L'intervista

Lecco-Como è sempre un derby

Lo Statuto della Camera di Commercio lariana si infrange sulle distanze «geografiche» . L’avvocato Martini della Compagnia delle Opere al lavoro per una mediazione al rialzo

Lecco-Como è sempre un derby
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La nuova Camera di Commercio di Como e Lecco si infrange contro lo scoglio dello Statuto. Il motivo del contendere? Un’interpretazione più ampia del ruolo del Consiglio camerale rispetto a una visione più “dirigista” dove presidente e Giunta camerale possano fare il bello e il cattivo tempo indisturbati. Due visioni diverse che giovedì scorso hanno provocato una clamorosa e inaspettata frattura. Che si poteva evitare. Bastava che alla fine della lunga e snervante discussione, conclusa senza accordo, il presidente non forzasse la mano per mettere ai voti la proposta con un invito perentorio più o meno di questo tipo «Qui si fa come dico io e la Giunta». Il risultato? Marco Galimberti e la sua Giunta sono finiti in minoranza. Di questa vicenda ne abbiamo parlato con Richard Martini, 53 anni, avvocato di Lecco, ex consigliere comunale di Lecco eletto tra le fila di Forza Italia, esponente della Compagnia delle Opere nominato nel Consiglio camerale nel marzo 2019.

È la fine del matrimonio tra Lecco e Como?

«No, no. Il punto centrale non è la spaccatura di giovedì. Certo, l’unione tra i due rami del lago ha le sue difficoltà, sono due territori che per troppi anni sono stati antagonisti, ma quella del matrimonio tra Lecco e Como resta una sfida da giocare. Serve un impegno forte da parte di tutti per valorizzare le migliori tradizioni delle due province e le buone pratiche che due Camere di Commercio hanno messo in campo negli ultimi anni. In questa fase di costruzione di una cosa nuova e ambiziosa bisogna aprire, non chiudere».

La Cciaa di Como e Lecco, nata soltanto nel marzo del 2019, ha mosso i primi passi e si è subito divisa sullo Statuto. Perché?

«La Commissione di cui faccio parte (istituita all’unanimità a seguito di un ordine del giorno presentato da alcuni consiglieri), ha lavorato a lungo per indicare la strada e ha elaborato una proposta innovativa e partecipativa. In questa fase post Covid-19 serve mettere in rete le migliori intelligenze, tutte le idee e le proposte utili per rilanciare l’economia del territorio. E per farlo serve il massimo coinvolgimento da parte di tutto il Consiglio camerale. Il presidente e la Giunta camerale non possono fare tutto da soli».

In questi primi sei mesi dell’anno il Consiglio camerale è stato convocato solo una volta e si è consumato uno scontro non da poco.

«La Cciaa ha il dovere di sostenere l’economia in questa fase delicatissima e per questo, serve il contributo di tutti proprio perché il tema centrale è quello di sostenere le imprese, tutte, comprese quelle del terzo settore, le cooperative sociali e le scuole paritarie».

Scusi se torno sul dualismo tra Como e Lecco. La bella e ampia sede lecchese di via Digione è una cattedrale nel deserto e senza la dottoressa Rossella Pulsoni appare svuotata anche di competenze.

«È vero, la sede di Lecco appare abbandonata, l’organico è diminuito anche perché alcune persone sono andate in pensione e la struttura appare indebolita, bisogna rafforzare la storica dinamicità del lavoro svolto in questa sede».

I progetti latitano e l’unico programma di una certa consistenza, quello del turismo, sembra ritagliato su misura per Como, relegando Lecco al ruolo di Cenerentola…

«Il progetto che è stato illustrato dal delegato al turismo della Camera di Commercio Giuseppe Rasella è ambizioso, ma molto focalizzato sul Comasco. I lecchesi devono imparare dai comaschi come muoversi dal punto di vista turistico».

Questo nessuno lo discute, ma i rappresentanti del turismo lecchese sono stati messi in un angolo…

«Ho raccolto anch’io qualche malumore tra i lecchesi. E proprio per questo motivo sono convinto della bontà della proposta partecipativa che abbiamo inserito nello Statuto. Dobbiamo evitare la contrapposizione tra Como e Lecco, ma per superare qualche oggettivo pregiudizio occorre un maggiore coinvolgimento del Consiglio camerale».

È trascorso poco più di un anno dal varo della nuova Cciaa, ma fino ad oggi si è visto poco. Manca una visione di insieme, mancano progetti condivisi. A quattrini come state?

«Le risorse non mancano. Le due Camere hanno lasciato in eredità un patrimonio consistente, senza dimenticare le disponibilità di bilancio. Non dico di spendere tutto, ma in un periodo eccezionale servono interventi eccezionali. I fondi per sostenere le imprese non mancano, adesso è giunto il momento di decidere dove e quando investire questi soldi con progetti che incentivino l’iniziativa imprenditoriale».

C’è il rischio che la gran parte dei soldi disponibili debbano servire per sostenere le società partecipate? I bene informati dicono che ComoNext e Villa Erba necessitano di essere ricapitalizzate.

«Effettivamente c’è qualche preoccupazione sul fronte delle società partecipate».

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