa mossa? Lei è un civico, Bianco del Pd.
«Non credo sia una mossa politica, ma più una questione di ambizione personale».

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"Solo uno stop, magari tra cinque anni tornerò in campo"

Il suo impegno in Amministrazione può dirsi concluso?
«No, può considerarsi sospeso per questo giro. Magari tra cinque anni le cose saranno diverse».

E cosa farà nel ritrovato tempo libero?
«Mi dedicherò a me stesso, tornerò a fare le camminate con gli escursionisti barzaghesi del gruppo Mai Sécch e finalmente quest’estate andrò in vacanza. Poi, pian piano, rientrerò al lavoro a tempo pieno».

Un consiglio per il prossimo sindaco di Barzago, che sia Bianco o qualcun altro.
«Sicuramente praticare l’umiltà. La gente non si avvicina se ha l’impressione che il sindaco abbia già la soluzione in tasca, è un atteggiamento che fa sentire i cittadini inutili e umiliati. Bisogna poi essere aperti all’ascolto di tutte le esigenze. Una donna straniera, dopo il corso d’italiano, mi ringraziò perché così poteva andare in farmacia da sola. Sono piccole cose, ma per i cittadini di un paese come Barzago contano, a volte anche più delle grandi opere».

Cosa si augura per il futuro di Barzago e dei barzaghesi?
«Dal punto di vista pratico spero nella rigenerazione del centro storico: sono cresciuto in via Pirotta e mi auguro possa tornare popolata e viva. Per la comunità invece mi auguro che sappia sempre ritrovarsi in momenti di condivisione sociale, sportiva e culturale. Quando la gente si incontra e si aiuta a vicenda, il paese cresce».
Gloria Fendoni

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